Franco racconta ...

Il nostro infaticabile e solerte fotoreporter, Franco Nardi ci invia molte mail, ricche di storielle e di foto particolari; .

La prima è un ricordo dei tempi lontani degli "scout" riadattato al giorno d’oggi in chiave ironica (vedere le note) in occasione di una domenica non favorevole all’Inter e quindi dedicata ai tifosi nerazzurri, una in particolare, assidua frequentatrice dell’Umbria. Per i non addetti ai lavori precisiamo che nella giornata in questione la matricola Reggina aveva fermato la blasonata Inter al Meazza ed i giocatori nerazzurri furono costretti a scappare dallo stadio in taxi; da qui le ironiche note. Racconta Franco:

Ieri mia suocera è stata ad Assisi (1) per venerarne il suo Santo patrono. Improvvisamente nella mia testa sono affiorati ricordi dell'avventura scout, compagna della mia vita sin dall'infanzia fino a qualche anno fa. Momenti unici, intensi e pieni di spiritualità. Mai potrò dimenticare i vicoli, i sentieri, che da Gubbio, da Spello, da Norcia, da Nocera Umbra, da Foligno, da Gualdo Tadino, da Greccio mi hanno visto pellegrino errante verso la città santa. Il mio cuore si riempiva di gioia quando, al termine di una giornata di cammino, trovavo un umile riparo per le mie povere ossa. Pierino, cugino (2) e compagno di strada, ricorderà sorella pioggia che accompagnava il nostro cammino, mentre fratello sole asciugava le nostre vesti.

E come dimenticare il volto degli amici illuminati dalla fioca luce del fuoco della sera. Percorsi che mi hanno visto allievo prima, e maestro di strada poi, che mi hanno permesso di incontrare giovani di ogni parte del mondo. Sembrava di raggiungere il paradiso quando il vento cominciava a carezzare il mio viso dall'alto del monte Subasio. Improvvisamente ecco apparire la val Topina. Il mio sguardo verso l'infinito osservava il sole al calar della sera. Tra pensieri e preghiere ecco all'orizzonte Perugia (3), in basso Assisi con S.M degli Angeli, la porziuncola, l'eremo delle carceri(4). Ormai, dopo giorni di cammino per raggiungere la città Santa, dal sogno mi separava solo la notte.

 

 

"Sarà forse per questo che, anche Paola, spesso si reca nella regione del Santo di Assisi.", mi sono sempre chiesto. L'altra sera da Giovannone si discuteva circa i mezzi ,di "emergenza" o "occasionali", con cui Paola raggiunge l'Umbria. Nessuno, e ribadisco nessuno, è mai riuscito a comprendere fino in fondo il perché. Ma poi, alle 17.00 di domenica 2 aprile 2000, come d'incanto è scoperto il mistero. Infatti ascoltando la radio mi sono accorto che Paola non ha bisogno di un'auto, perché gli interisti.......viaggiano in TAXI.

 

1) ASSISI - città che lega il suo nome a S. Francesco di Assisi, dominata da un castello le cui guardie erano donne. Meglio conosciute come "guardie della REGINA".

2) CUGINO - Dicesi cugino un parente di sangue, oppure un interista di nome Pierino che da 13 anni non vince lo scudetto.

3) PERUGIA - Città in cui il Milan il 16.5.1999 ha vinto il 16.mo scudetto.

4) EREMO DELLE CARCERI - Luogo di spiritualità ove S. Francesco osava venerare le bellezze della natura in assoluto silenzio con unico compagno il nobile Francesco di Bernardone meglio conosciuto come frate Bernardo. Caratteristico il letto in pietra in cui il fraticello di Assisi soleva coricarsi; anche il Presidente dell'Inter, dott. Moratti Massimo, è ospite di codesta struttura con unico compagno l'Avv. Prisco Giuseppe. Anch'esso colpito da improvvisa spiritualità.

IL POPOLO MILANISTA IN RISPETTOSO SILENZIO RINGRAZIA CON UNA PREGHIERA: "SALVE O REGINA".

La foto della Pace: Franco e Paola festeggiano i rispettivi e "vicini" compleanni scambiandosi sportivamente i pennarelli delle proprie squadre (ma Franco li regge con un tovagliolo, per non "contaminarsi"!)

Foto scattata il 7 giugno 2000 alla "Pappardella".

 

 

 

Il fotoreporter è sempre in azione

 

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Il secondo episodio è recentissimo, datato giugno scorso.

Scrive Franco testualmente: "Potrebbe essere un episodio da citare sull'ECO, ma considerato che è successo nell'ufficio postale di Roccasecca la storia rientra nella normalità." Testimone o vittima Mario Trapper, che era davanti a me. Solitamente non vado a ritirare denaro all'uff. P.T. perché la prassi è complicata (sicuramente anche per burocrazie locali). Ad ogni modo volevo estinguere un vecchio libretto nominativo, ma ho dovuto fare diversamente. Premesso che trattavasi di poco più di un milione, mi sono sentito dire: "ma no non ti conviene!" Insisto dicendo che questo era un libretto che addirittura risaliva alla mia adolescenza pertanto proprio non mi occorreva. Seconda obiezione, fatta da una addetta un po più rustica: "Ma mo tu che ce vo fa cu sti solde? Te servene?" Rispondo: "No! Comunque al limite preferirei passarli su un altro libretto di risparmio." Mentre si consultano mi accorgo che il Trapper sorrideva e bofonchiava con la sua caratteristica espressione (da Trapper). Mentre Mario mi attendeva sorridente fuori dell'ufficio postale arriva la terza ed ultima obiezione: "Ne nde glie puteme dà!" Stupito rispondo: "Perché?"

