Primo Memorial Antonio Vicini

14 Settembre 2008

(a cura del Direttore e di Ferdi)

 

Quando sono arrivato al campo sportivo mi è sembrato di sentire una voce conosciuta, e più mi avvicinavo, più quella voce si faceva potente, usciva da tutti gli altoparlanti. Già sapevo a chi apparteneva, e quando sono entrato da uno degli accessi secondari del campo non sono rimasto sorpreso: calzoncini neri al ginocchio, maglietta bianca, microfono d’ordinanza in mano, era lui, Fabrizio Di Cioccio cronista e gran cerimoniere, come da tradizione.

Se Nicola Scanu è stato il principale ideatore della manifestazione “1° Memorial Antonio Vicini”, Fabrizio ne è stato il perfetto ed instancabile presentatore. Per l’intera mattinata ha gestito, sgolandosi, un pacchetto di giochi dedicati a piccoli e grandi, quali Corsa con i sacchi, Staffetta, Tiro alla fune, etc. Non contento, al pomeriggio ha vissuto la partita dalla panchina tra telecronaca, richiami e commenti vari: Irrefrenabile!

 

Fabrizio, il foglio e il microfono

 

All’impatto “acustico” con la voce di Fabrizio, che copriva ogni altro rumore, ha fatto seguito quello cromatico, alla vista del campo di calcio verdissimo. Non ricordo da quanto tempo non ci mettevo piede, ma è stata una grande sorpresa vedere il prato verde al posto di quel grigio scuro oserei dire storico.

Debbo dire che ritrovare tanti vecchi amici è stato di per sé un “evento”. Con molti di loro ho giocato tante volte oltre 30 anni fa, con altri anche in epoca più recente. Fabrizio ancora ricorda un mio gol con un “sinistro potente” al campo di Enzo! Impossibile nominarli tutti, provo a citarne alcuni di cui mi torna alla memoria qualche caratteristica: lo scalpitante Roberto Giannitelli, il classico Claudio Rezza, il tutto sinistro Massimino, l’indemoniato Filancia “Capitone”, oltre ai già citati Nicola e Fabrizio; non poteva mancare l’abbraccio con il bomber per antonomasia, Franco Rossini, giunto al campo con un certo ritardo dovuto alla spedizione a Formia con la squadra del Roccasecca (0-0 e primo punto in campionato, ndr) e alla successiva fermata a casa per un doveroso piatto di fettuccine, assolutamente propedeutico alla partita, nella più classica tradizione dietologica roccaseccana

 

La mattinata era cominciata con la messa al campo, al termine della quale sono state consegnate una pergamena ed una targa a Zia Maria, Ferdinando e Mietta.

 

 

Fabrizio ha poi letto una lettera rivolgendosi proprio ad Antonio. Dice:

 

Ciao, Presidente Antonio Vicini, anzi … Antoine Le Voicenne, come eravamo soliti scherzosamente ed affettuosamente chiamarti.

Siamo noi, i “ragazzi” degli anni ’70, oggi “over 50”, riuniti nello stesso luogo dove ci convocavi per gli allenamenti. Ricordi? Lo facevi personalmente, contattandoci uno per uno. Ci cercavi al Bar “Ceccanese”, al Dopolavoro Ferroviario, oppure per strada.

“Mi raccomando – dicevi – domani tutti al campo … e non fate i furbi!”

L’ “invito” era così perentorio che non ammetteva obiezioni.

Nessuna giustificazione poteva essere addotta per disertare le sedute di allenamento. La pioggia, il caldo, la caviglia gonfia, il mal di pancia, l’interrogazione a scuola o il compito in classe non potevano impedirci di essere presenti al campo sportivo.

Il giorno dopo tutti presenti. Tuti a sgambettare, fino a tarda sera, in lungo ed in largo su questo campo che con il passar delle ore diventava sempre più grande, le gambe sempre più pesanti ed il fiato sempre più corto.

 

 

Erano allenamenti interminabili perché era così che volevamo che fossero! E tu lì, Presidente, insieme agli altri dirigenti, osservavi e commentavi, a volte compiaciuto, altre volte con un pizzico di ironia, i tocchi di classe dei più bravi, gli assist, le rovesciate a vuoto, le conclusioni a campanile, i lisci e le papere dei portieri.

