ECO REVISITED

 

Cari lettori, vecchi ma anche e soprattutto nuovi dell’Eco, da più parti ci sono arrivate richieste dei vecchi numeri della rivista, purtroppo ormai esauriti, soprattutto in relazione agli aneddoti raccontati, di cui molti hanno sentito parlare e che vorrebbero poter rileggere. Considerate queste esigenze e visto il successo ottenuto qualche tempo fa dalla "riproposizione" dell’aneddoto ormai universalmente conosciuto come "Ma Bìve!", la redazione dell’Eco ha deciso di ripubblicare, da questo numero, le vecchie pagine con gli aneddoti più richiesti. Sarà una sorta di "rivisitazione" antologica con una nuova impaginazione e l’aggiunta, quando è possibile, di fotografie appropriate che nelle edizioni originali erano assenti, essendo l’Eco ancora agli albori senza gli apporti tecnologici intervenuti successivamente (scanner, etc.).

Cominciamo con due aneddoti tratti dall’ Eco di Roccasecca numero 4, pag. 3, dell’ottobre 1996. Siamo nella sezione "Racconti e frasi celebri" e riportiamo anche la breve premessa.

 

"Racconti e frasi celebri"

Stiamo pensando seriamente di affittare la cantina di Nonna Concetta per poter depositare, in luogo sacro e sicuro, tutte le lettere piene di storie che continuate ad inviarci con grande entusiasmo. Siamo appena al quarto numero del giornale ma, se andremo avanti così, saremo costretti ad arrivare al numero 100, o anche al numero 1000, per pubblicare tutto il materiale inviatoci. Restiamo convinti che sia importantissimo fermare per iscritto queste storie ed i loro riferimenti dialettali, perché della nostra lingua è fatta la nostra storia, e la storia non si dimentica, si perpetua!

 

Frasi celebri

Qualche anno fa.

Ferdinando, Roberto e Mimmino si trovavano dalle parti di Treviso. Era quasi ora di pranzo, ma Roberto insistette nel non volersi fermare in un posto qualsiasi, avendo deciso di far provare ai due amici le delizie di un ristorantino di sua conoscenza, che aveva la particolarità di proporre tre grandezze diverse per i primi piatti: "small" (piccolo), "medium" (medio) e "large" (grande). Purtroppo ci volle più del previsto per raggiungere il posto, e più di una volta l’affamato (per definizione) Mimmino diede segni di insofferenza. Ma Roberto cercava di tenerlo calmo assicurandogli che la meta era vicina, che mancavano solo pochi chilometri, che entro un quarto d’ora al massimo sarebbero arrivati.  Passò l’una, arrivarono le due, le due e mezzo, Massimino soffriva, smaniava, Ferdinando e Roberto, per quanto affamati, resistevano e si adoperavano per rassicurare l’altro che presto avrebbero messo nella pancia un sostanzioso pranzetto. E finalmente alle tre giunsero in vista del ristorante. Parcheggiata l’automobile, entrarono velocemente nella sala e sedettero ad un tavolo. Arrivò un camerierino timido che prese le ordinazioni per le bibite e lasciò il menù ai tre avventori affamati. Tornato dopo una decina di minuti, cominciò a snocciolare tutta una serie di proposte, ma fu quasi subito bloccato da Ferdinando che indicò un primo piatto scelto da tutti e tre velocemente. Il camerierino scrisse diligentemente (forse troppo diligentemente) l’ordinazione e si avviò con calma verso le cucine. Dopo un po' tornò sui suoi passi e, calmo calmo, con la matitina in una mano ed il blocchetto aperto nell’altra, chiese con una vocina timida e cortese: "Scusate, signori, come gradite i primi piatti, small, medium o large?" A questo punto, Mimmino, che fino a quel momento non aveva sprecato fiato in parole, accettando con un brusco grugnito il piatto proposto da Roberto e da Ferdinando, purché facessero presto, si volse al cameriere. Indicando perentoriamente con l’indice della mano destra il suo orologio, rosso in viso e stravolto dalla fame, tuonò:

"Sò le tre e venti!!!!"

Il camerierino, a quella vista sparì, senza replicare. A portare tre enormi e fumanti piatti di spaghetti alla trevigiana (extra-large!) fu un donnone rubizzo con indosso un grosso camicione da cucina, che augurò un discreto ma fermo "Buon appetito". Del camerierino si persero le tracce fino alla partenza dei tre clienti.

 

 

In una calda ed assolata mattina d’estate di tanti anni fa, una sprovveduta signora francese che si trovava a Roccasecca, si trovò a dover chiedere una informazione, non conoscendo una parola di italiano, e tanto meno di roccaseccano. Sperando di incontrare qualcuno che conoscesse il francese, si guardò intorno, con aria smarrita, fino a che non individuò in un baldo giovane di bell’aspetto la persona a cui chiedere l’informazione.

Gli si rivolse con un classico:

 

"Parlets vous français?"

Il baldo giovane rispose:

"No, I’ m’arrange sule cu le mane!"