Film di Fantascienza

(prima puntata)

Da questo numero dell’Eco inizia un ciclo di interventi sui film di fantascienza dell’esimio Professor Gianni Sarro. Come molti di voi ricorderanno, per aver letto la notizia su queste pagine, Gianni curò una rassegna di film di Fantascienza nell’edizione Massenzio 1997 nell’ambito della "Estate Romana". Pubblicheremo a puntate l’importantissimo saggio che fu dato alle stampe in quella occasione, arricchito di documenti successivi aggiornati e di immagini e locandine originali dei film in oggetto.

 

Fantascienza o Fantacoscienza?

Quando alla fine del secolo scorso Sigmund Freud rivelava al mondo che la personalità dell’uomo è attraversata da fiumi sotterranei, di cui non si conosce bene né la sorgente, né la foce, probabilmente non sospettava di aver fatto un eccellente regalo al cinema. Infatti quella fitta ragnatela di pulsioni, memorie perdute, paure che abitano l’inconscio hanno dato una carta vincente alla settima arte, permettendole di rappresentare i sogni e le angosce che attraversano l’anima. La fantascienza sublima questo rapporto tra psiche e cinema, non dovendo più giustificare con la logica ogni scena e ogni azione, lasciando libero l’immaginario sommerso di proiettarsi sullo schermo. Essa ha permesso di mettere in scena fantasmi interni e nemici esterni, nascosti o palesi. Si provi a pensare a L’invasione degli ultracorpi in cui da enormi baccelli nasce un alter ego mostruoso, che si sostituisce all’originale: forse quello che temiamo ci accada quando l’inconscio sembra in conflitto con la nostra sfera più consapevole. Così gli ultracorpi assumono le sembianze dell’uomo, ma ne svuotano la mente e l’anima: sembrano ma non sono. Certo la lettura più sbrigativa del film di Don Siegel suggerisce l’equazione "ultracorpi = invasione sovietica", il comunismo come mostro mangia anime, o quella esattamente opposta di una veemente denuncia del maccartismo.

 

Ma se si scavasse si potrebbe scoprire che quella strana sostanza vischiosa contenuta nei baccelli che prende la forma dell’uomo addormentatosi al suo fianco, descrive bene la paura o la consapevolezza di non essere più se stessi, di guardarsi allo specchio, riconoscendo il proprio volto, ma non lo sguardo riflesso. Timore questo derivante dalla nostra stessa società, le cui regole alienano, disumanizzano, nevrotizzano, lasciando un guscio che all’interno è vuoto.

La "cosa", gli "uomini invisibili", i mostri vari che popolano i film di fantascienza non potrebbero essere letti come riflesso dei tanti dubbi, della sfiducia dell’uomo verso l’uomo, animale ormai sfuggito alle regole della natura, della paura che abbiamo di noi stessi? E’ lecito dubitare, in molti dei registi e degli sceneggiatori del genere, della volontà e della capacità di voler scavare negli antri più bui dell’essere umano con un intento dichiaratamente analitico (in alcuni casi è già tanto che nei film ci si ponga il quesito "ma la scienza, lo sviluppo tecnologico dove ci porteranno?"). Eppure la chiave di lettura psicoanalitica ci permette di configurare un parallelo, quello del cammino dell’umanità, com’è tratteggiata nei film di fantascienza, con il cammino, la crescita dell’individuo.

 

La nascita come la scoperta di un nuovo pianeta

La paura dell’ignoto nei membri dell’equipaggio dell’astronave nel momento dell’atterraggio su un astro sconosciuto ne Il pianeta proibito, può evocare il terrore profondo, il trauma subìto nella nascita da un bambino, improvvisamente proiettato dal buio rassicurante del ventre materno (l’astronave), al vorticoso turbinio di luci, voci del mondo esterno (il pianeta sconosciuto). Eppure il bambino appena staccato dal cordone ombelicale urla, emette suoni che manifestano disagio, lo stesso disagio degli esploratori della base polare della NASA quando trovano un’entità sconosciuta ne La cosa da un altro mondo.

 

La paura, la curiosità, la maschera

Ma il bambino cresce e diventa curioso di tutto, a volte soprattutto di ciò che lo spaventa e lo incuriosisce di più, come il dottor Jack Griffin ne L’uomo invisibile che corona il sogno di non farsi più vedere dagli altri uomini. E il bambino, e poi sempre di più il ragazzo e l’uomo che diventerà, impara che mettere su di volta in volta una maschera risulta necessario per ripararsi gli occhi indiscreti e indagatori di chi lo circonda. E questo atteggiamento sembra il tentativo di rendere "invisibile" tutto ciò di se stessi che si teme non possa essere accettato dagli altri. Ma non è tutto, perché come il dottor Griffin non trova più l’antidoto per tornare visibile, così molte persone a forza di sovrapporsi maschere, finiscono con il perdere le tracce della loro natura originale.

