I racconti dell’Eco

Il Tenente e il gatto

(settima ed ultima puntata)

Era una radiosa mattina di fine marzo, il sole era già caldo e la vita nel piccolo villaggio stava cercando di tornare alla normalità. Dall’ultima sanguinosa battaglia erano passati quasi due mesi, la guerra era ormai finita e la gente del piccolo villaggio, anche se a stento, stava tentando faticosamente di ricostruire la propria vita. Il tenente veniva considerato un eroe e al momento era comandante provvisorio della piccola guarnigione. Aveva comunque deciso di stabilirsi lì, ne avevano parlato a lungo lui e Tanja: il loro unico desiderio era quello di rimanere insieme; per realizzare questa aspirazione la via più breve era quella che il tenente lasciasse l’esercito, idea che per altro egli aveva già in mente prima ancora di conoscere Tanja, ora gli parve ancora più naturale congedarsi. In fin dei conti l’aspetto più affascinante di essere ufficiale era la sua divisa nera, colore che per lui era stato una divisa anche prima e lo sarebbe rimasto anche in futuro.

Una sera il tenente era intento a ravvivare il fuoco del caminetto affinché si formasse la brace per preparare una grigliata che si preannunciava mitica: salsicce e pane in abbondanza da rendere croccante al punto giusto. Tanja aveva stappato da circa un’ora una bottiglia di vino rosso che adesso sarebbe stato pronto alla degustazione: era un rosso corposo, dal colore denso; Slash lo guardava sornione e si era seduto lì accanto. Alla radio stavano trasmettendo una vecchia canzone dei Rolling Stones, intitolata Sway: un blues torrido, in cui la voce di Mick Jagger si alzava sino alle vette del cielo. Il quadretto era quello di una famiglia felice, Camilla fissava ipnotizzata il fuoco che ogni tanto scoppiettava, Slash continuava a montare di guardia alla bottiglia di vino; in attesa che il cibo si rosolasse al punto giusto il tenente aveva cominciato a baciare Tanja sul collo, anzi le aveva già infilato un mano sotto la maglietta bianca di raso a maniche lunghe maliziosamente trasparente. Gli occhi verdi di Tanja emettevano piccoli bagliori e i due si stavano eccitando a tal punto da dimenticarsi delle salsicce, fu allora che Slash intervenne e lo fece in maniera molto umana, e cioè urlando un "ahooo" che sentirono in tutto la vallata. Dal giorno dell’ultima battaglia, il gatto aveva rivelato la sua natura sovrannaturale, ma cercava di non farla trapelare troppo spesso, in quanto il tenente spesso sembrava sull’orlo di rimanere colpito da un coccolone, ogni qualvolta Slash gli parlava e lui era troppo distratto per ricordarsi i magici poteri del suo inseparabile gatto.

