C’era una volta l’Equipe ’84 e c’è ancora…a Roccasecca

Franco Ceccarelli partecipa ad una manifestazione ufficiale del Comune di Roccasecca il 27 giugno 1999 (foto Eco)

Puntuale come il treno dei pendolari che fa Roccasecca – Roma, provare per credere, rieccomi qui a raccontavi qualche altra piccola storia sulla musica degli anni sessanta. Ormai quei due o tre fedelissimi dell’Eco che hanno la bontà e la sopportazione di seguirmi in queste puntate, intese come incursioni ma non certo come appuntamenti regolari, nei meandri del periodo più affascinante, creativo, eccitante, entusiasmante della musica moderna sanno che non seguo nessun progetto definito o pianificato. Quindi anche questa volta seguo i percorsi della mia memoria e ricordo ai molti cultori della materia ( in testa il nostro webmaster ) che non ho ambizioni di completezza o di precisione. Il mio racconto segue più che altro un filo che si sonda fra ricordi, eventi della vita legati a personaggi, musica, canzoni, come accade un po’ a tutti. Succede per esempio che torno a Roccasecca e incontro Franco Ceccarelli a Caprile, mentre con Trapper andiamo a vedere "il casaletto" di turno e allora mi passa per la mente di scrivere qualcosa sull’Equipe ’84 di cui Ceccarelli è icona storica e ormai anche unico erede legittimo, tenuto conto della tragica scomparsa di Victor Sogliano e dell’allontanamento ormai ultraventennale e definitivo di Maurizio Vandelli.

Come molti sanno, Franco Ceccarelli da anni ormai è cittadino roccaseccano avendo scelto di vivere a Caprile, fra un concerto e l’altro, dopo essere rimasto ammaliato dal borgo credo una sera che con l’Equipe era stato di scena alla festa dei "Pozzi di Caprile". Una festa peraltro che cade proprio alla fine di maggio, dunque anche temporalmente ci siamo. A proposito, tanto per confermare la teoria spesso riportata a vario titolo sull’Eco della capacità unica dei roccaseccani di smitizzare qualsiasi personaggio, quel giorno ormai lontano a Caprile mentre chiedevamo con Trapper notizie del famoso "casaletto" ad un noto abitante del luogo, artigiano e mio ex compagno di squadra, lui placidamente per indicare lo stabile ci disse: "sta alloc, vicino alla casa de gliu cantant. Si chiglie d’ Modena, chiglie dell’Echipp; chiglie sì ca cià vist, s’è accattata na cazz’ de casa. Però dic’ i’, chiglie ha girate gliu munn e propria aecc duvea venì a fenì ? la gente è proprio strana..". Pillole della solita saggezza roccaseccana…

Ma torniamo all’Equipe: data di nascita 1963, Modena, ma tutto inizia qualche tempo prima. Sentite cosa racconta in proposito Maurizio Vandelli:"Nel 1961 circolavano due gruppi emergenti a Modena, "Paolo e i gatti", cover band con Paolo Guarnera, leader della formazione, al sax, un "certo" Francesco Guccini alla chitarra e canto, Victor Sogliani al basso ed un piccolo batterista di nome Alfio Cantarella più Franco Fini chitarra e Marino Salardini al pianoforte. L'altro era un quartetto più rock-pop-giovanile: "I giovani leoni". Io ero voce e chitarra, Franco Ceccarelli altra voce e chitarra, Luigi Simonini voce e chitarra solista e Claudio Dotti alla batteria e voce".

Il gruppo di Vandelli però ha qualche momento di crisi. Sono tutti studenti e la musica è più un hobby che una professione. L’altra band invece deve affrontare l’uscita di scena di Guccini chiamato alla leva militare.

 

Ancora Vandelli spiega come fece il salto dai dilettanti de "I giovani leoni"ai più quotati "Paolo e i Gatti". Ecco l’occasione della vita: " Una sera Victor Sogliani arriva a casa mia con una proposta: ...perchè non vieni a suonare con noi al posto di Guccini? – racconta Vandelli – Non ci pensai nemmeno un attimo: Sì vengo! Fui convocato a fare un "provino" in un locale da ballo vicino a Parma, mi mandarono sul palco da solo e mi dissero: "cantaci qualcosa!". Me la facevo sotto, ricordo che cantai per Victor e soci una canzone molto bella in francese "Dans mon ile" accompagnandomi con la chitarra... sorridevano, ce l'avevo fatta: facevo parte dei mitici "Paolo e i gatti".

Ma anche questa formazione non durò molto, alla fine rimasero Maurizio Vandelli, Victor Sogliano che aveva sostituito Romano Morandi al basso, Alfio Cantarella e Franco Ceccarelli. Era nata l’ "Equipe 84".

I quattro si riuniscono e decidono il nome della band. Le idee sono chiare. Il gruppo cercava un nome che suonasse al femminile. Sempre Vandelli spiega: "Ci capitò in mano un disco folcloristico cantato da una certa Equipe Tahitienne, il nome Equipe ci piaceva ma io ero un po' preoccupato da come l'avrebbero scritto se solo l'avessero sentito o come l'avrebbero pronunciato se solo l'avessero letto, quel nome alla francese! Mancava poi qualcosa…Dopo varie ipotesi venne fuori quell'84, primo perchè suonava bene, secondo perchè già diabolici affaristi, speravamo che la Stock ci chiamasse per fare un Carosello! Scrissero subito che 84 era la somma dei nostri anni; non era vero ma non replicammo, infatti la somma dei nostri anni al momento era 85!".

