Andando al Cinema con Gianni 

LA GIUSTA DISTANZA

 

Le ultime due stagioni hanno registrato una rinascita del cinema italiano, l’ennesima, che ha avuto le sue due punte di diamanti in Gomorra di Matteo Garrone (candidato all’Oscar) e ne Il divo di Paolo Sorrentino. Ma è tutto il movimento che ha registrato una spinta se non innovativa, almeno di ricerca di qualità. Qualità non significa necessariamente un film noioso, al contrario significa un cinema in cui narrazione, regia, recitazione, scrittura sono sviluppati in maniera armonica ed equilibrata. Pensiamo a Caos calmo di Antonello Grimaldi, con protagonista Nanni Moretti affiancato da un sorprendente Alessandro Gassman e al recente Si può fare di Giulio Manfredonia, con Claudio Bisio, o ancora a La giusta distanza, un film di Carlo Mazzacurati uscito nella primavera scorsa.

La giusta distanza è una favola prima delicata, poi triste che improvvisamente si trasforma in una tragedia. Un viaggio nella follia umana, narrata con pudore, sottovoce, sussurrata.

Profondo nord italiano, in un paese vive Giovanni, un ragazzo che vuole diventare giornalista. È lui il filo rosso che conduce lo spettatore  attraverso l’evolversi di una vicenda che vede protagonisti Hassan e Marta. Lui è un meccanico tunisino che da anni vive in Italia. Lei è una maestra che ha deciso, concluso l’anno scolastico, di partire per il Brasile per un progetto di cooperazione. Iniziano una storia d’amore che s’interrompe quando Marta ha paura del suo stesso sentimento. Ambientata in un paesaggio poetico e onirico la pellicola di Mazzacurati trae spunto da episodi di cronaca nera degli ultimi anni dai quali viene generata una sceneggiatura lineare, che cela abilmente alcuni passaggi per sorprendere con un epilogo affatto scontato.

 

Tra gli attori emerge Ahmed Hussein, personaggio simbolo del film: con la sua pacatezza, la sua fierezza tratteggia bene il dramma di un immigrato accettato, ma non integrato. Quando il sospetto lo sfiora, la sua vita è segnata, distrutta. Mazzacurati propone un cinema che potremmo definire “crossover”, si muove bene nel contaminare tre generi: il dramma di un amore che non regge la pressione dei fantasmi del passato, il giallo e una spietata quanto non urlata denuncia sociale.

Un capolavoro? No un ottimo film girato con gusto, recitato con misura (ottimo, al solito, l’apporto, pur se marginale all’interno della storia, di Fabrizo Bentivoglio), che mette a disagio nel suo mettere a nudo gli anfratti più oscuri dell’anima umana.

 

REGIA: Carlo Mazzacurati
CON Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Fabrizio Bentivoglio
DISTRIBUZIONE: 01

  

Gianni Sarro