Il teorema elettorale

Accetta e martello

 

 

 

Questa parte centrale del 2006 sarà ricordata come uno dei periodi più intensi, elettoralmente parlando. Ad Aprile le Elezioni Politiche Nazionali, a Maggio le Amministrative ed a Giugno il Referendum.

Anche Roccasecca è stata al centro dell’attenzione con la sfida per la conquista del posto di Sindaco: contendenti A. A. e G. G. (non scriviamo per esteso i nomi non solo per una forma di “privacy”, anche se i due sfidanti sono ben conosciuti da tutti, quanto per procedere nella narrazione proprio come in un teorema, ndr).

Sulla base di queste due coordinate (la doppia A e la doppia G) comincia il teorema di cui andiamo a parlare, certi di portare un sorriso anche su un argomento come la politica che di recente ha generato più di una critica proprio per i toni eccessivamente duri ed accesi che hanno caratterizzato il dibattito politico, improntato soprattutto alla denigrazione dell’Altro, visto come un nemico e non come un rivale, proprio come succede nel bacato mondo del Calcio dove il tifoso prima di inneggiare alla propria squadra, inveisce contro l’avversario.

 

 

 

Si sa che l’Eco per propria scelta non interviene mai su questi argomenti prima dell’esito finale, evitando accuratamente anche qualsiasi pubblicità dell’uno o dell’altro sfidante. Di solito, in tutta onestà, dobbiamo ammettere che non ne parliamo neanche dopo, lasciando a giornali più “politici” commenti e considerazioni in proposito.

Questa volta va fatta un’eccezione, dal momento che un fatto singolare è accaduto proprio a me, il Direttore dell’Eco di Roccasecca, inconsapevolmente coinvolto nell’agone politico roccaseccano.

State a sentire.

Circa due mesi prima delle elezioni mi telefona mia cugina, che parteggia per il candidato A., la quale mi chiede se sarebbe possibile attaccare uno “striscione” sul balcone della nostra camera da letto, angolo Via Casilina-Via Piave. Breve consulto con Miria e l’assenso è dato. In fondo uno striscione – “ di quelli che si mettono alla Festa di Ferragosto” – non sembra così impegnativo. Non solo. All’epoca pensavo che lo sfidante fosse il precedente sindaco, a me sconosciuto, quindi mai pensavo di far torto a nessuno, ma solo un piacere alla parentela.

E invece chi ti si presenta come antagonista? Il mio vicino di casa, candidato G., al quale ora la mia scelta può sembrare poco simpatica. Ma non finisce qui. Proprio come uno di quei teoremi di geometria che sembrano semplici ma che non finiscono mai, aggiungendo via via nuovi passaggi e nuove difficoltà, la storia prosegue in modo … pittoresco!

Nel lungo weekend del 25 Aprile (data fatidica) mi reco a Roccasecca e mentre percorro Via Piave a circa metà strada mi chiedo come sarà questo striscione, ma cammino e non vedo spuntare nulla all’orizzonte, finché, giunto a 10 metri da casa, mi convinco che alla fine non è stato più messo. Macchè, alzo gli occhi verso il balcone e vedo lo “striscione” in tutta la sua maestosità: c’era, eccome se c’era!

 

Alla mia meraviglia si aggiunge la soddisfazione di aver imparato un nuovo concetto, ed in fondo fa sempre piacere apprendere cose nuove: a Roccasecca per striscione non si intende solamente un rettangolo di stoffa o di plastica legato a lampioni (o balconi) tramite lacci e corde, bensì una “struttura metallica angolare che abbraccia due balconi – lato Casilina e lato Via Piave – e che sorregge un grosso duplice telo indicante la lista del candidato A”. Talmente ben fatto che il 90% dei passanti ha pensato che la stanza in questione fosse come minimo il Quartier Generale della lista in oggetto, mentre l’altro 10% probabilmente non ha alzato lo sguardo verso il primo piano …

Il teorema prosegue … ed infatti mentre mi fermo a commentare con la signora Ida il fatto, chi arriva sul suo cavallo bianco, pardon, sul suo fuoristrada?

Il candidato G, naturalmente, ovvero il mio vicino di casa che conosco da sempre, al contrario del candidato A di cui ho soltanto sentito parlare e che ho incontrato due o tre volte nel negozio di foto di Zì Mimì. Cosa dirgli? Dopo le spiegazioni di rito, la parola data che non mi consente di tornare indietro, l’aver ignorato che lo sfidante fosse lui, etc., gli propongo, tra il serio ed il faceto, per “par condicio” l’affissione di un suo “striscione” sul balconcino rimanente: si mette a ridere e mi suggerisce, semmai, di chiedere la corresponsione di un affitto per la “sede” del partito.

Ci salutiamo ed io rimango per un momento a riflettere sulla strana situazione in cui mi sono andato a cacciare. Ma Ida mi riporta alla realtà commentando, per associazione di idee, un recente evento di alta politica. A questo punto concedetemi una digressione a carattere “nazionale” perché Ida mi ha dato un segno di quella saggezza popolare caratteristica della nostra gente. Era stato trasmesso da poco lo strombazzatissimo “Faccia a Faccia” tra mister Prodi e mister Berlusconi (candidati P. e B. !), atteso da anni e che avrebbe dovuto aprire gli occhi agli elettori.

