L’Eco di Roccasecca - Anno 24 - n-ro 105
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Ero partito con l’idea di scrivere una lettera all’Eco, come si fa per i giornali “seri”. In realtà ho scoperto che in occasione del nostro storico numero 50, la mia è solo voglia di condividere con tutti i nostri lettori ed amici alcune mie riflessioni sparse in ordine al nostro amato foglio. Cinquanta ma non li dimostra. Eh si, il nostro caro Eco ne ha percorsa di strada da quando nell’ormai lontanissimo 1996 al nostro amato direttore venne in mente l’idea di raccogliere in un giornalino le idee che ci venivano in mente. Più o meno lo spunto nacque dalla voglia di mettere su carta i fatti, le storie e i racconti che raccoglievamo strada facendo e che noi stessi ci circuitavamo. All’inizio veramente era solo un divertissement, come direbbe zia Pia, limitato a pochissimi intimi. Non che adesso la platea sia molto più ampia, però la sua evoluzione l’Eco l’ha fatta. Siamo passati alle edizioni a colori, ad una fogliazione più ampia, a molti numeri speciali, a contributi sempre più eterogenei sia per genere che per provenienza. Il nostro direttore ( lo dico con tanto di genuflessione virtuale) ha il merito di aver fatto scoccare la scintilla ma anche di aver curato amorevolmente la sua creatura con fatica ed impegno, riuscendo a stimolarci tutti per superare gli inevitabili momenti critici. Abbiamo annoverato fra i nostri collaboratori amici, conoscenti, parenti, perfetti sconosciuti, collaboratori spontanei e “forzati” ( sai quante volte abbiamo fatto pressioni e anche “minacciato”  amici  per costringerli a scrivere su cose che ci sembravano gustose o co-munque meritevoli di attenzione). Il tutto senza nessuna pretesa se non quella di divertirci, dare spazio a chiunque avesse un’idea da esprimere, una storia da raccontare, un fatto da citare. Nel nostro piccolo abbiamo anche cercato di mettere nero su bianco delle storie, aneddoti, brandelli di lingua popolare, termini dialettali che sono perennemente a rischio scomparsa. Intendiamoci, non abbiamo alcuna pretesa di passare per un periodico culturale, per carità, ma se andate a rileggere a caso i vecchi numeri qualcosa troverete. L’Eco sin dall’inizio mi ha sempre richiamato alla mente, chissà perché, un altro giornalino che appartiene alla mia gioventù. Si chiamava “Il Cestino”, era redatto in parrocchia ma grazie a Dio anche quello non aveva censura. Ideammo un sottotitolo scherzoso che suonava così: “Il Cestino, ovvero giornalino senza pretese fatto a vostre spese”. Preciso che lo distribuivamo casa per casa e in parrocchia, dietro libera elargizione dei nostri “abbonati”. Direi che lo spirito è rimasto quello, anche l’Eco è soprattutto un giornale aperto a tutti, nei limiti del lecito e del legittimo ovviamente, ma che non si nega a nessuno e non fa discriminazioni di sorta. Devo poi rendere merito al nostro Gigio per averlo “aperto” ancora di più quando ha avuto la meravigliosa idea di farne anche un giornale on line. Mettere l’Eco su internet vi confesso che all’inizio ha suscitato in me parecchie perplessità. Mi sembrava, tanto per non far mancare la citazione calcistica, come quando il grande Manlio Scopigno allenatore del Cagliari scudettato richiesto di un parere sulla prestazione di Niccolai, suo giocatore e stopper famoso per i clamorosi autogol, con l’Italia ai mondiali di Messico ’70, rispose con la consueta graffiante sincerità: “Non avrei mai creduto di dover vedere Niccolai via satellite…”. Ecco, non avrei mai creduto di vedere l’Eco su internet e non avrei mai creduto, per esempio, di leggere una e mail da una sconosciuta lettrice canadese rimasta affascinata dal nostro giornale. Se penso poi alle notizie dall’Australia, alle foto più strane, alle poesie dialettali, alle storie di Izzi, ai contributi quanto mai inattesi da roccaseccani sparsi per il mondo, beh davvero non mi pento di far parte della banda di matti che investe tempo e testa in quella che potrebbe essere giudicata dai benpensanti, nel migliore dei casi, come una perdita di tempo. Comunque al nostro Eco personalmente riconosco due grandi meriti: essere riuscito ad aggregare tanti amici rinsaldando rapporti anche fra chi prima non si conosceva ed essere rimasto sempre uno spazio di libertà. Non è poco. Lunga vita all’Eco. Ferdinando * dall’Eco di Roccasecca n. 50, Maggio 2005
Lettera all’Eco che non è una lettera*