2 agosto 1980

Era una bellissima mattina, soleggiata ma fresca quanto può esserlo in Scozia, anche in agosto. Eravamo alloggiati a Rosslyn Villa, nella cittadina di Oban, un porto da cui si muovono ogni giorno i battelli dei pescatori e quelli che trasportano i turisti a visitare le isole Ebridi Occidentali. Il mio posto preferito, il mio clima preferito, la mia compagnia preferita. L’abbondante colazione scozzese ci veniva servita ogni mattina dal padrone di casa, Mr Shaw, uno scapolo che affittava due stanze ai turisti; aveva un posto di responsabilità nel parlamento locale e ci portava le vivande indossando un grembiule di plastica lungo fino ai piedi sul vestito grigio, completo di gilet e cravatta, già pronto per scappare in ufficio. Era sempre allegro, fischiettava e canticchiava melodie scozzesi mentre friggeva bacon e salsicce, bolliva uova e toglieva dal forno croccanti verdure arrostite, Mr Shaw. Ma quella mattina era sconvolto nel darci la notizia che proprio nella "nostra" Italia c’era stato un attentato spaventoso alla stazione di Bologna: "about 80 people dead" – disse – e noi in un primo tempo capimmo "eight" (otto) e già ci sembrava un’enormità, poi quando scandì meglio "eighty" (ottanta) guardai Miria incredulo. Solo poco più di un mese prima c’era stato l’altro evento luttuoso dell’aereo precipitato per motivi tutt’ora ignoti (?) nei pressi di Ustica, ed ora questo attentato devastante, dalle motivazioni incomprensibili. Da 24 anni l’associazione delle vittime si ritrova nel funesto luogo per non dimenticare quelle 84 persone, tra cui molti bambini, che per ragioni ancora oscure, svanirono nel nulla in una calda mattina di agosto, in una delle città più belle d’Italia. 84 non è solo un numero, è una serie di vite spezzate, di famiglie la cui storia è stata brutalmente cambiata senza che qualcuno abbia almeno saputo dire perché. C’è stato un processo, è vero, una sentenza, sono stati trovati addirittura due colpevoli, tra l’altro recentemente ammessi agli arresti domiciliari, i quali, pur essendo rei confessi di altri numerosi delitti per i quali sono stati condannati a circa 9 ergastoli ciascuno, hanno sempre negato il coinvolgimento in questa tragedia E questo aggiunge dubbi ai dubbi. Molti politici si sono alternati a presenziare alle rievocazioni annuali, ma a parte le consuete parole di circostanza, non è mai emersa una voce fuori dal coro che abbia detto "ecco i motivi, ecco i mandanti". Mai, proprio come per il disastro di Ustica, dove addirittura i pochi testimoni sono misteriosamente scomparsi, come ricorda Carlo Lucarelli nel suo ultimo libro, dedicato ai "Misteri d’Italia" (Einaudi, 2004). Una fitta nebbia, un muro di gomma l’ha chiamato qualcuno. Che paese può essere mai quello in cui insopportabili nebbie calano fredde e minacciose ogni qualvolta accade un evento criminoso di questa portata, e non consentono ai parenti delle vittime nemmeno un ricordo sereno di chi in un attimo sparì senza un ultimo saluto, senza una parola? Possibile che non ci sia nessuno, magari in tarda età, magari per liberarsi la coscienza prima di recarsi davanti a ben altro Tribunale, che voglia dire qualcosa a chi aspetta solo un segno, una parola, da tanti anni? Quella mattina, ad Oban, i paesaggi e la natura incantata rimasero velati dalla triste notizia. Poi lo spirito della vacanza prese il sopravvento, e procedemmo nel nostro viaggio; al ritorno in Italia leggemmo sgomenti le cronache e vedemmo le immagini, poi cercammo di coltivare la speranza che un giorno si sarebbe fatta chiarezza … un giorno.

 

Il Direttore