L’angolo della Poesia

alternativa degli anni ‘70

Negli archivi dell’Eco sono custoditi documenti di valore storico di assoluto rilievo. Tra essi spicca il testo dattiloscritto delle "Poesie Astrolabiate" , per la collana "Le Fonti Perenni", che un gruppo di liceali, tra il 1971 ed 1974, ebbe l’estro di scrivere. Per motivi ancora ignoti, questi versi non furono mai pubblicati ufficialmente, quantunque molte case editrici all’epoca si contendessero l’opportunità di mettere sotto contratto gli autori. Questi giovani poeti alternativi non potevano accettare discutibili compromessi con gli editori che pretendevano di poter decidere tagli o modifiche nei testi, e preferirono lasciare che le loro rime restassero per sempre nell’oblio e nell’oscurità. Soltanto L’Eco di Roccasecca detiene ora i diritti degli "originali", ma ne centellina la pubblicazione, rispettando il desiderio degli autori, tuttora viventi. Un primo assaggio fu dato nell’Aprile 1997 (Eco n. 7), è tempo di procedere con una seconda ondata. I versi sono talvolta criptici, talvolta solari nella loro semplicità, ma anche spietati, illogici, folli, infantili, vitali, pessimistici, allegri, assolutamente premonitori di quella poesia "naif" che avrebbe invaso successivamente il mondo giovanile. Basti pensare a Mario Marenco e le sue poesie stranissime, lette durante le storiche trasmissioni radiofoniche di Alto Gradimento. I quattro autori, molto riservati, vengono indicati soltanto con le iniziali: F, L, G, R.

 

 

MICHAELA RASP 47

Sotto ombre morte giace esanime il pensiero,

tronfie cantilene di pioggia,

la terra futile che non può …

Pene, malvagità, visi duri e leggeri

d’uomini assenti e presenti singulti.

E tu, emarginato, siedi sul covone

e guardi inibito il porticato.

F.

 

GERTRUDE NON PERDONA

(LA GOTTA SI)

Rinverdir di ventresche a notte tarda

sopra la cima di un burrone acceso:

Odo un odio venir da un podio

Odo un passo venir da un fesso

Guardo un pero ch’è diventato cieco

E non v’è più d’un pipistrello tardo

Che non abbia già mangiato il lardo

G.

 

APOCALISSE

Un vento imperituro comanda le foglie imperterrite di un albero morto

e la pioggia umida di acqua piovana

bagna un fiume reso ormai invadente

da un barlume di coscienza.

Una bufera incombe maledetta più che sempre,

nella nostra vita non andremo più

avanti?

Chissà, io resterò mancino.

L.

 

LAUTI INVERNI D’AGOSTO

Offro l’ombra del bosco,

purché si sposti da sé.

Respiro l’aria del posto,

purché si sposti da te.

Raccolgo l’uva nel mosto,

purché si sposti dal Re.

Lauto è l’inverno ad Agosto

Purché si sposti da me.

R.