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L’Eco di Roccasecca Anno 5, n.28 Luglio-Agosto 2000 L’Eco di Roccasecca su internet : www.ciociari.com Maggio 1945
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Si è molto discusso, durante gli scorsi mesi, sulla opportunità che al governo di un Paese europeo a noi vicino andasse un partito dalle più o meno reali simpatie naziste. Si è altresì molto parlato e scritto sui famigerati striscioni inneggianti alla violenza vieppiù mostrati da calorosi "tifosi" negli stadi di mezza Italia. Denunciati e messi al bando gli striscioni, ci si è posti il problema dei vergognosi cori razzisti, intonati sempre dagli stessi calorosissimi supporters, ogni qualvolta un giocatore di colore della squadra avversaria (ma in alcune occasioni addirittura della propria) aveva l’ardire di toccare il pallone. Gli striscioni potevano essere rimossi forzosamente dalla polizia, le lingue pare di no (eppure ci sembra di ricordare che la polizia del Medioevo avesse a disposizione delle tenaglie arroventate all’uopo forgiate, ma forse sono andate perdute). Fiumi impetuosi di parole hanno varcato i confini dell’Italia e dell’Europa per trovare una soluzione a questo preoccupante ritorno di fiamma nei confronti di ideologie che avrebbero dovuto rimanere sepolte ormai per sempre. Sono caduti muri e steccati, hanno cambiato nome e - si dice - anche ideologia, partiti in precedenza estremisti e legati a forme di governo totalitarie; le cosiddette istituzioni democratiche hanno fatto barriera contro "i nuovi barbari"; hanno riscosso tantissimo successo numerosi film dedicati al nefando "Olocausto"; sono state organizzate giornate di visita e di riflessione nei luoghi dove esso ha avuto il più tragico epilogo; si sono aperti gli archivi segreti dell’Unione Sovietica e della CIA per far luce sui tanti misteri del dopoguerra; in piazza, in TV, nella bottega del barbiere di Roccasecca – il mitico Rocco – non s’è parlato d’altro. Eppure tutto questo non sembra scalfire alcune lignee teste che ancora si esaltano nella rievocazione e nel rilancio di certe idee, convinti della effettiva "diversità" tra uomini e uomini e certi che il sistema migliore di esporre (leggi: imporre) le proprie idee sia quello violento. E la violenza non ha un nome (destra o sinistra), la violenza è una, inaccettabile, incomprensibile, inutile. Forse i ragazzi della curva non conoscono nemmeno gli "idoli" che campeggiano sulle loro bandiere. Benito (Lazio) e Che Guevara (Pisa), è vero, ma anche, da sempre, Geronimo (Roma, che va collocato dove? A destra o a sinistra?). E se venisse esposto il faccione di Nerone? Dovrebbe essere rimosso? Quanti anni devono trascorrere perché nei confronti di un "criminale" termini la censura? E’ solo un problema di tempi? Dopo un tot di anni il criminale non è più tale e gli si possono intitolare strade e scuole? Andrebbe fatta una distinzione tra adesione convinta a ideologie totalitarie e semplici allegorie, tra atti di teppismo (vocale o materiale) e goliardie. E’ un problema di educazione e di cultura. Educazione nel rispetto dell’avversario, ovvero provare a tifare con calore e vivacità per la propria squadra e non soltanto "contro" l’altro, magari prendendo esempio dal rugby. Cultura nella conoscenza della storia e dei suoi protagonisti. Da parte nostra vogliamo dire semplicemente una cosa. I danni provocati da certe ideologie sono talmente evidenti che non se ne dovrebbe parlare proprio più. Tutto ciò che c’era da dire l’aveva già fatto, nel lontano 1945, esattamente nell’edizione del 7/5/1945, la celebre rivista americana "TIME": una bella croce sopra e non ci si pensa più. Cinquantacinque anni fa. Non c’è nient’altro da aggiungere. |
dal 17/02/2000