Roccasecca nella storia

Dall’amico e neo-collaboratore Fernando Riccardi riceviamo questo aneddoto a carattere storico che ci porta in una Roccasecca di circa un secolo fa.

Cartolina di Roccasecca risalente al 1903 (dal libro "Roccasecca per immagini" di F. Riccardi e P. Cataldi)

 

Clamoroso furto di carne a Roccasecca

 

Nei primi anni del nostro secolo un gruppo di zingari si accampò nelle campagne di Roccasecca. Enorme fu il malcontento e la preoccupazione della popolazione locale nel constatare la scomoda vicinanza. I nomadi infatti, anche allora, erano guardati con molto sospetto. Appresa la sgradita notizia, prima preoccupazione dei roccaseccani fu quella di indurre, sia pure pacificamente, gli zingari ad allontanarsi il più presto possibile dal territorio. A tal fine si escogitò una mossa astuta ed imprevedibile: si pensò di "rubare" loro tutte le scorte alimentari e, in particolar modo, le riserve di carne. La tradizione vuole che tale "impresa" sia stata architettata da una combriccola di "borsaioli" abitanti in Via Cappella, nel centro storico di Roccasecca, i quali avevano maturato una preziosa esperienza di furti e di scippi nel vicino napoletano.

Per far sì che il progetto avesse una positiva evoluzione fu sufficiente provocare una rissa, condita da una fitta sassaiola, alla quale parteciparono attivamente gli stessi zingari. Nella confusione generale fu agevole rubare i polli rimasti incustoditi accanto ai focolari.

Ciò provocò l’immediata fuga dei nomadi sconvolti dal fatto che proprio loro, maestri di ruberie e di furti, erano rimasti vittime di analoghe sottrazioni. Da quel preciso istante cominciò a circolare un curioso detto, secondo il quale era doveroso guardarsi dai roccaseccani che erano riusciti a "rubare la carne agli zingari".

Questo singolare aneddoto è giunto fino ai nostri giorni e continua ad essere ironicamente ricordato ai roccaseccani non solo dai paesi limitrofi ma anche da alcune contrade periferiche della cittadina da sempre in "competizione" con il centro. Si dice che, in seguito, gli arcesi sottrassero la carne ai roccaseccani. Ma, come si può comprendere, questa è tutta un’altra storia.

 

 

Agli albori delle Poste Italiane:

Una lettera di fine secolo

 

 

Questa lettera fu spedita il 26 aprile 1885 dal Municipio di Roccasecca. Si può apprezzare il timbro con le tre torri conservato in modo molto nitido. Il destinatario è ben visibile: "Al Signor Signor Sindaco di Pontecorvo"; più in basso e più piccolo il mittente "Da quello di Roccasecca", a firma Frezza.

Da notare il modo per così dire informale delle intestazioni. Innanzitutto mancano i riferimenti anagrafici – nome, cognome, indirizzo – sia del mittente che del destinatario; curioso inoltre il fatto che alla voce del mittente non sia indicato il "Sindaco" di Roccasecca, ma "Quello" di Roccasecca". Quasi non avessero tempo da perdere questi solerti funzionari pubblici. Altri tempi! Allora sì che le Poste funzionavano!

(Il documento è stato messo a disposizione dagli archivi della Nardi Communications).