“Palla a terra, ragazzi! Palla a terra! E voi, difensori, sui calci d’angolo dovete sempre saltare!” Così solevi gridare da bordo campo. Con quanta fatica tentavamo di tenere palla a terra e con quanta energia saltavamo in area; spesso, però, il pallone, ahimé, lo spedivamo nella nostra rete!

A conclusione degli allenamenti, fuori degli spogliatoi, volevamo sempre conoscere la formazione della squadra che sarebbe scesa in campo nelle partite ufficiali. Nessuno temeva di essere escluso perché sapevamo benissimo che ognuno di noi avrebbe sicuramente giocato in una delle domeniche di Campionato.

Chissà, Presidente Antonio Vicini, sarà stato, forse, questo il segreto che ci ha tenuto sempre uniti?

Riflettendoci, sei stato l’inconsapevole profeta della “panchina lunga” e del “turnover”, genialità attuate poi con successo negli anni novanta da allenatori di alcune grandi squadre di calcio di serie !A”.

 

Il Presidente Antonio Vicini (secondo in piedi da sinistra) e Gigino Caroselli (primo in piedi sulla destra) in una storica foto con la squadra (il campo non è ancora d’erba!)

 

 

Ti conosciamo bene: stai sorridendo per questa affermazione. Ma noi non stiamo esagerando.

Il “tuo turnover” non avrà fatto raggiungere alla squadra le alte vette delle classifiche, ma sicuramente è riuscito a tenere alto, ancora oggi, lo spirito di amicizia, di collaborazione e di solidarietà.

Forse è per questo che noi, giovani e meno giovani di allora, quasi tutti tifosi della Juve, dell’Inter o del Milan, acconsentimmo ad approvare all’unanimità la tua proposta di scegliere i colori sociali della Polisportiva nelle tinte bianco e azzurro.

Con imperdonabile ritardo abbiamo voluto dedicarti questa giornata che cercheremo di vivere in allegria con tutte le famiglie presenti, per ringraziarti dei valori sportivi che ci hai lasciato in eredità. Proveremo ancora una volta a tenere la palla bassa e a saltare in area sui calci d’angolo per vedeti ancora sorridere.

Arrivederci, Presidente, anzi … au revoir, Antoine Le Voicenne, messier le Prèsident.

 

f.to I ragazzi della Juniores Anni ‘70

 

 

Un altro omaggio è stato donato a Ferdinando da Giuseppe Marsella, ora assessore, ma un tempo centravanti di belle promesse. Si tratta di una copia dell’articolo scritto da Zio Antonio in occasione della celeberrima amichevole del 1973 tra Roccasecca e Roma, terminata con l’onorevole punteggio di 1 a 9, col Roccasecca che era passato in vantaggio proprio grazie ad un secco diagonale di Giuseppe Marsella (all’epoca Marsella II°).

Era la Roma di Ciccio Cordova e Pierino Prati, di Giancarlo De Sisti e Giuseppe Santarini, dei due curiosi portieri, l’altissimo Meola ed il piccolo Quintini, e di tanti altri famosi giocatori; l’allenatore era il “barone” Niels Liedholm, subentrato il 2 Dicembre 1973 al “filosofo” Manlio Scopino.

 

 

 

Ferdinando ed Antonio, figlio e nipote di Zio Antonio, ricevono il dono da Giuseppe Marsella

 

Ed ecco lo stesso Marsella, circa 35 anni fa, primo sulla destra, a centrocampo, in attesa di dare il calcio d’inizio alla partita dell’anno, Roccasecca-Roma. In quel momento non poteva immaginare che di lì a poco avrebbe battuto il portiere della Roma! Sulla sinistra si riconosce l’ineguagliabile figura di Ciccio Cordova. Da notare come tra la maglietta della Roma e quella del Roccasecca non emergano significative differenze, e soprattutto nessuno sponsor!