In particolare una volta il tenente rischiò l’infarto, fu una sera che tornato alla locanda, sicuro che non ci fosse nessuno, salì le scale che portavano alla camera da letto sua e di Tanja e man mano che si avvicinava sentiva una musica provenire dalla stanza accanto – quella assegnata a Slash e Camilla divenuti nel frattempo inseparabili – incuriosito aprì la porta e fece capolino con la testa; lo spettacolo che gli si presentò davanti fu quantomeno insolito: accompagnata da percussioni dal suono primordiale che crescevano d’intensità, Camilla era seduta a un pianoforte – mai visto prima in quella casa - e quel bell’imbusto di Slash si dimenava, ritto sulle due zampe posteriori, davanti allo specchio cantando: "Please allow me to introduce myself i’m a men of wealth and taste…………i was around when Jesus Christ had his moment of doubt and pain!". Il gatto indossava una enorme tuba gialla e portava un monocolo sull’occhio destro. Il tenente cacciò un urlo, ma nessuno sembrò accorgersene quella musica primitiva era arrivata al culmine e dopo aver cantato ancora una strofa "please to meet you, i hope you guess my name,", Slash aveva afferrato una chitarra e sfornato un assolo lancinante. Fu a quel punto che il tenente in preda a una crisi di nervi riuscì a richiamare l’attenzione di quei due diavoli scatenati: era paonazzo in volto e per un attimo credette di perdere i sensi, ma subito Slash gli fu vicino e gli disse (nel senso letterale del termine: vale a dire parlò come un uomo): " non ti hanno insegnato a bussare? Scusaci credevamo di essere soli, capisco che per te non deve essere facile accettare che noi non siamo due gatti normali, ma la realtà è questa che vedi e che senti", il tenente ancora emetteva suoni inarticolati, per cui Slash proseguì "ti ho svelato la mia natura durante la battaglia, poi ho cercato di parlarti, ma capivo che non eri ancora pronto e non sapevo come riprendere il discorso…. Diciamo che questo incidente è capitato a proposito". Il tenente finalmente un poco più padrone di se stesso si era seduto per terra e accarezzava la testa, ora senza cappellone, del gatto con cui stava…. parlando. "Scusatemi voi – iniziò ancora con voce non del tutto salda - ma ho perso il controllo nel vedere un gatto che suona il pianoforte e un altro che balla, canta e si è messo in testa quella tuba gialla, forse in effetti è meglio se parliamo un po’" al tenente suonarono veramente assurde queste ultime parole, ma riuscì a proseguire il discorso con una certa dignità. "Da dove vieni Slash?", il gatto ci pensò su e quindi rispose: "e da dove vuoi che venga? Voi uomini lo chiamate inferno, io e quelli come me lo chiamiamo semplicemente casa. E’ in un'altra dimensione, che voi non percepite e per questo lo pensate come il regno del male, ma noi non siamo il male, ci avete definito così perché ci immaginate contrapposti al regno dei cieli.

Il che è anche vero, infatti tra noi e quegli esserini alati non corre buon sangue; devi sapere che sono insopportabili con le loro arie piene di buone maniere, sempre educati ma pronti a fregarti al primo errore: guarda cosa hanno fatto a voi…. Ma tra noi e loro non c’è nessuna guerra, ognuno segue la sua natura, siamo due mondi avulsi che vengono a contatto solo quando s’incontrano qui sulla terra. Ma, ripeto, non siamo il male, io non voglio portare nessuno alla dannazione; pensa che il compito che svolgo più spesso è quello di proteggere chi, come te in questo ultimo periodo, è in grave pericolo e spesso ci riesco". Il tenente appariva assorto, quindi domandò: "ma perché tu hai le sembianze di un gatto?", Slash paziente rispose: "perché io sono un gatto. Solo che essendo nato in un'altra dimensione, che non è quella terrena che tu conosci, ho facoltà e poteri che semplicemente un gatto terreno non ha"; "ma siete tutti gatti….lì?" farfugliò il giovane ufficiale. "no amico mio – replicò l’altro – ci sono anche uomini, donne bambini, uccelli.." " e parlate tutti?" l’interruppe il tenente, " con il tempo s’impara a far tutto. Vedi a noi nessuno ci ha raccontato la favola di un'altra vita, noi ne abbiamo una che dura – esitò un attimo Slash e quindi riprese di slancio - dura quanto voi non riuscireste a concepire". L’uomo storse la bocca, era pensieroso quindi chiese:"e perché tu hai scelto di proteggermi? Vuoi portarmi via con te?". "Lo vedi – disse il buon gatto – che anche chi è uno spirito libero come te non riesce ad accettare che io non sono qui per rubarti l’anima. Io non sono qui per questo, non so cosa farmene della tua anima, ma so che probabilmente per te non ci sarà posto più da nessuna parte se tu dovessi morire e allora ti aiuto a vivere finché vorrai". "ma io non sono immortale" disse l’uomo vestito di nero; "dipende da te – ribadì Slash – è certo che magari cambierai ambiente, conoscerai la nostra dimensione, tornerai qui dove vivi adesso; avrai del lavoro da svolgere come ce l’ho io, ma tu rimarrai sempre fatto come sei." "Ma il mio invecchiamento quando si arresterà?" domandò il tenente, "quando sarà giunto il momento di venire a conoscere la nostra dimensione sceglierai come mostrarti". " Senti Slash una domanda: ci sono uomini che……. sono uomini come tu sei un gatto? Quello che voglio dire.." Slash lo interruppe prima che s’incartasse e disse: "se vuoi puoi chiamarmi diavolo Lucifero, amico o gatto io non mi offendo". In quel momento il tenente sentì una voce alle sue spalle che disse: "se lo vuoi sapere ci sono io amore", era Tanja. "Oh cazzo" esclamò l’uomo, "elegante enfatizzazione di un pensiero" commentò sorridendo la donna, che era più bella che mai con il suo maglione nero a collo alto a maniche corte, i calzoni bordeaux, gli stivaletti neri e la massa di capelli tirati all’indietro sulla fronte e raccolti in una coda piegata.

