Si scriveva RAI si leggeva … Censura!

 

 

Se accendete la radio oggigiorno potrete ascoltare canzoni dai più espliciti riferimenti sessuali senza che qualcuno si scandalizzi più di tanto. Anzi, molto spesso gli stessi disk jockey tendono a mettere in risalto proprio i passaggi più scabrosi del testo. Se poi state guardando la TV potrete godere anche della presenza dell’eventuale presentatrice scollacciata. Forse un minimo di censura è rimasta soltanto per aspetti di carattere “politico”. Eppure c’è stato un lungo periodo, soprattutto negli anni ’60, in cui fu vietato il passaggio radiofonico a numerose canzoni, molte delle quali di grande successo.

Non faremo un’analisi accuratissima in questa sede, limitandoci a raccontarvi ciò che ci torna “a memoria” attendendo semmai vostri complementi e/o precisazioni sull’argomento.

La copertina è dedicata al 45 giri più censurato della storia: Je t'aime, moi non plus, di Serge Gainsbourg, autore ‘alternativo’ francese che la interpretava in coppia con l’attrice Jane Birkin. Il brano, in francese, più che cantato era parlato (da lui) e sospirato (da lei). Probabilmente sarebbe passato inosservato (come in casi simili in cui i solerti censori della RAI non avevano tradotto il testo) se la chiara simulazione di un orgasmo da parte della Birkin non avesse fatto passare in secondo piano la lingua d’origine!

 

Per la cronaca la canzone uscì nel 1969 e non solo non ottenne passaggi radiofonici, ma fu addirittura esclusa “d’ufficio” dalla Hit Parade dei primi 10 45 giri, determinandone di fatto la cancellazione totale dalla realtà. Non abbiamo ricordi di roghi effettuati in pubbliche piazze. Di certo negli anni 80 e 90 il brano è finito tranquillamente in tutte le antologie possibili e immaginabili degli anni ’60 …

 

 

Sul lato “politico e sociale” le cose non andavano meglio, anzi. Detto che quasi tutte le canzoni di Fabrizio De André ebbero problemi con la rigidissima censura (probabilmente erano sufficienti i titoli: Bocca di rosa, Cantico dei drogati, La Guerra di Piero e tantissime altre), molti furono i “bocciati” nel periodo 1965-70. Anche Gianni Morandi, uno dei Big della musica leggera dell’epoca, il figlio che ogni genitore avrebbe voluto, il fidanzato d’Italia, incappò nella ghigliottina censoria per il brano (paradossalmente “troppo” antimilitarista, leggi “antiamericano”) C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, di Mauro Lusini. Quasi a farlo apposta Joan Baez ne fece una sua versione cantandola in … Italiano! I Nomadi – e di conseguenza Francesco Guccini, di cui interpretavano parecchi brani - si trovarono a dover subire gli ingiusti blocchi RAI (forse da qui nacque la loro ben nota ritrosia a partecipare a programmi televisivi) in più di un’occasione: Un riparo per noi (sul tema delle piogge acide), Noi non ci saremo (sempre sui danni radioattivi, con l’aggravante dell’uso della parola “sudario” in trasmettibile per motivi religiosi), Canzone per un’amica (non so se sia realtà o leggenda, ma pare che fu censurata perché, la ragazza uccisa “tra le lamiere contorte” a seguito di un pauroso incidente stradale, poteva dar luogo a ingiustificati timori degli automobilisti, proprio nell’epoca del boom delle autostrade!), ed il caso emblematico di Dio è morto, bandito dalla RAI e trasmesso senza problemi da radio Vaticana i cui funzionari, probabilmente, avevano avuto il buon senso di leggere anche il sottotitolo (Se Dio muore è per tre giorni, poi risorge) e forse anche di ascoltarla, prima di emettere la sentenza.

 

 

Il compianto Herbert Pagani si vide sbattere in faccia la porta del suo drammatico Albergo ad ore, dove si incontravano due amanti che oltretutto si suicidavano! Non solo! Il cameriere narratore della triste vicenda ad un certo punto canta “E ho messo nel letto i lenzuoli più nuovi poi, come San Pietro, gli ho dato le chiavi gli ho dato le chiavi di quel paradiso e ho chiuso la stanza, sul loro sorriso”  Ce n’era per finire nelle segrete di Castel Sant’Angelo a vita, ovviamente dopo aver gettato le chiavi della cella nel Tevere.

Incredibilmente qualche anno prima era finito sotto la scure della censura anche il Mimmo nazionale, Domenico Modugno! Io stesso non ero a conoscenza del fatto fino a qualche anno fa, quando su una bancarella ho acquistato per poche lire un 45 giri del Festival di Sanremo 1960, intitolato Libero. Niente di strano, a parte la bizzarra copertina con un tronco d’albero. Ma sul cosiddetto Lato B … si celava lo scandalo: Nuda. Considerato l’anno di pubblicazione mi sono incuriosito ed ho ascoltato il brano, che faceva così: “Languida, morbida, purissima. Nuda! Mia! Ti sento ancora tra le mie braccia, bevo il tuo respiro, dolce morire! Nuda, nuda, dolcissimo ricordo di te”  . Qualcuno sostiene che fosse dedicata a sua moglie, ma la casa discografica (Fonit Cetra, legata alla RAI, n.d.r.) si affrettò a ritirare tutte le copie pubblicate sostituendo il lato B con la più innocua Più sola. Tutto a posto, pericolo scongiurato! A quanto pare debbo considerarmi fortunato ad aver trovato quella copia scampata alla furia perbenista.

 

 

 

Mi accorgo di aver fatto un percorso a ritroso, dal 1969 al 1960, cosa insolita, ma come potete osservare, da qualunque estremo si parte, la conclusione è sempre la stessa.

 

Ric