a 6 anni dalla scomparsa ricordiamo Nicky Hopkins Il 6 settembre del 1994 moriva a Nashville il pianista Nicky Hopkins, nato a Londra esattamente 50 anni prima (24-2-1944). Se il nome vi dice poco o nulla, provate a prendere un qualunque disco tra l’inizio degli anni ’60 e la fine degli ’80 e andate a leggervi le note di copertina. Scoprirete che, il più delle volte, al piano suona proprio lui, il talentuoso Nicky Hopkins. E’ realmente difficile trovare un nome celebre nell’ambito della musica rock che non abbia affidato, almeno in un album, la parte pianistica a Nicky Hopkins, considerato a lungo, e secondo noi a ragione, il miglior session man alle tastiere in circolazione. Fin da bambino egli denota una spiccata passione per il pianoforte, che comincia a suonare a tre anni, passando a prendere lezioni private a sei. Tra gli undici e i sedici anni frequenta la London’s Royal Academy of Music. Non ancora ventenne si unisce al gruppo beat dei Savages di Screaming Lord Stuch. Fa parte anche della Cyrill Davies All Stars, di cui rimangono alcune eccellenti registrazioni. A 22 anni, nel 1966, pubblica un disco solista intitolato "The Revolutionary Piano of Nicky Hopkins", recentemente ristampato in formato CD. La notorietà giunge con partecipazioni a dischi che rimangono pietre miliari del rock. Nicky prende parte a lavori quali "My Generation" degli Who, "Face to Face" dei Kinks, "Truth" e "Beck-Ola" del Jeff Beck Group, "Barabajagal" di Donovan, "White Album" e il singolo "Revolution" dei Beatles e tanti, tanti altri. Nel 1967 arriva il primo incontro con i Rolling Stones durante le sessions di "Their Satanic Majesties Request"; nasce in quei giorni una collaborazione che durerà circa 15 anni, al punto che sovente egli sarà considerato "il sesto Stone". Albums come "Beggars Banquet", Sticky Fingers", "Exile on Main Street", "Goat’s Head Soup", "It’s Only Rock ‘n Roll" portano per sempre impresso il suo marchio indelebile. Cagionevole di salute già in giovane età Nicky preferirà collaborare in studio che partecipare ad estenuanti tournée, anche se ciò non gli impedirà di impreziosire con la sua presenza i fantastici tour degli Stones nel 1972 e 1973, senza dubbio i più riusciti nella intera storia della band inglese. Parallelamente ai lavori con i Rolling Stones, che pure lo tengono molto impegnato, tra il 1969 e il 1980 Hopkins continua le sue collaborazioni a ritmo incessante, sia con artisti anglosassoni che statunitensi. Citiamo soltanto le più note: John Lennon ("Imagine", Walls and Bridges", "Sometime in New York City"); George Harrison ("Living in the Material World", "Dark Horse", "Extra Texture"); Ringo Starr ("Ringo", "Goodnight Vienna"); Joe Cocker ("I Can’t Stand a Little Rain", Jamaica Say You Will"); Art Garfunkel ("Breakaway", "Up’til Now"); Alexis Korner ("Get Off Of My Cloud"); Stevie Miller Band ("Your Saving Grace", Brave New World", "Number Five"); Harry Nilsson ("Son of Schmilsson", "Son of Dracula"); Carly Simon ("No Secrets"); Rod Stewart ("Foot Loose & Fancy Free", "Blondes Have More Fun", "Every Beat of My Heart"); The Who ("Who’s Next"); inoltre per un periodo è parte integrante del gruppo Quicksilver Messenger Service; trova anche il tempo di pubblicare, insieme a John Mark ed Alun Davis uno stupendo disco sotto il nome di "Sweet Thursday". Due i dischi solisti a suo nome, nel 1973 e nel 1975: "The Tin Man Was A Dreamer" e "No More Changes". Nel primo lo accompagnano nomi di primo piano come George Harrison, Klaus Voorman e Mick Taylor, nel secondo invece un gruppo di artisti sconosciuti oltre a sua moglie. Successivamente collabora con Paul McCartney ("Flowers in the Dirt" 1989), Bill Wyman, Ronnie Wood, Izzy Stradlin, Joe Satriani, Jimmy Page e un’infinità di altri grandi e piccoli nomi. Nel 1994, fiaccato da problemi di salute sempre più gravi, si spegne a Nashville, lasciando inevitabili rimpianti e stupendi ricordi in tantissimi appassionati. Con lui se ne è andato per sempre non soltanto un perfetto professionista ma soprattutto un inimitabile e preziosissimo talento. Mai scontato, mai monotono, il suo scintillante pianoforte si è lasciato apprezzare da fans dei più diversi orientamenti musicali. Se volete saperne di più potete cercare sui siti http://www.rockument.com/session_hopkins1.html , http://www.albec.net.mx/personales/rocksoff/nicky.htm e www.allmusicguide.com dove troverete un’infinità di notizie alle quali abbiamo personalmente contribuito nei mesi scorsi.
R.M.
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