 

 

Ed ora lasciamo spazio ad un po’ di fotografie prese dal sottoscritto che rappresentano i diversi lieti momenti della manifestazione.

Dopo alcuni giochi per bambini, come il lancio dei palloncini pieni d’acqua, durante i quali il buon Fabrizio si è sgolato nella vana speranza di ottenere un minimo di seguito e di disciplina, si è passati ai giochi per “adulti”.

 

 

 

 

Nel tiro alla fune spiccano le imprese di Antonio Vicini junior e del suo fido compagno Alarico che non si spaventano a partecipare contro una squadra di personaggi ben più grandi di loro. Vinceranno, sia pure con l’aiuto di un gigante che incredibilmente riesce a stare seminascosto nella fotografia.

 

 

 

 

 

 

Anche la corsa dei sacchi ha riscosso notevole successo, sia nella sezione uomini che in quella donne.

 

Da sottolineare la clemenza del tempo che, nonostante minacciose nuvole nere ogni tanto oscurassero il cielo, è rimasto sufficientemente buono, permettendo la disputa di tutte le tipologie di gare e giochi in programma.

 

 

Per l’occasione sono state create delle magliette celesti con la dicitura Primo Memorial Antonio Vicini.

Nella foto Tre Vicini posano con le impeccabili tenute da gioco di fronte agli uffici del Roccasecca.

 

Una speciale nota di merito va al chiosco delle vettovaglie che per soli euro 1,50 ha offerto robusti panini con salame, prosciutto crudo o formaggio, nonché tranci di pizza calda. Particolarmente ricco il successivo reparto di dolciumi (casalinghi e non) di cui sono state servite – a offerta - generosissime porzioni.


 

 

Nel pomeriggio si è disputata una partita tra due formazioni locali, in maglia celeste la “De Angelis Vecchie Glorie” e in maglia gialla gli “Amici del Memorial”.

Le magliette erano così belle, altro che quelle del lontano Roccasecca-Roma, che a vederle su quel campo verde si poteva quasi pensare di assistere ad un Napoli-Chievo. Naturalmente ad un’occhiata più approfondita alla silouette dei calciatori la realtà appariva, impietosamente.

 

 

 

La partita, come spesso accade in queste situazioni, non ha deluso dal punto di vista dell’impegno profuso da calciatori ed “ex calciatori”, alcuni dei quali dotati di stomaci molto capienti.

Tale caratteristica era evidenziata quando in occasione di scatti velocissimi (si fa per dire) delle ali, non erano richiesti cross “bassi” (per colpire di piede) o “alti” (per colpire di testa), bensì a mezza altezza (per colpire di pancia!).

 

 

Per ogni evenienza in campo c’erano anche due dottori, uno dei quali, Sergio, ben noto per le sue doti di curatore di attaccanti precedentemente incorsi in spiacevoli infortuni … magari provocati, del tutto involontariamente, proprio da lui. Del resto aneddoti su Sergio se ne raccontano da circa 40 anni. Ne ricordiamo una tra le tante.

In una partita di tanti anni fa il buon Sergio continuava a commettere una infinità di interventi ai limiti (e oltre) del regolamento, quasi sempre impuniti. L’attaccante di turno si lamentava in continuazione, ma l’arbitro non se ne dava per inteso, finché, all’ennesimo fallo subito, e non fischiato, cadde urlando e gesticolando a terra, con colorite invettive nei confronti del rude difensore. Questi, per niente impressionato da quella scena, dopo aver allontanato il pallone, e quindi la minaccia per la propria squadra, si rivolse così all’avversario:

- “Dai, alzati e gioca!”

E quello, ancora per terra, reggendosi la caviglia martirizzata, gli disse di rimando:

- “Dottò, e che ‘ttaggia portà la lastra pe’ famm’ fischià la puniziò!”

 

 

Tornando all’incontro del 14 settembre c’è poco da dire a livello di cronaca.


 

 

 

All’inizio i due poco criniti attaccanti dei “Gialli” hanno realizzato reti di ottima fattura portando i propri colori in vantaggio. Poi è entrato il bomber Rossini per i “Celesti” il quale, nonostante la abbondante quantità di fettuccine trangugiate a pranzo, in poco più di dieci minuti ha realizzato 3 gol (un altro lo farà nella ripresa) rimettendo le cose a posto. Quando si dice che la classe non è acqua!

