Memorie e ricordi di Caprile
(Seconda puntata)
 
di Roberto Matassa
(foto dell’autore eccetto ove indicato)
 
Vicoli di Caprile
 
Caro Direttore e cari lettori dell’Eco,
Continuo a scrivere così, di getto, tu hai il tuo lavoro e i tuoi impegni, io invece approfitto del “momentum” cioè continuo
come mi son ripromesso; certe volte io vivo momenti di euforia come un treno ad alta velocità che non si ferma. Io
proseguo senza complessi, vale a dire che non mi faccio proprio scrupoli di quel che dico perché sono fatti, anche se ho
tanta premura di non intaccare sulla suscettibilità dei personaggi. E se ho incontrato personaggi di dubbia onestà me ne
sono stato alla larga, ma a dir la verità facendo il paragone della canaglia di caratteri di oggi, quelli erano angeli e che
DIO li benedica. Dice il proverbio cinese:
 
 
 “MI LAMENTAVO CHE NON AVEVO LE SCARPE FINCHE’ HO VISTO UNO SENZA I PIEDI”.
Gli incontri, le analogie, i tipi di personaggi con cui ho avuto a che fare sono tantissimi, specialmente paesani e hanno
tutti qualche passato interessante. Dico degli emigranti che qualcuno guarda con un senso di pietà, ma vedessi come si
sono inseriti in terra straniera. Noi Italiani siamo come i fiori, sempre graditi. Non ho mai trovato un Italiano in lavori
scadenti, tutti industriosi e rispettosi, più in là ne parlerò. Da anni mi son trascinato i ricordi imbottigliati nella mia mente
e qualche volta che volevo esprimerli trovavo l'indifferenza, anche dei familiari. Una ventina di anni fa avevo un caro
amico scozzese, un sacerdote cattolico, Padre MORRISON. Lui veniva sempre a passare un poco di tempo nell'ufficio del
mio negozio di Fotografia a Fort William, nel Nord Ovest della Scozia. Era così avido di notizie dell'Italia e specialmente
della guerra con particolare interesse per Montecassino, che voleva aiutarmi a scrivere le mie esperienze. Successe poi
che io partii per un mese per l'Australia e al mio ritorno Father Morrison era morto d'infarto. Figuratevi quanta pena non
avendo neanche potuto partecipare al suo funerale. Ora ci siamo impegnati con l’Eco di Roccasecca e se non vi stancate
ne avrete tanto materiale; di Caprile ci sono ancora tanti episodi che non posso trascurare, perché devo trasmettere le
esperienze e il modo di essere della nostra gente Poi ci sarà la fase della tragedia della guerra e le vicende drammatiche,
e ancora più in là “the connection” tra i miei viaggi tra Napoli e Caprile e tra Caprile e la Scozia. In poche parole quando
finirò mi sentirò più in pace con me stesso grazie a questo risveglio tramite l'introduzione di Rocco Tanzilli e la
perseveranza di Riccardo Milan.
 
Caprile Village, Via Baliva
(acquerello by Rosemarie Matassa)
 
CAPRILE, ancora con Via Baliva.
Sembra incredibile che c'era tanta gente e tanta animazione. A sinistra dell'arcata c'era il notaio G. TEMPESTA, per me
una figura formidabile e la signora ERMINIA,.ogni volta che tornavo da Napoli scappavo lì ed ero sempre ben accolto. Più
su la casa di ACHILLONE, non ho mai saputo perché lo chiamavano così, forse a che aveva a che vedere col tallone di
ACHILLE. Infatti era un omaccione alto e forte e quando c'era da chiamare aiuto veniva lui; ricordo che più di una volta
arrivava lui quando c'era qualche serpente bello grosso da rimuovere dalla stalla o altrove.
Poi l'ultima casa ... dove sono nato; c'era mio zio Giovanni ben conosciuto al BANCO DI NAPOLI di Roccasecca, come
direttore o tuttofare. Allora a Roccasecca c'era anche il BANCO DI SANTO SPIRITO ... probabilmente nel nome di
NOSTRO SIGNORE i soldi avevano più protezione …
 