 

La risposta lapidaria: "Nen gli teneme!"

Esco, sorridente ed incredulo, e parlo con il Trapper il quale mi dice: "Franco ma quale scusa ti hanno dato?"

Replico, e mentre parlavo mi scappava da ridere: "Sono rimasti senza soldi!"

Il Trapper: "Allora a me è ita bona cà so du iorne che me gli stave a da a TUZZE E MENUZZE!!!" (1)

 

(1) - vocabolario: TUZZE E MENUZZE a pezzettini, a singoli pezzi, con avidità, con sofferenza.

 

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E veniamo ad un altro aneddoto incredibile.

Scommettiamo che non indovinate la squadra vincitrice del Torneo indicato sulla targa?

In realtà sarebbe ben difficile!

Franco aveva telefonato ad una tipografia per far preparare una targa ricordo intitolata alla AGESCI, che tutti sanno cosa vuol dire. Meno il tipografo, che ha chiesto di ripetere parola per parola, per favore.

Franco allora ha fatto ciò che facciamo tutti in occasioni simili, ovvero "lo spelling": A come ANCONA, G come GENOVA, E come EMPOLI, S come SAVONA, C come COMO, I come IMOLA.

Il risultato è sotto i vostri occhi!

 

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Ed eccoci ad una storiella dal sapore calcistico.

Via Piave ore 17.00 circa: Compleanno di Andrea, figlio di Roberto. Da lontano si odono degli strombazzamenti di clacson a cui non diamo alcuna importanza. In seguito Andrea esclama: "Papà i laziali fanno la sfilata!" Invece no! Erano tifosi del Napoli che credevano di essere stati promossi in serie A, mentre non c’era ancora la certezza matematica.

Il comico della vicenda sta nel fatto che il corteo si è timidamente dissolto prima che arrivasse nella piazza della stazione.

Come si dice: "S’ave repassate gli cunte".

 

Franco mentre detta il "pezzo" in redazione. Intanto il Lorino si sacrifica nell’assaggio delle pizze di Giovannone.

 

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Rimaniamo in ambito pallonaro e leggiamo quest’altra chicca roccaseccana. Non trascriviamo i nomi dei protagonisti causa legge sulla privacy.

Trattasi di un tifoso juventino partito per Perugia con tanto di scudetto sul cofano della sua auto la famigerata domenica in cui Calori con il suo goal decisivo ed il Maltempo con il nubifragio scatenatosi sulla partita scucirono uno scudetto - già festeggiato - dalle maglie della Juve per consegnarlo agli increduli laziali.

Il nome del protagonista è ********, giustamente ribattezzato da Ferdinando "il mentecatto". Il mentecatto dopo Juve-Parma sosteneva, non so per quale strano ragionamento, che alla Juve sarebbe stato negato un rigore sull'1 a 0. E che comunque la Juve, a prescindere dall'episodio "dubbio" (il goal di Cannavaro incredibilmente annullato, n.d.r.), avrebbe meritato lo scudetto.

Pochi giorni dopo la disfatta di Perugia il mentecatto veniva in negozio.


Io gli domando: "Come va?" gli faccio, ma lui non mi risponde e scuote le spalle.

Al secondo appello mi risponde con un filo di voce: "Va bone, va bone".

Io, maligno, insisto dicendo: "Ma sei senza voce, raffreddato, sei allergico anche tu ai pioppi?"

E lui: "Ma no so pigliate fridde!"

Mentre cercava di rimanere abbottonato entra in negozio sua madre: immaginate una donnona energica di campagna, oserei dire "rustica". Neanche il tempo di entrare, e come si conviene nei piccoli paesi dove ci si conosce un po’ tutti, inizia con le esternazioni calcistiche: "Esse, che beglie, è ite appresse a gliu pallone, gl'ave sfunnate la machina, sà chiappata tutta l'accqua isse, stu fesse, e pe glù pallone n'và a faticà e manghe magna? Ma i gliu cape glie rumpesse a stu camèle".

Ogni altro commento è superfluo.

 

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E veniamo alla foto che conclude questo reportage speciale del nostro inimitabile collaboratore, ormai notissimo anche all’estero (in Francia è ormai monsieur Nardi – Eco fotoreporter).

 

 

Siamo tornati indietro di mille anni, quando Rocca Sicca si scriveva proprio così, staccato!

E con questa "perla" finale vi diamo appuntamento ad una prossima puntata con altre foto e aneddoti dall’incomparabile universo della Ciociaria.

 

Franco Nardi

(Nardi Communications)