ECO REVISITED

Come era facilmente, prevedibile, l’idea di ripubblicare, dal numero scorso, le pagine con gli aneddoti più richiesti dei vecchi numeri dell’Eco ha riscosso un enorme successo. Quindi non ci resta che insistere! Questa "rivisitazione" antologica, con una nuova impaginazione e l’aggiunta, quando è possibile, di fotografie appropriate che nelle edizioni originali erano assenti, procederà per tutto il 1999. Non si direbbe, ma gli articoli in oggetto sono stati scritti ben quattro anni fa, e sì che l’Eco sembra così giovane!
 

Questa volta pubblichiamo due storielle pubblicate sull’ Eco di Roccasecca numero 3, pag. 3, dell’agosto 1996. La sezione è "Racconti e frasi celebri".

"Racconti e frasi celebri"

 

Circa 10 anni fa.

Il posto: il Pub Veronique di Piedimonte San Germano. I commensali: Celestino, Riccardo e Vincenzo. Ordinano tre birre spumeggianti, tre grossi panini imbottiti ed una cospicua porzione di croccanti patatine fritte. Riccardo prende una parte delle patate e le condisce solo con un po' di sale, senza aggiunta di salsa. Vincenzo propone a Celestino di condire le rimanenti con della maionese, ricevendo la controproposta di un condimento a base di ketchup. Si giunge al compromesso di utilizzare entrambe le salse e Vincenzo, con il barattolo della maionese in mano, si ferma un attimo, guardando con espressione interrogativa l’altro, per capire se va mescolato tutto insieme o se le due salse vanno versate separatamente su due zone diverse. Celestino, con gesto inequivocabile ed imperioso, dà il via al mescolamento totale pronunciando la celebre esortazione:

"Mota, ‘Ntruglia, ‘Nfrasca!"

 

La significativa immagine propone Vincenzo che con gesti precisi e professionali e sguardo attento, dosa la giusta quantità di maionese su un quadratino di pane apposita- mente predisposto.

 

 

 

 

Circa 20 anni fa.

Lasceremo in incognito, per motivi di riservatezza ed opportunità, il protagonista del prossimo racconto. Un certo giorno di un po' di anni fa, un giovincello accanito lettore di riviste un pochettino (ehm, ehm), per così dire osé, dimenticò, per un tragico errore, un fascicolo nella stanza da bagno. Era l’ora del pranzo, ed il nostro prese posto tranquillamente a tavola, insieme alla sorella ed alla mamma che cominciò a versare la pietanza nei piatti, mentre il padre era in bagno a lavare le mani. Stava già addentando la prima forchettata di pastasciutta, che entrò il padre brandendo il fascicolo abbandonato e chiedendo perentoriamente: "Di chi è chiste?"

Mamma e figlia rimasero sorprese, in silenzio, il ragazzo invece, facendo un balzo indietro ed allargando le mani in segno di innocenza, rispose:

"Mio no!"

Abbiamo preferito non inserire qui un’immagine appropriata al racconto (una copertina di una di "quelle" riviste, che avrebbe potuto offendere alcune coscienze o per dirla alla Gianni "fantacoscienze"). In sostituzione, una locandina di una colonna sonora di un film che in qualche modo può farne fa le veci, in una maniera più soft.

 

 

 

Aggiungiamo che in quei giorni una sorte simile toccò ad un suo coetaneo, possessore di un numero notevole di riviste similari. Una sera, tornato a casa fischiettante, trovò l’austero padre che, ritto nel cortile, alimentava una pira di fuoco che mandava fiamme e fumo altissimi. Il padre si volse verso il figlio, ma, contrariamente all’altro genitore, non disse una parola, ma continuò, con gesti metodici ma risoluti, a rigirare con il forcone le riviste nel fuoco, stando bene attento che bruciassero tutte, fino all’ultima pagina, fino all’ultima immagine. Il figlio rimase muto, immobile, impotente di fronte a quella irreparabile rovina di una gloriosa ed inestimabile collezione.

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