Più in là, tramite due archi, si entrava nel vicinato dei signori MANCINI e proprio lì c'era tanto, ma tanto interesse, perché
c'era un prete in pensione, Don T., personaggio molto particolare. Ricordo che passava le sue giornate in un casotto
sopra la sua proprietà sempre contemplando la campagna e col breviario a portata di mano, a meno che non era qualche
memoria di Emile Zola, mentre la perpetua preparava il pranzo. Ma l'amicone, simpaticone, l'oratore, quando aveva
bevuto un bicchiere in più, faceva la predica dal suo balcone e tutti andavamo ad ascoltarlo. In quel simpatico dialetto
paesano, ne aveva per questo e per quello ed era così scaltro con le sue “benedizioni” che non erano mai in contrasto
con il DON TOM .... Noi lo chiamavamo ZI ANGELO. Aveva tanta immaginazione e quella eloquenza paesana che io non
ho mai dimenticato. Forse aveva preso ispirazione dai Passionisti che erano venuti per questa missione a Caprile ....... più
in la ne parlerò. Lui evocava sempre Santa spaccazza e Santa patacca che non sono in nessun calendario .... Io sono
stato testimonio della sua morte, poveretto, causata dall’esplosione delle mine il 6 maggio 1944.
Passiamo all'altro vicinato di fronte alla Chiesa, dove c'errano personaggi di eccellenza come mio cugino Pasqualino
Riccardi, una vita vissuta con tante esperienze della guerra e io ne so qualcosa. Pasqualino è stato mio insegnante per un
breve periodo prima che la mia famiglia si spostasse a Napoli. Con lui come maestro cominciai a capire qualcosa e ad
imparare tanto; la sua voce si sentiva fino alla piazza di Roccasecca!
Più su poi c'era Benedetto il sacrestano, molto conosciuto come “esperto di scrivania”, nel senso della documentazione
comunale, perché lui sapeva superare tutti gli intoppi burocratici, con una conoscenza molto
 
probabilmente estesa fino ai tempi dei Borboni. Camminava in lungo e in largo per la campagna sempre con una borsa
piena di documenti e chi  poteva pagare e chi se la cavava con qualche “saveciccia”. Quelli erano i tempi che dovevi
avere la carta bollata prima di alzarti la mattina.
Ancora più su c'era la signora LIG. Mi ricordo che aveva un altarino appena si entrava nella sua casa; persona non pia ma
addirittura PIISSIMA, quando scendeva giù alla chiesa si portava la sua seggia di paglia incorporata Si sedeva sempre al
suo angolo vicino all'altare; vederla con la sua espressione triste, con a lato l'angelo e la lampada a olio mi sembrava una
Madonna addolorata.
Poi il prete molto intelligente Don MARIO CICCOLINI che stava in un palazzo particolare. Mio zio mi mandava da lui per i
compiti di riparazione.
Infine, più su, gli eccellenti fratelli TANZILLI. Don RAFFAELE e' stato il primo a portare l'automobile a Caprile. Si diceva
che avesse investito una pecora ma che questa non era neanche morta!
A questo punto devo accennare un poco all'economia del paese che si  sosteneva con l'olio d'oliva come primo elemento.
Infatti quasi ogni casa aveva in cantina un bidone per l'olio. Ricordo addirittura che mio nonno parlava di centinaia di litri
riposti, cosa non più abituale oggi. C'erano quattro frantoi nel paese, tutti di proprieta' dei più facoltosi. Come quelle
pietre gigantesche di granito siano state trasportate lassù Dio lo sa. Quelli saranno cimeli della storia di Caprile per
sempre. La raccolta delle olive era preceduta da una grande organizzazione; venivano dalla campagna anche tante
donne, si usava una scala a triangolo che pesava un accidente (allora non c'erano le scale di alluminio). Seguiva una
animazione unica con bellissimi canti dell'epoca dall'est e dall’ovest della montagna.
 
 
Scorcio di Caprile
 
 
Tutte le cosiddette macere avevano il loro filone di piante d'ulivo. Aver potuto partecipare a queste giornate di lavoro ma
anche di allegria è stata un’esperienza che mai ho dimenticato in seguito, trasferito nella lontana Scozia.
La chiesa di Caprile e'stata sempre parte dominate dei miei ricordi, sempre incantato da quella figura unica della
Madonna del Rosario. Eppure a quella Chiesa è legato anche un mio ricordo un po’ pauroso. All’epoca a noi bambini
dicevano che sotto la Chiesa ci si mettevano i morti e che tante volte non erano ancora morti etc........ tutti fatterelli che
non si dovrebbero raccontare ai bambini! Un bel giorno arrivarono i passionisti con il  tipico saio nero e un grosso cuore
sul petto con una croce bianca. Che eccitamento nel paese! Essi lasciarono la costruzione della Croce all'inizio del paese,
ma a me lasciarono solo incubi …  Colpa di mia madre che mi costrinse a seguirla per una funzione serale con i
passionisti.
 
