Il flauto nella roccia

La magica favola dei Jethro Tull

Alcuni lettori dell’Eco ci hanno chiesto insistentemente un articolo sul gruppo rock dei Jethro Tull. In un primo tempo ci siamo tirati indietro, pensando che ormai tutto era stato scritto su uno dei gruppi più celebri degli ultimi trent’anni, ma l’insistenza è stata tale che alla fine abbiamo ceduto. Non è facile scrivere qualcosa che risulti nuovo per i fans di vecchia data e allo stesso tempo di un qualche interesse per coloro che li conoscono poco. Ci proveremo in nome della musica con la M maiuscola e di questi lettori così affezionati!

A Roccasecca uno dei personaggi più popolari è senza dubbio il flautista Severino Gazzelloni, che tante meravigliose interpretazioni ci ha regalato nel corso della sua carriera. Ebbene, facendo un parallelo forse un po’ azzardato, ma di certo niente affatto irriguardoso, pensiamo, come dice il Vicini, che Ian Anderson possa essere considerato il Gazzelloni della musica rock. A lui si deve, in prima persona, la diffusione di questo strumento in un genere musicale in cui non si era ancora affacciato così impetuosamente (tra le esperienze precedenti ci viene in mente il sognante intervento di Brian Jones in "Ruby Tuesday", Rolling Stones, 1967). Certo, lo stesso Anderson fu influenzato dal jazzista Roland Kirk (un brano del quale, "Serenade to a Cuckoo", inserì nel primo album dei Jethro, creando una delle prime gemme tulliane).

La prima pagina dello straordinario libro dei Jethro Tull si apre nella prima metà degli anni ’60, quando questo singolare personaggio di Edimburgo, armato di flauto e chitarra, vestito con una vetusta palandrana rattoppata, i lunghi capelli incolti, comincia a suonare con un gruppo di amici nel circuito dei piccoli club inglesi di jazz e blues. La prima formazione del gruppo vede la luce, nel 1967, a Blackpool: Ian Anderson (voce, flauto e chitarra acustica), Mick Abrahams (chitarra) Glenn Cornick (basso), e Clive Bunker (batteria).

Sull’origine del nome le versioni sono diverse, il significato è invece certo. Che sia stato Dave Robson a proporlo, o che l’idea sia venuta dopo aver visto un libro a casa di Terry Ellis, resta il fatto che Jethro Tull, come spiega lo stesso Anderson in una intervista nasce così: "Il vero Jethro Tull era un agronomo del XVIII° secolo... era anche in un certo senso un inventore. Inventò la seminatrice meccanica. Costruì il primo prototipo della seminatrice utilizzando i pedali dell'organo di una chiesa locale... quando ci è stato suggerito come uno dei nomi settimanali per la nostra band in quei remoti giorni dal nostro agente noi abbiamo detto 'ok, noi saremo i Jethro Tull questa settimana'. La ragione di tutto ciò era il fatto che noi non eravamo un gruppo così eccezionale almeno agli inizi, e l'unica soluzione che potevamo prendere era di ripresentarci nei club dove avevamo suonato fingendo di essere qualcuno di diverso ogni settimana... spesso noi non sapevamo nemmeno chi eravamo - l'agente dimenticava di dircelo - così arrivavamo in qualche club, e davamo un'occhiata alla lista delle band che suonavano... qualsiasi band non avevamo mai sentito prima, sapevamo che dovevamo essere noi. Quella volta che siamo stati richiamati al Marquee club dovevamo restare con il nome che avevamo quella settimana, il quale guarda caso era Jethro Tull."

Il primo album dei Jethro Tull è "This Was" del 1968, una miscela esplosiva di rock, blues, folk e jazz, un incredibile insieme di colori e di suoni diversi; per essere un album d’esordio il risultato è sicuramente affascinante. La presenza del flauto, fatto insolito nel panorama rock di quel periodo, colpisce ed entusiasma anche i critici più rigidi. Ma Mick Abrahams non gradisce quell’eccessiva ed opprimente presenza di Anderson e del suo strumento; lui, come chitarrista, pensava forse di poter emergere come tutti i suoi celebri colleghi dell’epoca, e allora se ne va e fonda i Blodwyn Pig, un trio di rock-blues. Lo sostituirà Martin Lancelot Barre, meno bluesy, senz’altro più disponibile ad accettare la predominanza del "folletto" scozzese che non perderà mai la leadership del gruppo fino ai nostri giorni.

I dischi successivi sono grandi successi: "Stand Up", "Benefit", lo storico "Aqualung" (il più venduto e il più amato dal pubblico) fino all’album-concept "Thick as a Brick" del 1972 con la famosa copertina che si apriva come un quotidiano. Successivamente i Jethro Tull hanno alternato prove più deboli o addirittura presuntuose ("A Passion Play") a dischi stupendi, quasi sempre accompagnati da una grafica eccellente ("Songs from the Wood", "Heavy Horses"), celebrando il loro primo decennio con lo spettacolare doppio dal vivo "Bursting Out".

Seguiranno i primi anni ’80, in cui Anderson correrà dietro alle sirene dell’elettronica pubblicando tre albums ("A", "Broadsword and the Beast" e "Under Wraps") che lasceranno interdetti i fedeli fans, ma trovando poi il modo di risorgere di nuovo con "Crest of a Knave", "Rock Island", "Catfish Rising" e il bellissimo doppio live acustico "A Little Light Music", in cui fa capolino anche una particolarissima cover di "John Barleycorn Must Die" accompagnati dal musicista greco George Dalaras. Il resto è storia recente: una serie di altri album nuovi di buon livello e, soprattutto, di antologie ricchissime di inediti per celebrare i primi 25 anni del gruppo (fra tutte citiamo "25th Anniversary Set", cofanetto di 4 CD realizzato come una scatola di sigari).

