Ferdi racconta un uomo, un casolare ed… Hemingway a Roccasecca

 

 

C'era una volta un uomo. E un casolare. Si incontrarono per caso (...lare), si videro e non si lasciarono più. Nel mezzo di una vita nomade, trascorsa in piena libertà, nel mare magnum dell'esistenza il casolare gli apparve come un'isola felice. Hemingway raccontava di un vecchio che nella lotta infinita con il pesce inseguiva il senso della vita. L'Eco non osa nemmeno pensare ad un accostamento, sia pure metaforico, con tale Maestro. Però non può essere stato un semplice caso (...lare) che al nostro Webmaster sia improvvisamente scoccata la scintilla dell'ispirazione, inducendolo a rappresentare visivamente l'immagine del casolare e del suo "uomo" in modo da richiamare d'intuito alla mente il capolavoro di Hemingway e il suo protagonista.

Caso ( ..lare) mai possiamo essere indotti a pensare che proprio l'antica e profonda conoscenza, direi addirittura simbiotica, che esiste fra il nostro webmaster e "l'uomo" della nostra storia abbia fatto scaturire quasi naturalmente la magica intuizione che ha portato a questa immagine.

 

 

 

Quindi, il caso (...lare) c'entra davvero poco se il "nostro" ha finito per scegliere di legarsi al casolare come il vecchio di Hemingway decise di fare con il suo pesce rischiando tutto e lottando anche contro gli squali pur di non mollare. Ma il segno più forte dell'ormai indissolubile legame fra "l'uomo" e il casolare è comparso solo poco tempo fa. Improvvisamente, dopo aver lottato furiosamente contro rovi, spine, erbacce, e tutti gli altri organismi vegetali, animali e alieni che cercavano di impossessarsi del casolare e averlo liberato dall'abbraccio soffocante di tutti quegli invasori, "l'uomo" ha lasciato definitivamente il suo marchio sul casolare. Come? Insediandovi finalmente e permanentemente UN TRATTORE. Anzi, uno dei SUOI TRATTORI.

 

 

L’estensore dell’articolo su uno dei TRATTORI della collezione Trapper (foto Eco)

 

 

Un gesto dal valore simbolico altissimo, il segno che ormai il casolare fa parte indissolubilmente della sua vita e che è penetrato nella sfera dei suoi affetti più intimi. Guardate la foto, guardate lo sguardo dell' "uomo" e cercate almeno voi di evitare la solita banalizzazione di cui a Roccasecca sono maestri, su tutto e su tutti. Non ripetete l'errore che in molti hanno fatto, proponendo all'"uomo" la solita, banale, scontata, becera, qualunquista, populistica, domanda. "Ahò, Mario, ma quanne ce vai a abità?".

Purtroppo il roccaseccano è implacabile, pragmatico, impietoso, sempre e comunque spoetizzante. Non si uccide così un sogno. Ricordatevelo se incontrate "l'uomo".

 

 

Ciao, Ferdi.