Tanja passò una mano tra i capelli del suo compagno, questi si alzò e la guardò fissa negli occhi verdi e vide quanto erano belli, quindi distolse per un attimo lo sguardo si passò la lingua sulle labbra e disse: "oh cazzo, quanto sei bella" e la baciò.

Dopo la Grande Rivelazione il tenente, come dicevamo, si era abituato alle luciferine presenze, ma ogni tanto aveva delle vivaci discussioni con Slash, quando questi si prendeva qualche libertà di troppo.

Ma la cosa che riempiva più di felicità il cuore del tenente era Tanja. Ogni giorno di più rimaneva incantato dalla sua bellezza, dalla sua personalità; ogni volta che la baciava o l’abbracciava provava un’emozione così piacevole che lo proiettava in un uno stato di completa ebbrezza. Ma se la bellezza di Tanja era "soprannaturale", il tenente amava moltissimo anche parlare con la donna. Uno dei loro argomenti preferiti era il cinema e spesso si guardavano dei film; adesso che aveva riaperto anche il cinema potevano vedersi anche pellicole uscite da poco. Un giorno di metà aprile accadde però uno strano fatto: il tenente circolava per la piazza del villaggio – Tanja diceva, con un tono di voce che tradiva un certo velenoso disappunto, che usciva in parata per pavoneggiarsi davanti alle ragazze e alle donne - arrivato davanti al cinema vide che era tappezzato di manifesti del nuovo episodio de LA MUMMIA, film che sapeva per certo non essere ancora in programmazione nelle sale delle grandi città. Il tenente stava rimuginando su questa stranezza, quando vide passare quatti quatti Slash e Camilla, allora gli si accese un lampadina; tornato a casa li trovò sprofondati sul divano, i due gatti mostravano quella soddisfazione totale che solo un gatto sprofondato su un divano può ostentare. "Scusate micini" cominciò a dire il tenente, i due non dettero alcun segno di vita, "Slash!" esclamò allora perentorio il tenente; a quel punto il gatto si degnò di aprire un occhio, " mi sapresti spiegare come mai un film come LA MUMMIA che non è ancora uscito in nessuna città sia arrivato qui?", Slash lo contemplò con sguardo furbo e disse:"non ti preoccupare capo – quando lo voleva imbonire lo chiamava sempre così – non lo scoprirà nessuno… sai com’è Tanja ci teneva così tanto a vederlo che non ho resistito a prenderne una copia", il colpo era basso: Slash sapeva bene che qualsiasi desiderio avesse Tanja, il tenente si sarebbe fatto in quattro pur di esaudirlo. Il tenente, già molto più ammorbidito, obiettò:"si, ma come si potrà spiegare quando verranno a portarci la copia prevista per noi?".

Il gatto mentre si leccava voluttuosamente una zampa rispose: " non preoccuparti se lo dimenticheranno" stava per aggiungere un "e adesso smettila di scassare il cazzo" ma poi tramutò il tutto in un annoiato miagolio.

