Attualità e memoria storica

 Quando Cassino fu capoluogo di provincia

 

 

 

Le proposte di legge presentate in rapida successione dagli onorevoli Alfonso Pecoraro Scanio e Lucio Testa e dal senatore Bruno Magliocchetti, miranti all’istituzione della provincia del “Lazio meridionale” o del “basso Lazio” che dir si voglia, hanno suscitato, un po’ ovunque, notevoli apprezzamenti. La formazione poi di un movimento di opinione, il Masl (Movimento Autonomista Sud Lazio), avulso da schieramenti politici ed ideologici, teso al raggiungimento dell’obiettivo autonomista, ha rinfocolato ancor di più le speranze e le aspettative. Poi, come sovente accade nel nostro paese, le discussioni, la burocrazia, la politica, il particolarismo, hanno reso man mano più flebili tali speranze: ad oggi l’iter mirante alla costituzione della nuova provincia, nonostante le buone intenzioni manifestate da tanti e l’impegno concreto di un manipolo di irriducibili ottimisti, versa in una preoccupante fase di stallo.

E così, mentre a Roma si discute sul da farsi, Sagunto viene espugnata. Altre province infatti stanno lì lì per essere varate mentre Cassino, ahimè, rischia ancora una volta di restare desolatamente al palo.

 

L’istituzione di una nuova provincia sicuramente pone tutta una serie concreta di problemi i quali devono necessariamente essere risolti.

Ci si chiede, ad esempio: come faranno Frosinone e Latina ad acconsentire ad una mutilazione delle loro aree di appartenenza senza ricevere compensazioni territoriali in altre direzioni? Non sarebbe forse il caso di procedere ad una ristrutturazione globale della regione laziale nella quale Roma sia soltanto la capitale, analogamente a quanto avviene in altre nazioni europee, cedendo a Frosinone e a Latina una parte rilevante del suo attuale territorio provinciale? Ma, a prescindere da ciò ed accantonando altre pur importanti problematiche, a noi preme soprattutto far notare come Cassino, capoluogo di una entità territoriale (ammesso che sia poi Cassino il capoluogo della istituenda provincia) non costituisce affatto una novità nell’evoluzione delle vicende storiche. Già nel 1799, poco più quindi di due secoli or sono, venendo incontro ad un’istanza insopprimibile di rinnovamento mutuata dall’esperienza transalpina, il governo repubblicano di Napoli, insediatosi dopo la fuga dei regnanti borbonici, procedette ad una ristrutturazione globale dei territori meridionali, che furono suddivisi in “dipartimenti” e “cantoni”. Della riforma si incaricò Francesco Bassal, ex curato della parrocchia di San Luigi a Versailles che, divenuto deputato dell’assemblea legislativa, fu tra coloro che votarono la condanna alla ghigliottina del re Luigi XVI. Bassal aveva seguito il generale Championnet prima a Roma e poi a Napoli dove, unico fra i francesi, fu inserito fra i 25 membri del governo provvisorio presieduto prima dal filosofo teanese Carlo Lauberg e poi dal letterato e poeta pugliese Ignazio Ciaia, ricoprendo la carica di ministro delle finanze.

 

Arrestato assieme a Championnet fu poi liberato e seguì il generale fino alla sua morte. Si spense in Francia, a Parigi, nel 1802. Con la legge del 9 febbraio 1799, la parte continentale dell’ex Regno di Napoli fu suddivisa in 11 dipartimenti: Pescara, Garigliano, Volturno, Monte Vesuvio, Sangro, Ofanto, Sele, Idro, Bradano, Crati e Sagra. Ognuno degli undici dipartimenti che, come è agevole constatare, prendevano il nome dai corsi d’acqua o dai monti esistenti sul territorio, era suddiviso in cantoni.

 

 

Per tornare a noi il dipartimento del Garigliano aveva come capoluogo Cassino, o meglio San Germano, come a quel tempo si chiamava la cittadina.

Ad onor del vero la configurazione operata dal Bassal ebbe vita breve: il generale Macdonald infatti, che aveva preso il posto di Championnet richiamato in patria per rendere conto al Direttorio di alcuni suoi comportamenti per così dire opinabili in quel di Napoli, con provvedimento del 27 marzo dello stesso anno, abolì la nuova ripartizione territoriale ritenuta troppo caotica ed approssimativa, sancendo il ritorno all’antica divisione in province che, con decreto del 25 aprile, furono portate a 13.

Il maggior difetto della “riforma Bassal” consisteva nel fatto che a predisporla era stato un “forestiero”, completamente digiuno della realtà fisica dei luoghi che andava ad ordinare. Il Galanti, uno dei più insigni geografi dell’epoca, ebbe ad osservare che la suddivisione in dipartimenti e cantoni “era stata fatta col compasso alla mano”.

La qualcosa è confermata dallo stesso Vincenzo Cuoco che nel suo ottimo saggio sulla rivoluzione di Napoli del ’99, così scrive: “Quest’uomo (il Bassal nda) il quale non avea veruna cognizione del nostro territorio, fece una divisione ineseguibile, ridicola. Un viaggiatore, che dalle cime di un monte disegni di notte le valli sottoposte che egli non abbia giammai vedute, non può far opera più inetta”.

Ciò nonostante, anche da questa frettolosa ripartizione territoriale, emerge con chiarezza un inconfutabile dato di fatto: l’esigenza già avvertita secoli or sono, di mettere insieme sotto il medesimo compartimento, territori omogenei dal punto di vista storico, culturale, sociale ed economico, quali appunto l’area del Cassinate e quella limitrofa del Golfo.

Ed in questo contesto Cassino vedeva riconosciuta la sua indubbia centralità geografica e, nello stesso tempo, premiata la sua legittima aspirazione ad assurgere a capoluogo di un territorio omogeneo ed uniforme, territorio che, è bene precisare, è rimasto tale fino al 1927 quando, in piena era fascista, fu varata la nascita della provincia di Frosinone.

Nel 1799 dunque fu necessario uno sconvolgimento epocale, quale l’esperimento repubblicano in uno stato assolutista a connotazione monarchica, per far sì che l’operazione potesse andare in porto, sia pure per un brevissimo lasso di tempo. Che sia forse necessario ora un altro stravolgimento, questa volta in senso diametralmente opposto, visto che i Savoia sono ormai alle porte, per far sì che il Cassinate e il Golfo vedano finalmente riconosciute le loro legittime aspirazioni?

 

Fernando Riccardi