Un aneddoto calcistico

 

Le maglie del Perugia

 

Il Perugia 1979-80

 

La caratteristica dei campionati di calcio dei dilettanti è questa: giocarli è puro divertimento, dentro e fuori dal campo. Nel senso che intorno ad una qualsiasi squadretta di calcio di paese o di quartiere ruota un piccolo universo fatto di gente dalla provenienza più varia.

Il calcio a livello di vero dilettantismo è un po’ una "livella" , tanto per dirla con il Principe De Curtis, in arte Totò. Nel senso che qualsiasi squadra che militi fra la terza categoria e la promozione aggrega tipi molto diversi fra di loro, per provenienza sociale, cultura, età, censo e quant’altro possa venire in mente. Tutto questo spesso crea una miscela esplosiva che rende divertente, e comunque mai noiosa, la vita di una piccola società.

Personalmente ho giocato in tante squadre, disputando tutti campionati dalla terza alla prima categoria, in varie regioni. Ho giocato nel Lazio, da ragazzino e in "vecchiaia", in Umbria durante i miei anni universitari, nelle Marche quando ho iniziato a lavorare. Insomma ho girato parecchio cambiando almeno una quindicina di società e, quindi, di squadre. Ho visto di tutto, partendo dalla mitica Rapid di Roccasecca, dove i dirigenti erano anche giocatori, e viceversa, passando per il Bivio, la Strada Romana ( anche per chi non ne conosce la storia i nomi sono abbastanza esplicativi del tipo di sodalizio ) Colle San Magno, Villa Santa Lucia, le umbre Castel del Piano, Marsciano e l’ambiziosissima e organizzatissima Olimpia Fermi di Perugia ( il livello più alto della mia pseudo carriera calcistica ), le marchigiane Castignano, Grottammare, Riviera Samb, tanto per fare qualche nome.

 

Tutto questo per dirvi che in quasi venti campionati e millanta tornei, oltre che divertirmi nel giocare al calcio, ho goduto spessissimo di atmosfere al limite del surreale con personaggi incredibili che davano luogo a storie irresistibili. Qualcuna ve l’ho già raccontata in passato. Stavolta per i pochi che avranno voglia di seguirmi parlerò di ciò che mi accadde in Umbria.

Dunque, al mio primo anno di Università in quel di Perugia, grazie ad un amico che conobbi in facoltà, verso gennaio fui invitato a fare una partitella di allenamento con il Castel del Piano, squadra dell’hinterland perugino che militava in seconda categoria. Dopo un paio di allenamenti decisero di tesserarmi e così cominciai a conoscere l’ambiente.

 

Il Perugia 1968-69 e 1970-71

 

Avevamo un massaggiatore che assomigliava a "Ferribotte", quel personaggio del film "I soliti Ignoti". Mingherlino, basso, scuro di capelli e di carnagione, baffi neri che erano il suo vanto e origini sarde. Lui faceva tutti lavori più umili, tracciava le linee sul campo, raccoglieva gli indumenti di gioco a fine partita, lavava le docce, teneva i rapporti con la lavanderia, portava i borsoni ecc. ecc. Si chiamava Tarcisio, ma per tutti era Gambadilegno perché era leggermente claudicante per una lieve malformazione che aveva dalla nascita. Era un tipo placido e accomodante, andava d’accordo con tutti e accettava passivamente ogni tipo di sfottò e di scherzo che noi gli facevamo.

Tarcisio, alias Gambadilegno, aveva un amore morboso per le nostre divise di gioco che lui custodiva gelosamente. Il suo momento di gloria arrivava ogni domenica al momento in cui l’allenatore, nello spogliatoio, annunciava la formazione. Mentre questi dava nome e numero, Tarcisio faceva il giro e distribuiva la maglia numerata ad ognuno dei titolari; poi imperturbabile passava alle riserve che allora erano solo quattro da portare in panchina. Si vedeva lontano un miglio che godeva da matti nel farlo. Era un vero maniaco dei numeri ed era in grado di dirti per ogni partita d campionato, anche di mesi prima, che numero avesse indossato ognuno di noi.

 

Il Perugia 1973-74

 

Una domenica eravamo in trasferta a Città di Castello e ci fu consegnata per la prima volta una nuova muta di maglie che un dirigente del Perugia aveva regalato al nostro presidente, suo socio in affari.

Quelle maglie erano bellissime, in tessuto sintetico ultimo grido e Tarcisio era in completa adorazione; le toccava e le lisciava in continuazione prima di distribuirle come al solito. Erano di un bel rosso granata con i numeri all’inglese, esattamente come il Perugia calcio. Con quelle maglie addosso sembravamo anche noi calciatori professionisti.

Cominciò la partita e successe che nel secondo tempo, dopo che eravamo passati in vantaggio, il clima in campo si fece pesante con i locali che menavano duro perché non ci stavano a perdere in casa.

Noi avevamo un’ala fortissima che si chiamava Calderini e che quel giorno stava facendo impazzire il suo marcatore. Successe che all’ennesimo dribbling subito, quel difensore randellò di brutto il nostro attaccante, trattenendolo prima per la maglia sul suo scatto. La maglia si strappò completamente, il nostro compagno diede una gomitata al difensore che lo teneva e questi gli stampò un cazzotto in faccia, facendolo cadere a terra stordito e con il naso sanguinante proprio nei pressi della nostra panchina.

 

A quel punto accadde qualcosa di imprevedibile : Tarcisio, che ripeto era un tipo tranquillo e assolutamente inoffensivo, si trovò a due passi dal difensore picchiatore. Come un fulmine entrò in campo e usando l’asta di una bandiera piantata nei pressi mise k.o. il nostro avversario. Scoppiò un mezzo finimondo, ce la vedemmo davvero brutta e a stento riuscimmo a calmare gli animi dopo alcuni minuti di rissa, e poco dopo l’arbitrò fischiò la fine. Salvammo a stento Tarcisio, e noi stessi, dalla rabbia degli avversari e del pubblico, compreso il fratello del giocatore che lui aveva colpito che avrebbe voluto entrare in campo e farsi giustizia sommaria scuoiando Tarcisio.

Come Dio volle, riuscimmo a ripartire per Perugia e, una volta in salvo in macchina, il nostro presidente chiese a Tarcisio che cosa gli fosse passato in mente. Gli disse : "Hai fatto succedere tutto questo caos per vendicare Calderini, che in fondo se lo era anche meritato rifilando la gomitata al difensore. Sai che potevamo uscirne tutti con le ossa rotte ?" E fu allora che Tarcisio rivelò il vero motivo del suo folle gesto : "Ma a me di Calderini non me ne fregava proprio niente, io a quello stronzo gli ho menato perché ha rotto la maglia nuova! Quasi quasi torno indietro e gli do il resto!". Non vi dico quello che gli dicemmo e che gli facemmo.

 

Ferdinando

 

L’attuale Presidente del Perugia Gaucci e signora, Presidentessa della Sambenedettese neo promossa in C2 brindano ai successi delle due squadre che rappresentano (foto da Il Messaggero Marche)