 

 

Per la cronaca la partita è finita in parità (7-7, 8-8 … qualcosa del genere) tra l’entusiasmo del pubblico accalcato sulle gradinate.

Fabrizio ha incessantemente incitato i “suoi” dalla panchina, sia prima che dopo il suo breve ingresso in campo, causa infortunio; a dir la verità non ha mai smesso di parlare neanche in quei dieci minuti in cui ha giocato, da terzino sinistro (oggi si direbbe uomo di fascia) verso la fine del primo tempo.

 

 

Si può dire, senza tema di essere smentiti, che per un pomeriggio la vecchia De Angelis ha di nuovo calcato il mitico campo sportivo dove per lunghi anni giocò e colse significativi risultati sotto la guida di Antonio Vicini.

 

 

 

A questo proposito, facciamo di nuovo un salto nel passato

Ripercorriamo alcune di quelle “Storie di calcio roccaseccano” che spesso hanno trovato spazio sull’Eco, grazie soprattutto ai ricordi di Ferdinando.

Il primo aneddoto risale al campionato 1972-73. La ormai mitica juniores della Polisportiva De Angelis era in crisi nera a metà campionato. Le sconfitte si succedevano, anche con punteggi tennistici. I dirigenti della società, in particolare il Presidente Antonio Vicini ed il Direttore Sportivo Gigino Caroselli, dopo un animato vertice sociale decidono di rinforzare la squadra con alcuni elementi illecitamente fuori quota.

Vengono così arruolati, rigorosamente sotto falso nome e falso cartellino, Fabrizio Di Cioccio (nei programmi societari polivalente jolly difensivo e, alla bisogna, financo portiere) e Sandro Scappaticci per conferire più peso ad un anemico attacco.

 Alla prima partita del “nuovo corso” è in programma la tradizionalmente ostica trasferta di Atina. Giunti al Comunale di Atina, la De Angelis va in campo per il consueto riscaldamento pre-partita.

 

 

Intanto il Presidente Vicini è più fiducioso del solito, mentre il D.S. Caroselli resta piuttosto scettico a bordo campo. Inutile raccontare lo svolgersi dell’ incontro, ci limitiamo al mero tabellino finale: Atina 6 De Angelis 2 (reti di F. Vicini e del neo acquisto Scappaticci per “i nostri”). Mentre la carovana stava mestamente rimettendosi in viaggio alla volta di Roccasecca, con la triste prospettiva del “tracciolino” (impervia strada che collega Atina a Roccasecca, ove fu girato il film “Ciao Nemico” con Giuliano Gemma, n.d.r.), il D.S. Caroselli si avvicinò al Presidente Vicini e sfoderò l’ormai storica frase: “Antò, cagnene gli sonature ma la musica è sempre chella!” Alla replica di Vicini che manifestava la sua impotenza, il sempre caustico D.S. rispose: “Chi pe’ ‘sti mari và, ‘sti pesci piglia!”, suggellando così l’ingloriosa domenica.

Un paio di partite dopo, al Comunale di Castrocielo, provvisoriamente utilizzato per le partite casalinghe della De Angelis, causa lavori al campo di Roccasecca, va in scena il solito rituale dell’appello da parte dell’arbitro, prima dell’incontro con la San Vittorese. Ai due fuoriquota illegittimi, era stato mostrato ripetutamente il cartellino con le false generalità. Sandro risultava essere tale Adamo Franco, nato nel 1959, rubacchiando circa quattro anni, mentre Fabrizio impersonava tale Fantini Luigi nato nel 1960(lui era del 1955!). I due si erano esercitati nel rispondere con il proprio nome di battesimo (falso) ed il numero di maglia all’arbitro che li chiamava con il cognome.