Leggi con attenzione! Intima Gianni con decisione…
 

La città, il sottosuolo, il risentimento

Il bambino che cresce viene inizialmente messo in un recinto che lo protegga e che allo stesso tempo gli celi la realtà per quello che è, soprattutto nei suoi aspetti più spiacevoli. E’ la situazione di Freder in Metropolis, che non sospetta nemmeno lontanamente l’esistenza della città nel sottosuolo, dove si vive in modo aberrante; la verità gli era stata celata dal padre, peraltro responsabile principale della schiavizzazione di migliaia di uomini. Oppure in Blade Runner la presa di coscienza di Batty di essere stato programmato per vivere quattro anni, senza poter conservare memoria del passato, e la conseguente rivolta contro l’inventore-padre si può correlare con il risentimento che si prova nell’adolescenza nei confronti del mondo degli adulti, soprattutto quando si scopre che molto di quanto detto da loro non è vero. Lo scoprirsi programmati per una meta decisa da altri, provoca lo stesso rifiuto dell’androide impersonato da Rutger Hauer. Il guaio peggiore accade quando al forte condizionamento famigliare si aggiunge quello di chi detiene le redini della società, si è allora vittime di una completa perdita delle facoltà di pensiero, che fanno supinamente subire ogni violenza. E’ la storia di Essi vivono, dove gli alieni hanno raggirato tutta l’umanità facendogli percepire una realtà che semplicemente non c’è.

 

La crescita, la paura di stessi

In Alien prevale su tutto il terrore di scoprire che il mostro sia improvvisamente indesiderato e mortale ospite del proprio corpo, e nel corso della vita di un uomo può sorgere la paura di scoprire, celato nei meandri più impensati della personalità, un io sconosciuto, devastatore e nichilista, pronto solamente a distruggere. Nel film questa paura viene sconfitta solo dalla coraggiosa Ripley che per sfuggire alla morte abbandona l’astronave; così come nella crescita l’uomo non dovrebbe mai esitare a troncare i legami che lo tengano avvinto a situazioni palesemente dannose e negative, ma se vince la paura di guardarsi dentro, se prevale la voglia di girarsi dall’altra parte per far finta di non vedere, allora quell’io devastante ha più possibilità di vincere.

 

Si potrebbe arrivare quindi a parlare più di "Fantacoscienza" che non di fantascienza.

Aldilà dei giochi di parole i film di fantascienza si prestano in maniera particolare ad un tipo di visione che evochi il nostro immaginario più profondo. Volendo, il raggio misterioso che rapisce le menti dei giovani in Quatermass conclusion: la terra esplode, rendendoli ebeti e passivi, può indurre ad una riflessione interessante ed anche inquietante. Perché se è vera l’impossibilità di vivere senza condizionamenti provenienti dall’esterno – dal momento che l’uomo è naturalmente incline ad intessere relazioni con i suoi simili e a subirne entro certi limiti le parole, i gesti, i comportamenti, pena l’emarginazione – altrettanto vero è il pericolo di annullare la propria mente, delegando a "raggi" di incerta natura quello che dovrebbe essere l’inalienabile diritto al libero pensiero.

Di certo tra i generi cinematografici non c’è solo la fantascienza a detenere l’esclusiva di una lettura in chiave psicoanalitica, rimane però, a mio avviso, tra quelli più affascinanti e suggestivi.

 

G.S.

 

La prima puntata dell’avventura di Gianni nel mondo della Fantascienza termina qui. Noi vi invitiamo a seguire le prossime tappe che conterranno approfondimenti di film storici degli anni ’50 e di pellicole più recenti, quasi sempre corredati da locandine originali (come quelle che hanno riscosso tanto successo sulla prima pagina dell’Eco n. 19). Tra i titoli previsti Il Pianeta proibito, Ultimatum alla terra, L’Uomo invisibile, L’invasione degli ultracorpi, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner, Metropolis, Alien, Essi vivono e tanti altri.

Un avvertimento: se mai doveste incontrare Gianni, di sera, vestito del suo lungo cappotto nero, con le mani infilate in grossi guanti ancora più neri, cercate di essere gentili e cortesi con lui …..

………………….NON SI SA MAI …

Fine della prima puntata