40 anni dopo

Dedichiamo l’apertura di questo Eco n. 40 ai primi 40 anni dei Rolling Stones. Luglio 1962-Settembre 2002: a 40 anni dalla primissima apparizione al Marquee Club di Londra, i Rolling hanno dato l’avvio, a Boston, all’ennesimo, e forse davvero ultimo, Tour mondiale. Di tutti i gruppi rock della cosiddetta "British Invasion" dei primi anni 60 sono rimasti in pochi così longevi, forse soltanto gli Who e gli Status Quo. Dei 5 membri originali ne sono rimasti 3, Mick Jagger, Keith Richards e Charlie Watts, oltre a Ronnie Wood che si unì al gruppo nel 1975. Un decesso, Brian Jones, e due uscite volontarie, Mick Taylor e Bill Wyman, non hanno impedito ai Rolling Stones di proseguire un cammino iniziato 4 decenni orsono sulle tracce del blues "maledetto" di Robert Johnson. La leggenda – che è poi verità – racconta che Mick Jagger e Keith Richards diedero inizio, idealmente, a questo longevo sodalizio musicale spulciando alcuni LP di blues che tenevano sottobraccio mentre aspettavano il treno per Londra alla stazione di Dartford, Kent, loro città natale. Il successivo incontro con il poliedrico Brian Jones, all’epoca noto come Elmo Lewis (dal nome del suo bluesman preferito, Elmore James) portò alla definizione del primo embrione del gruppo. Vennero i giorni del trasferimento a Londra, nel maleodorante appartamento di Edith Grove 102, le prime apparizioni in pubblico, grazie anche ad un "padrino" d’eccezione come Alexis Korner, poi il grande successo, i dischi d’oro, le tournee, i problemi con l’establishment negli anni ‘60, la droga nei ‘70, il declino negli ’80, la resurrezione nei ’90, le nuove irresistibili energie per il tour mondiale nel 2002-2003. C’è chi non li sopporta perché "fanno la stessa musica da 40 anni" e c’è chi li adora proprio perché "fanno la stessa musica da 40 anni". Non a caso i loro più affezionati estimatori hanno mal digerito proprio quelle (rare) occasioni in cui si sono cimentati in ambiti diversi dal solito rock-blues d’annata (come la psichedelia o la dance-music). Personalmente mi auguro che non smettano mai né di suonare dal vivo né di incidere dischi, anche se risultano essere sempre la copia di se stessi; guai se non lo fossero! Mai eccelsi tecnicamente, soprattutto da quando hanno perso il talentuoso Mick Taylor, ma sempre guidati da una grande carica dettata da un inesauribile campionario di terrificanti, unici e frequentemente saccheggiati "riffs" chitarristici, gli Stones continuano imperterriti nella loro strada, una strada maestra, come indicavano in uno dei loro album più belli: Exile on Main Street. Stanno invecchiando bene, nonostante le rughe evidenti, esuli ma ancor maestri di purissimo rock’n’roll .

RM