Insomma i musicisti ormai c’erano e pure il nome del gruppo era definito. Manca solo un bell’inizio, una bella canzone che faccia conoscere la band. L’Equipe trova la via della notorietà con "Quel che ti ho dato" , cover peraltro ben fatta di "Tell me" dei Rolling Stones.

Debutto particolarmente felice che spalanca ai quattro ragazzi le porte del successo: per la prima volta un complesso italiano riesce a penetrare nei meccanismi della musica beat, mettendo in mostra discreta tecnica e soprattutto una coinvolgente armonia vocale. Subito dopo altro successo con il 45 giri "Ora puoi tornare", altra cover realizzata sulle note di "Go now" dei Moody Blues; del resto come è noto all’epoca era una strada quasi obbligata per il nostro nascente beat "copiare" i pezzi degli artisti angolofoni. Era Pier Farri, altra storica figura della musica leggera italiana amico e produttore sia di Guccini che dell’Equipe ’84, a mettersi ogni notte all’ascolto di Radio Luxembourg con un piccolo registratore a bobina Geloso. Come sentiva un bel motivo lo registrava e al mattino dopo lo faceva ascoltare al gruppo che iniziava a lavorarci su. L’Equipe comincia ad essere inviata ai Festival: prima quello di Napoli e quindi quello di Sanremo dove esordì con "Un giorno mi cercherai". Ma le fortune dell’Equipe ’84 passano anche attraverso il Piper, mitico locale romano che rappresentava il crocevia e il tempio di tutti gli artisti emergenti e più di tendenza dell’epoca. La popolarità cresce sempre più e con "Io ho in mente te", altra "copia" di "You were on my mind" di Barry Mc Guire, quindi arrivarono i brani storici come "Bang bang" e quelli più impegnati scritti per loro da Francesco Guccini ormai tornato dalla leva militare.

"Auschwitz" per esempio rimane ancora una delle più belle e significative canzoni di sempre.

Il gruppo cresce molto in personalità e spessore musicale lasciando in parte il beat e approdando ad arrangiamenti anche sofisticati e brani più complessi. Anche la celeberrima coppia Battisti – Mogol scrisse per l’Equipe pezzi fortunatissimi come "29 settembre" e "Nel cuore nell’anima". Da sottolineare come quando scrisse i primi pezzi per l’Equipe 84 Lucio Battisti non fosse ancora né noto né affermato: era soltanto il chitarrista del complesso dei "Campioni", il gruppo di Tony Dall’ Ara. Comunque sull’Equipe ’84, così come sul gruppo rivale per eccellenza vale a dire i Rokes, di aneddoti, particolarità, curiosità, ce ne sono tante. Personalmente ho avuto la fortuna di assistere ad un incontro, prima sul palco e poi in conferenza stampa, di Maurizio Vandelli e Shel Shapiro nell’ambito del Festival estivo di Recanati che da qualche anno si sta accreditando come una quotata e apprezzata rassegna musicale che si svolge nel mese di Luglio. Data la vicinanza con Ancona, ho sempre potuto seguirla con attenzione, e proprio sull’Eco ho avuto modo di raccontare qualcosa di quella simpatica e interessantissima serata con i due istrionici artisti e vecchi "capitani" di Rokes ed Equipe ’84 sul palco. Pensate: proprio Shel Shapiro che è il direttore artistico della manifestazione di Recanati ha voluto inserire nella rassegna nel 2003 Maurizio Vandelli.

Tornando all’Equipe ’84 sarebbero ancora tante le notizie interessanti e le storie da raccontare, vista l’importanza e la vivacità del gruppo. Magari cercheremo di farlo in una prossima puntata, per non abusare della vostra pazienza e dello spazio dell’Eco. Per completare sinteticamente la parabola del complesso modenese va detto che dopo aver raggiunto l’apice del successo e della popolarità alla fine degli anni sessanta, nel 1971 comincia ad avere una flessione che ne preannuncia il progressivo calo. Nel 1970 intanto era stato arrestato per detenzione di stupefacenti (appena sei etti di hashish) il batterista Alfio Cantarella; Maurizio Vandelli e Victor Sogliano danno vita alla "Nuova Equipe ‘84" nella quale arruolano anche Franz Di Cioccio, storico leader della Premiata Forneria Marconi, ma nel 1976 il gruppo si scioglie. Agli inizi degli anni novanta però l’Equipe ’84 rinasce sulla spinta del rinnovato interesse per la musica degli anni sessanta. Sono ancora Victor Sogliani e il "nostro" Franco Ceccarelli, due dei quattro componenti storici, a rimettere in attività il complesso autore anche di fortunate e godibilissime esibizioni a Roccasecca. Purtroppo l’8 ottobre 1995 muore Victor Sogliano, colpito da infarto a 52 anni nella sua casa di Bellusco vicino Milano. Victor scompare esattamente tre anni dopo il suo grande amico Augusto Daolio, morto l’8 ottobre 1992. Con il venir meno di Victor resta solo Franco Ceccarelli a tenere alto il nome dell’Equipe ’84, visto l’ostinato rifiuto di Vandelli ad una possibile sua riunione. Proprio alle parole di Vandelli, spesso caustico fino all’antipatia ma mai banale, affidiamo la spiegazione dei motivi della fine dell’epoca d’oro dell’Equipe ’84: "Il gruppo ebbe in pratica una doppia fine: la prima fu l’arresto di Alfio che finì per rompere l’armonia fra noi, l’altra fu l’aver esaurito la nostra vena creativa. La mia voce troppo classica forse aveva stancato". Alla prossima

Ferdi