Due poesie di Mario Izzi dai

 

VERSI DAL CAMPANILE

 

Miria sorride sotto il campanile: ascolta i versi di Mario Izzi, o ripensa agli strafalcioni dei suoi alunni?

 

Circa un anno fa veniva data alle stampe questa raccolta di versi dell’amico Izzi, di cui abbiamo già scritto su queste pagine. Si tratta di liriche in lingua italiana e non in dialetto, come spesso l’autore ci ha abituato.

I versi scelti in questa occasione riguardano il tema del “pendolarismo”, una condizione vissuta da molti (roccaseccani e non), spesso con disagi e svantaggi non indifferenti.

La prima poesia si intitola “La notte del pendolare” e fa parte della sezione a contenuto “Lirico”. Nella presentazione, l’autore scrive che “ancora oggi, a ricordare quei tempi, rabbrividisco. Mi consolo quando penso all’attributo di “spartano” che allora qualcuno mi attribuì. Il riposo era in realtà sempre meno riposante e sempre più stressante. Ebbi però la forza di resistere al punto di volgerla in poesia!”

 

LA NOTTE DEL PENDOLARE

 

La notte evoca il sonno, il riposo:

stanchezza che si scioglie,

vigor che si rinnova,

promessa di un mattino radioso,

che la terra profuma

d’erba rugiadosa.

 

 

Per me la notte

È inesorabile trascorrere d’ore,

è terrore d’un sogno spezzato,

è timore d’un treno che parte

e corre e strida e assorda.

 

E’ buio di luce,

gelo di fiamma,

fiele di miele:

della gioia tristezza,

dell’amor la pena.

 

 

La seconda poesia è inserita nella sezione a contenuto “Satirico” ed è stata scritta nel 10° anniversario del soggiorno a Milano dell’autore (6/1978-6/1988).

 

SIGNOR DI MILLE STRADE

 

Fin tanto che l’impiego mi sta bene,

viaggio e m’alzo presto le mattine,

di sera a letto a l’ora che conviene,

o, come si suol dir, con le galline.

 

Col treno tutti i dì sino a Milano,

e da Bologna il tratto non è breve,

ma il peso, a lungo andare, piano piano,

non si dimostra invero tanto greve.

 

Doveva durar poco, un anno appena,

l’andirivieni dalla Lombardia,

ma nell’Italia nostra – ahimé he pena! –

la provvisorietà divien stantia.

 

Se ci rifletti un poco, non è male

Conoscere gli aspetti meno noti

Del vivere ordinario del mortale

Per tanta parte a masse enormi, ignoti.

 

Ignari d’essi sono i gran politici,

intenti ai miti e ai riti d’ogni chiesa;

ti par che chi ha i sederi megalitici

s’attardi a misurarsi in tale impresa?

 

Così trascorro i lustri nei viaggi,

in lungo e in largo per vecchie contrade,

e libero da vincoli e ingranaggi,

mi sento gran signor di mille strade.