Il giudizio di Ida? Lapidario:

“Ie non vuteria a nisciune degli ddù! Chiglie parla parla e nen s’azzitta maie: <avimme fatte cheste e cheste e cheste> e dà gli numere … 50, 120, 1.300, 2.750 … nu milione, <dame glie soldi a chi tè glie figlie>; chiglia’vete parla chiane chiane, mourmurea e ‘n ze capisce che sta a dì: <fareme, dareme, mo’ arrivame nua, dame gli soldi a chi tè glie figlie … insomma, ma che cianne pigliate pe’ scème?”

Impagabile. Rasserenato mi dirigo verso casa. Ma il teorema A + G non è ancora finito, anzi, siamo solo all’inizio.

Saliti in camera, Miria mi chiede di aprire le finestre per far entrare aria e luce nella casa chiusa da qualche tempo. Sul balcone di Via Casilina apro a stento la persiana che sbatte un poco sulla struttura dello “striscione”, evito di forzare; sul balcone di Via Piave nessun dubbio, la persiana resta chiusa perché la struttura di ferro è più alta. Restiamo forzatamente in penombra. Molto romantico.

Passano due giorni, ma al  terzo succede qualcosa. Dopo pranzo decido di leggere il giornale e mi stendo sul letto, ma è troppo buio; penso che forse se forzo un po’ la persiana si apre, ma non c’è niente da fare, sbatte sempre al ferro. Allora prendo un martello e penso che forse “battendo un poco” riesco ad aprire … in fondo sono le 2 del pomeriggio, fuori sembra estate, neanche un cane per strada, non darò fastidio a nessuno …  ma non c’è niente da fare, anzi, ad una martellata più forte il martello mi sfugge e cade di sotto (per fortuna non passa nessuno!) ed io sbatto la mano ad un ferro sporgente provocandomi un piccolo taglio, insignificante in assoluto, ma sufficiente a farmi irritare in quel preciso momento. La decisione era presa: dovevo dissotterrare l’ascia di guerra utilizzata l’ultima volta da Nuvola Rossa nel Wyoming nel dicembre del 1866. Con l’accetta in mano torno sul balcone e assesto qualche piccolo “fendente” allo “striscione” , staccandone un pezzetto, senza per questo riuscire nell’intento di aprire la finestra.

 

Jack Nicholson in “Shining” con l’accetta

 

Mi arrendo, depongo le armi e vado a riposare. E’ dunque finito il teorema? Ma neanche per sogno.

Driiiin … driiiin … suonano alla porta. Miria mi annuncia che da basso c’è un ragazzo che vorrebbe parlare dello “striscione”. Scendo, impeccabile, per il colloquio con un educatissimo giovane il quale mi dice di essere stato avvisato dal candidato A che c’è qualcuno che stava “staccando” il suo striscione, e mi chiede se ci sono problemi. Lo informo della difficoltà di aprire la finestra e sul mio tentativo di dare una leggera “limata” alla barra di ferro. Il giovane prende nota e ci assicura che manderà una squadra a sistemare tutto, anzi ci chiede se vogliamo togliere l’ingombro, se dà troppo fastidio. Lo rassicuriamo ed effettivamente neanche un’ora dopo arrivano due specialisti in striscioni a mettere a posto definitivamente la situazione. Dopo le tenebre torniamo alla luce del giorno. Eppure il teorema mi lascia ancora una domanda irrisolta ed un dubbio. Nel crocevia deserto dove non transitava neanche un’automobile, chi mi aveva visto? Forse col binocolo da Roccasecca Alta? Inoltre, non credo che il ragazzo, da come mi guardava, riuscisse ad identificare in me l’individuo armato di accetta che era apparso in finestra alla stregua di Jack Nicholson nella famosa scena di “Shining” …

A conferma di ciò, qualche giorno dopo mi chiama Franco – noto supporter di A - raccontandomi che in una riunione del comitato promotore, mentre il capolista A ricordava ai suoi ragazzi di non creare disturbo a chi aveva offerto disinteressatamente la propria casa per apporre la sua pubblicità, qualcuno dal fondo della sala esclamava: “ma sime sicure che era propria la casa de chiglie?” . Insomma si pensava ad un estraneo introdottosi in casa mia a dar fendenti contro l’avversario. D’altra parte chi potrebbe mai immaginare un Direttore alla finestra armato di accetta e martello?

Qualche giorno dopo – come racconta Franco nel reportage che segue – mio figlio Marco incontrando proprio Franco di fronte ad una nota pizzeria/forno della Stazione, veniva dissuaso dall’aprire la nostra finestra ... a scanso di ulteriori battaglie!

Ho raccontato questa storia divertente che rispecchia situazioni analoghe che si verificano spesso quando in piccoli centri si scende in campagna elettorale, nella speranza di addolcire un poco i termini dello scontro, per quanto ormai concluso, e di strappare un sorriso persino ai diretti protagonisti.

 

Il Direttore

 

Il Direttore talvolta usa il martello, ma per scopi culturali:

sta assemblando un numero de “L’Eco di Roccasecca”!