Quelle strane cose degli anni ‘60

Dolcissime memorie

Dopo i soldatini di carta, protagonisti della prima puntata delle cose particolari nate (e spesso subito sparite) degli anni ’60, dedichiamo queste pagine ad alcune "gioie" del palato apparse tra la fine degli anni ’50 e l’inizio del decennio successivo.

Vincenzo mi ha ricordato quando per un breve periodo (ma potremmo sbagliarci) eravamo golosi di una crema spalmabile tipo Nutella che era venduta in piccoli contenitori a forma di casetta. Una volta lavate le casette formavano un plastico della città. Il ricordo è molto vago, ma certo. Presumibilmente si trattava di una delle due antesignane della Nutella (che apparve ufficialmente nel 1964) la Cremalba e la Supercrema, entrambe della Ferrero, l’azienda che ha inventato questo tipo di cioccolata spalmabile.

A proposito della Supercrema, abbiamo trovato il manifesto pubblicitario che recitava così:

Alle massaie intelligenti

Supercrema

è un prodotto squisito, genuino, di elevato valore energico: sviluppa infatti ben 5100 calorie.

LA SUPERCREMA FERRERO

è uno degli alimenti più economici esistenti sul mercato perchè, tenuto conto del valore commerciale del recipiente di vetro, un kilogrammo di squisito e sano alimento costa in realtà poco più di 500 lire. La massaia intelligente che sa spendere bene il suo denaro acquista sempre e soltanto

Diffidate dalle imitazioni che non vi danno garanzia di un prodotto perfetto.

 

Immaginate di vedere oggi in TV questo genere di pubblicità che "lodava e sottolineava" quante calorie sviluppava il prodotto! Come sono cambiati i tempi! Ora è tutto "magro", "light", "ipocalorico" perché bisogna spingere la gente a dimagrire, all’epoca invece si enfatizzava il tal prodotto che offriva tante calorie per i "magri" protagonisti del dopoguerra …

In quello stesso periodo nei negozi di alimentari si vendeva, a fette, un parallelepipedo di cioccolato, spesso bicolore (cioccolato e nocciola) chiamato "surrogato di cioccolato" ; ricordo che a casa mia eravamo caldamente sconsigliati di mangiarlo. Mariolino ne fece indigestione nel periodo in cui andava da Assunta a vedere la TV dei ragazzi!!!

C’era anche una marmellata solida, dal colore violaceo, di forma quadrata, il cui sapore non era tra i migliori; alcuni di noi lo ricordano come una cotognata accettabile, altri ne portano con sé una memoria "pessima". Potrebbe essere, ma non sono sicuro, il "Cremifrutto" Altea, o Zuegg, un cubo di marmellata dura di cotogne avvolto in carta plastificata trasparente. Ad ogni confezione era allegata una figurina di calciatori di serie A, con la possibilità di iscriversi al Club Franco Bollino.

La figurina del mediano Fogli del Bologna

E veniamo ad un altro "piatto forte" della nostra infanzia. Le cioccolatine Ferrero, ognuna contenente una figurina raffigurante un personaggio della Walt Disney. Le compravamo nelle due botteghe di Alimentari presenti al Crocevia: Elenuccia e Assunta.

Credo di averne mangiate centinaia, al tempo delle Elementari!

Naturalmente ne ho conservate alcune decina, e così, a dispetto di chi mi accusa di far collezione di cose inutili, ecco una dozzina tra le più belle.

In alto da sinistra, il simpatico Ciccio, tuttofare stanco alla fattoria di Nonna Papera, Messer Bianconiglio e Fratel Coniglietto, il cane Bull, il Gufo Saggio e il mitico Agnellino Nero, una delle figurine più comuni, ed anche uno dei personaggi più amati dai bambini roccaseccani.

 

Nel secondo gruppo spiccano quattro personaggi dell’epoca "Western" come Pecos Bill, Toro Seduto, Penna Bianca e Fior di Luna, oltre a Capitan Libeccio, molto comune (Lorino ne aveva 11 esemplari!) ed il rarissimo – infatti la figurina è molto "vissuta" – Messer Avvoltoio.

Come non ricordare anche le "sigarette di cioccolata" (quasi sempre si trattava di surrogato) avvolte in una cartina con disegno del filtro e contenute in un pacchetto di uguale forma e fattura delle marche originali di cui spesso scimmiottavano l’involucro e la grafica. In tutta onestà, non mi pare che il gusto fosse tanto speciale, più che altro ci davano l’impressione di possedere un pacchetto di sigarette dei "grandi!".

Sarebbe sbagliato ora pensare che le nostre merende – e mi limito solo alle merende "dolci" tralasciando i classici panini con affettati, formaggi e la mitica "pasta d’acciughe" - in quell’inizio di anni ’60 si basassero soprattutto sui dolciumi succitati.

In realtà la maggior parte delle volte si mangiava pane burro e marmellata, pane burro e miele, pane e ricotta, nonché, in particolari periodi dell’anno, pane e "uovo di cioccolata", l’agnellino di zucchero (che però faceva un po’ pena, soprattutto quando si addentava la testolina), il torrone, via via fino all’ormai dimenticato pane e sanguinaccio (una crema fatta con sangue di maiale, cioccolata squagliata e aromi vari, da non confondere col sanguinaccio solido, che era tipo un dolce secco, da tagliare a fette).

Finisce qui la seconda puntata delle memorie degli anni ’60. Chiediamo scusa per qualche inesattezza, ma ciò che è stato scritto si basa unicamente sulla nostra memoria. Ricordiamo a tutti i nostri lettori di inviare suggerimenti o testimonianze per renderci partecipi di ulteriori ricordi da pubblicare.

 

R.M con l’ispirazione di Vincenzo