Nei testi appaiono i personaggi più incredibili e fantasiosi, sovente retaggio dell’antica cultura e tradizione celtica (Mary la strabica, Mamma Oca, L’anatra bianca, Il pifferaio magico, Jack in the Green, Jack Frost e il corvo incappucciato) ma è in "Aqualung" che si genera il primo discorso unitario: Anderson attacca un certo modo di sentire e di presentare la religione con frasi forti che scatenano indignate reazioni della parte più conservatrice della società; all’interno della copertina in caratteri gotici è scritto:

"Al principio l’Uomo creò Dio e lo creò a immagine dell’Uomo. E l’Uomo diede a Dio una moltitudine di nomi per farlo diventare Signore in ogni angolo della Terra, così come conveniva all’Uomo"

E ancora in "My God" si ironizzava così:

"La insanguinata Chiesa d’Inghilterra nelle catene della storia richiede la vostra terrestre presenza in parrocchia per il tè".

Se l’intento era quello di far riflettere su un sistema che tendeva ad imporre certe convinzioni senza, peraltro, mettere in pratica gli insegnamenti che ne erano alla base, fu praticamente travisato da tutti. Soltanto in seguito questi versi saranno letti in un’ottica diversa e rivalutati dalla critica.

Attenzione: Flautista su una gamba sola!

I Jethro Tull continuano a girare il mondo in tournée e neanche una temporanea paralisi che colpisce Ian Anderson nel 1996 in Australia (un embolo in conseguenza di un intervento chirurgico) frena i concerti che l’ex menestrello scozzese continuerà su una sedia a rotelle. Anzi, ritornando con la memoria a quando suonava il flauto stando in piedi su una gamba sola, Anderson così ci scherzerà su: "E’ bello suonare il flauto su una gamba sola, ma vorrei che fosse un piacere, non un obbligo".

 

Questo è Ian Anderson, questi sono i suoi Jethro Tull, che spesso hanno cambiato formazione, restando fondamentalmente sempre gli stessi. Come dicevano le ultime strofe di una loro vecchia canzone ("We used to Know" da Stand Up, 1969):

"Buona fortuna, qualsiasi cosa tu trovi,

Ma, mi raccomando,

Ricordati come eravamo una volta"

Chiudiamo elencando, come è buona consuetudine in queste occasioni, la sterminata discografia. Se non riuscite ad orizzontarvi in eventuali acquisti, vi suggeriamo di prendere in considerazione album originali, preferibilmente tra i primi 5, evitando le antologie, in quanto i Jethro non ci sembrano gruppo da "hit" ma da discorsi più omogenei. Se invece siete dei collezionisti, vi invitiamo a scegliere le due raccolte del 1993 ricchissime di inediti in studio e in concerto.

Mettetevi dunque comodi, seduti vicino al caminetto, con un bel bicchiere di birra accanto, chiudete gli occhi, e immergetevi in questo magico sogno dei Jethro Tull, in cui quasi miracolosamente note di jazz, blues, folk, rock, classica vi trasporteranno in una atmosfera a tratti fiabesca e bucolica, a volte cupa, spesso divertente, sempre coinvolgente. E se ne avete la possibilità, date un’occhiata alle stupende copertine degli LP (quelle grandi, originali, non quelle dei CD), tra le più riuscite di tutta la storia della musica rock.

 

R.M.

 

 

 

Discografia

1968  THIS WAS
1969  STAND UP
1970  BENEFIT
1971  AQUALUNG
1972  THICK AS A BRICK
1972  LIVING IN THE PAST (doppio)
1973  A PASSION PLAY
1974  WAR CHILD
1975  MINSTREL IN THE GALLERY
1976 M.U. - THE BEST OF JETHRO TULL (antologia)
1976 TOO OLD TO ROCK'N'ROLL, TOO YOUNG TO DIE
1977  SONGS FROM THE WOOD
1977  REPEAT - THE BEST OF JETHRO TULL Vol.II (antologia)
1978  HEAVY HORSES
1978  BURSTING OUT - JETHRO TULL LIVE (doppio)
1979  STORMWATCH
1980  A
1982  THE BROADSWORD AND THE BEAST
1984  UNDER WRAPS
1985  ORIGINAL MASTERS (antologia)
1985 A CLASSIC CASE - THE LONDON SYMPHONY ORCHESTRA PLAYS THE MUSIC OF JETHRO TULL (con alcuni membri dei Jethro)
1987  CREST OF A KNAVE
1988  20 YEARS OF JETHRO TULL (cofanetto)
1989   ROCK ISLAND
1990  LIVE AT THE HAMMERSMITH '84 (live)
1991  CATFISH RISING
1992  A LITTLE LIGHT MUSIC (doppio live)
1993  25TH ANNIVERSARY SET (box 4 CD)
1993  NIGHTCAP (doppio, raccolta di inediti)
1995  ROOTS TO BRANCHES
1996 AQUALUNG: 25TH ANNIVERSARY (doppio, con inediti)
1997  THROUGH THE YEARS (antologia)
1997 THE ORIGINALS (antologia serie economica)
1997 THICK AS A BRICK: 25TH ANNIVERSARY (doppio, con inediti)
1999 J-TULL DOT.COM
Album di Ian Anderson da solista:

1983  WALK INTO LIGHT
1995 DIVINITIES: TWELVE DANCES WITH GOD