Dopo la fine della guerra era giunto in paese l’unico parente ancora in vita del tenente, zio Camillo. Questi era un vecchietto molto arzillo, che indossava sempre un copricapo di paglia a larghe falde e portava il bastone. Il tenente fu molto contento di vederlo e di presentargli la sua "famiglia". All’inizio non fornì troppi particolari sulla natura dei propri cari, fino al giorno in cui zio Camillo s’imbatté in Slash che aveva la tuba gialla calcata fino agli occhi. Lo zio e il gatto si fissarono a lungo finché Slash si tolse il curioso copricapo e fece un profondo inchino a zio Camillo. Questi la sera chiese a Tanja come mai un gatto portasse un cappello, ma l’affascinante donna lo tranquillizzò e gli spiegò che era una storia tanto lunga quanto banale e che non c’era niente di cui preoccuparsi. Zio Camillo non fece ulteriori domande, anche perché quella sera doveva uscire con la vedova del macellaio e voleva correre a mettersi in ghingheri.

Per festeggiare adeguatamente la fine di quel conflitto fratricida erano stati organizzati vari eventi, tra cui anche dei concerti musicali e ancora una volta Slash ci mise lo zampino: con uno dei suoi incantesimi aveva fatto si che il culmine della festa sarebbe stato il concerto dei Guns N ‘ Roses – una delle più micidiali e scatenate rock band di tutti i tempi e una delle preferite in assoluto dal tenente - , per la prima volta in tour da otto anni a quella parte. L’ufficiale quella volta si guardò bene dal fare qualsiasi osservazione al gatto che, guarda caso, portava il nome del chitarrista fondatore del gruppo, che però non faceva più parte del gruppo……. Quanto meno fino a quel concerto. Eh si perché, la vita è proprio strana a volte, Slash – il chitarrista – decise, chissà quanto spontaneamente di riunirsi ai vecchi compagni proprio quel giorno. Fu veramente singolare quando i due Slash s’incontrarono: entrambi indossavano la tuba d’ordinanza, gialla il gatto nera a coprire la foresta di riccioli nera il musicista, entrambi esibivano uno fiero cipiglio, si guardarono e l’uomo dopo un attimo d’esitazione offrì una sigaretta al gatto che gentilmente rifiutò. Il tenente e Tanja erano in mezzo alla folla straripante in attesa dell’inizio del concerto che si aprì a mezzanotte in punto. Urla selvagge cominciarono ad uscire dagli altoparlanti, quindi un momento di silenzio seguito dal travolgente attacco di RING THE NEXT DOOR TO HELL , slash, quello con la tuba nera, era in piedi sul piano con a tracolla la sua chitarra da cui strappò le prime note del concerto, subito dopo i primi accordi Axl rose iniziò a cantare. Il tenente balzò in piedi, mentre Tanja un po’ stranita se lo guardava.

Tutto intorno era una bolgia, dopo un po’ Rose annunciò una canzone "for all motherfuckers", e le prime note di Rocket Queen fecero incendiare ancora di più l’atmosfera.

Ma il culmine il concerto lo raggiunse durante l’esecuzione di Knockin On Heavens Door, (scritta dal grande Bob Dylan ma resa strepitosa dai Guns) e soprattutto quando Axl annunciò Don’t Cry, una struggente e tesa ballata con un micidiale e struggente finale, che concluse il concerto. Il tenente si estraniò per una attimo dalla follia del concerto e si vide ripassare davanti tutti gli ultimi mesi. Ma la voce di Axl Rose stava urlando le ultime strofe e ciò lo riportò alla realtà del concerto, che termino di lì a poco con l’immancabile Paradise City, altro cavallo di battaglia dei Guns. Il testo di quella canzone parla di un posto dove l’erba è verde e le ragazze sono carine, "proprio dove sono capitato io" pensò il tenente, mentre stringeva la mano a Tanja.

La mattina dopo nella locanda tutti ronfarono alla grande fino a tardi, il tenente aprì gli occhi svegliato dal cigolio del letto si girò e vide Slash e Camilla che si erano acciambellati tra le sue gambe, fu allora che si svegliò anche Tanja: il tenente immerse il proprio sguardo nei luminosi occhi verdi di quel prodigio di bellezza e fu sicuro di essere felice.

GS