Invito alla lettura

 

    

   

 

L’amico Silvio ci ha portato due libri pubblicati dal papà, Serafino Gino Zincone, entrambi dedicati alla natia Casalvieri. Già dai titoli, invero insoliti, si avverte la sensazione di trovarsi di fronte ad una lettura decisamente interessante. Il testo più corposo, dal sottotitolo "Casalvieri racconta", è una raccolta di una sessantina tra storielle ed aneddoti, narrati in lingua italiana ma infarciti di moltissimi inserti dialettali. E proprio al dialetto casalvierano l’autore dedica due pagine di "istruzioni per l’uso" di grande interesse. Tra le molte precisazioni ne cogliamo alcune: "Una particolarità del dialetto casalvierano è l’eliminazione, nella pronuncia, di moltissime vocali … come nel caso della parola és’n’ (asino), la ’a’ viene pronunciata ‘è’ aperta, vengono eliminate la ‘i’ e la ‘o’ finale". E ancora "La caratteristica principale del dialetto nostrano consiste proprio nel pronunciare frequentemente la ‘a’ in ‘é’ aperta, cosa che serve spesso a distinguere il singolare dal plurale. Ad esempio: Jatt’ (gatto) al singolare, Jétt (gatti) al plurale; cauagl’ (cavallo) e cauégl’ (cavalli)."

I racconti spaziano tra tutte le situazioni tipiche di una piccola città: passioni, pettegolezzi, vicende tristi e allegre, storie di grandi mangiate, sapori e profumi antichi e finanche qualche sprazzo "a luci rosse" (si fa per dire). Tra i tanti, citiamo due racconti che ci hanno colpito più degli altri. Nel primo si descrive il forno, che non mancava mai nelle enormi cucine, accanto al camino, con la descrizione dell’evento più importante ad esso legato: la panificazione, che si svolgeva tra le due e le quattro volte al mese.

"Il giorno della panificazione era diverso dagli altri. Quasi tutti erano impegnati in questo lavoro. Chi ad accendere il forno, chi ad impastare il pane, chi a preparare pomodori, olio e sale per le pizze. Un profumo di pane fresco si sostituiva, man mano, all’acre odore di fumo, spandendosi all’esterno e in tutto il vicinato. Un’insolita agitazione investiva tutti, specialmente i bambini e i ragazzi, poiché per questi venivano cotti speciali pani a forma di cavallucci, oche, pupazzi, ciambelle e la saporitissima pizza".

Sembra proprio di sentire l’odore di queste buonissime, ancorché semplicissime bontà d’altri tempi!

Nel racconto "Vocaboli casalvierani e slang italo-americano", si narra di un giovane emigrato che, tornato a Casalvieri, chiese una camera ad una donna che così gli rispose: "L’ chès c’ pur stèw ma a bord non toglie gent, c’à tieng pur n’ jeng che m’ fa ‘n’guastì" (le camere ci sono, ma a pensione gente non ne prendo, anche perché ho un vitello da allevare che mi impegna moltissimo).

Il giovane avendo compreso ‘chès’ per formaggio, ‘stew’ per stiva, ‘abord’ per barca, ‘jeng’ per yankee, ‘n’guastì per guasto, così riferì ai parenti: <Mi ha detto che il formaggio sta nella stiva della barca, sulla quale non può salire gente perché un americano guasta tutto. In verità non mi è sembrata del tutto normale>. Ed uno dei parenti concluse: <Da qualche tempo la comare sembra veramente un po’ strana, sarà il caldo>". Precisiamo che il ponte dell’inferno del titolo è quello sul "tracciolino", dove, secondo la leggenda, il Padre Priore, si recò di notte per verificare la presenza del demonio, riferita da un monaco, e trovò proprio costui impegnato in un incontro con una signora sposata. I due uccisero il poveraccio e il monaco corse al convento raccontando di aver assistito all’omicidio del Padre Priore da parte del … demonio!

Il secondo libro è un accuratissimo saggio su fontane, mulini e frantoi di Casalvieri, arricchito da un cospicuo numero di fotografie antiche e nuove. L’autore auspica che le sorgenti e le fontane vengano ristrutturate e gestite in modo da creare un itinerario turistico di valore ricreativo ed ambientalista. Quindi passa a descrivere tutte quelle esistenti nel territorio. Non solo per esperti, ma anche per tutti gli appassionati di vita e tradizioni ciociare.

 

Silvio in un rilassato dopo-cena a Casa Vicini, con la moglie Anna Maura e un’abbronzatissima Mietta

 

Ancora Libri

 

Un altro nostro carissimo amico e collaboratore, Fernando Riccardi, Presidente della Associazione Culturale "Le Tre Torri", ci ha segnalato il fascicolo di Costantino Jadecola, dedicato alle "Vicende più o meno note verificatesi a Roccasecca durante la Seconda guerra mondiale", edito a cura del Comune di Roccasecca, e pubblicato nello scorso settembre per la serie dei quaderni roccaseccani.

Le venti pagine sono sufficienti a ripercorrere, attraverso testimonianze dirette e ricordi, gli otto mesi che vanno dall’8/9/1943 al 26/5/1944, ovvero dall’armistizio alla liberazione. Si narrano vicende di personaggi noti (Gazzelloni) e di gente comune. Le uccisioni, le violenze, le ritorsioni, gli sgomberi forzati, un quadro di eventi terribili e ancora incancellabili nella memoria di chi c’era. Grande spazio viene dato alla esplosione della stazione (23 ottobre 1943) con le testimonianze di nostri concittadini (P. Riccardi, Q. Giannitelli, T. Di Cioccio, Don Luigi De Benedetti, il prof. Coarelli). E poi il capodanno del ’44 festeggiato dai tedeschi a Caprile, invitando i pochi residenti rimasti. Infine, l’accenno alla ricostruzione, citando una partita di calcio (siamo sempre in Italia, no?) tra Roccasecca e Casalvieri, organizzata dal PCI.

R.M.