Nonostante l’indottrinamento, mentre Fabrizio rispose correttamente “Luigi”; Sandro, alla chiamata dell’arbitro, anzichè rispondere “Franco, numero 9”, rispose “Sandro, numero 9”. L’arbitro si insospettì e gli chiese “in che anno sei nato?” e lui si buttò ad indovinare “1957”; e l’arbitro, guardandolo in faccia, gli rispose:”allora hai fatto uno sviluppo precoce, andiamo avanti”.

 

 

In campo Fabrizio, schierato da libero, con ovvio avanzamento di F. Vicini a centrocampo, alla prima palla ciccò clamorosamente il rilancio, favorendo il goal del centroattacco avversario, tale Nicandro Rossi (i genitori lo avevano battezzato in questo modo, storpiando per ignoranza il nome Alicantro, animale sacro al quale si erano ispirati, n.d.r.); da centrocampo, Sandro (o Franco, fate voi ...) apostrofò così l’improvvisato libero:”Fabrì, gessa la stecca!”. Qualche minuto dopo, su una azione di calcio d’angolo, Sandro cercava di indurre Franco Rossini a posizionarsi davanti al portiere avversario per disturbarlo “all’inglese”. Ma il giovanissimo Rossini, alle prime apparizioni in squadra, era timido e non osava avvicinarsi troppo al barbuto portiere avversario. Allora Sandro gli disse: “Frà, vaglie vicine, chiù vicine, cà tant’ ‘n te mozzeca!”. E, per convincere lo stupito Rossini, rivolto al portiere avversario:”Portiè, è vèr cà non gli muzzeche?”. E l’allibito portiere annuì, guardando stupefatto Rossini.

 

 

L’ articolo riprodotto ci riporta al 5 marzo ‘78


 

 

Continuando nel racconto un po’ sconnesso di testimonianze e di ricordi su partite e personaggi importanti che sono passati per il campo sportivo di Roccasecca e che si sono incontrati con Zio Antonio, non potevamo mancare di riportare per intero un articolo pubblicato una decina di anni fa su uno dei primissimi numeri de “L’Eco di Roccasecca“. Stiamo parlando dell’incontro con Arturo Bertuccioli (Pesaro 27 febbraio 1945) mediano della Spal del Presidentissimo Mazza dal 1963 al 1969 e in seguito asse portante del Catanzaro dal 1969 al 1971, quando la squadra giallorosa guidata da Seghedoni raggiunse per la prima volta la serie A.

 

Figurina Panini 1967/68

 

Ed ecco il testo completo dell’articolo:

Qualche volta i sogni si avverano, e succede che, quando ormai non ci speri più, incontri il personaggio che avevi sempre desiderato conoscere.  E’ successo a Ferdinando e Riccardo, i quali hanno finalmente conosciuto di persona uno dei più grandi miti calcistici della loro giovinezza: il grandissimo Bertuccioli!  Ora allenatore, il mitico ex-mediano della Spal e del Catanzaro, è stato a Roccasecca in occasione di un torneo giovanile e, a fine partita, si è piacevolmente intrattenuto con i suoi due fans di vecchia data, accompagnati dal mitico Antonio Vicini, public relation man del Roccasecca Calcio. 

 

I due appassionati calciofili hanno rinnovato nell’incredulo ospite lontani e ormai sopiti ricordi di epici scontri calcistici con la maglia bluceleste della Spal prima e con quella giallorossa del Catanzaro poi, squadra con la quale disputò il campionato divenuto famoso per la vittoria contro la Juventus con goal dell’altro mito unico Mammì (chi non lo ricorda, ascetico, totalmente sporco di fango, a braccia alzate dopo il suo celeberrimo gol?).  Bertuccioli è stato un mediano di quelli di cui si sono ormai quasi perse le tracce, tipo Trapattoni, Furino, Tardelli o Casisa, per intenderci, sempre combattivo, indomito, a correre su e giù per il campo, ringhiando sugli avversari, duro sì, ma sempre corretto, mai cattivo.  Ora, a cinquanta anni, sembra sempre lo stesso, così come appariva in quelle leggendarie figurine Panini degli anni ‘60/’70.  Lunga vita al mito, lunga vita a Bertuccioli!

 

Bertuccioli si intrattiene sorridente con i due leggendari Vicini, padre e figlio.