 
Quella sera la Chiesa era piena ed io avevo trovato posto su un bancone. Iniziò la predica ed il passionista, una figura
dominante sul pulpito, a un certo  punto cominciò a dire: “ S'HA DA MORIRE E NON SI SA QUANDO” ..... pausa ..... poi
“S'HA DA MORIRE E NON SI SA COME” ...... poi “SE SI MUORE COL PECCATO MORTALE NON C’E’ SALVEZZA” . Con
quella risonanza mi tremavano pure le ossa. Ma il risultato fu che io mi addormentai su quella panca e nessuno se ne
accorse, mia madre credeva che io l'avessi anticipata andando a casa ed io rimasi solo. Apriti cielo, quando si accorsero
della mia assenza mia nonna sgridava mamma dandole della scellerata mentre tutti mi cercavano nei vicoli con tanta
ansietà Intanto, quando riaprii gli occhi mi ritrovai nella Chiesa buia con ancora quelle lugubri parole nelle orecchie, vidi
quei due angeli ai lati dell'altare e cominciarono i miei tormenti. Cominciai a piangere ad alta voce e andai verso la porta
chiusa ma fuori la chiesa mio cugino Vittorino mi diceva non aver paura perché avevano chiamato Benedetto il
sacrestano che stava venendo ad aprire … ma intanto io ero quasi liquefatto. L’altra brutta esperienza con la chiesa fu
quando mio zio che era non solo un virtuoso credente ma anche un vaticanista che quasi ogni mese aveva seminaristi
ospiti a casa sua, mi mise una tuta nera con un camice bianco e una specie di lampione che dovetti portare per tutta la
durata di una funzione che non finiva mai, a fianco al prete tutto addobbato Si trattava della VIA CRUCIS con le stazioni
che rappresentavano la via del calvario, e in ogni stazione c'era da dire una marea di preghiere; io piuttosto irrequieto
non mi comportai nel migliore dei modi, tanto che quando finì la funzione questo benedetto zio mi prese per l'orecchio e
quasi me lo staccava, se mi avesse preso a calci al sedere sarebbe stato meglio!  
Neanche a dirlo, di funzioni religiose non ho mai più fatto parte.
 
 
Corpus Domini a Caprile
 
 
Pasqualino Riccardi diceva sempre di un certo PIETRO FERRI, quell'uomo che mandò tanti emigranti in SCOZIA dove li
aiutava a trovare una sistemazione quando arrivavano a destinazione tutti affumicati dai treni a vapore; dandogli conforto
e trovandogli il lavoro, senza nessun scopo di lucro.
Allora Glasgow aveva i più grandi cantieri navali di quei tempi e l'industria dei servizi era la più appropriata per questi
emigranti.
Si parla del 1865 circa e fra questi mio nonno che da spaccapietre nel TRACCIOLINO passò a fare il gelataio a Glasgow.
Da piccolo ero affascinato da quelle storie.
Questi compaesani tornavano a Caprile e con i risparmi compravano orticelli e casette e gliene restava abbastanza per
vivere.
 
 
Altro bellissimo scorcio di Caprile
 
Giù alla strada per Caprile ce n'erano due che si dedicavano al … dolce far niente perché AVEVANO FATTO I SOLDI ...
Ogni giorno passeggiavano sempre con un bastone - era la moda di allora - e con una mantellina nera semi allacciata.
Guardando indietro negli anni e ripensando a queste figure, debbo dire che a me piacevano, ne ero affascinato. Uno di
questi non prendeva mai il torcicollo, guardava sempre verso il palazzone perché c'era una “bella pupa”, ma son sicuro
che si illudeva, e tutti lo sapevano meno che lui.
Ricordo anche che successe un fatto “tipo ratto delle Sabine” . Due giovani si amavano profondamente ma i loro genitori
allo stesso tempo si odiavano disperatamente. Un bel mattino Giu ... è sparita. Si diceva “è scappata, è stata catturata”
chissà come, quando e dove! Non se ne seppe più niente. C'era un nucleo di sarte e sartine che imparavano e si
rallegravano di qualche ammiratore timido che gironzolava attorno La discussione era sempre sulla DOTE, quanti
fazzoletti e quante coperte e quanti lenzuoli che dovevano durare per sempre.
 
E c’era tal BACCHITTO che prendeva i passeggeri per il santuario di San Gelardo a Gallinaro, per il miracolo per quelli che
non parlavano, di cui uno di questi era di famiglia ma non dico il nome altrimenti quando torno in Italia mi prende a calci,
fatto sta che il miracolo ci fu, e da allora non l’ha finisce più di parlare...
 
 
Case di Caprile con lo sfondo della torre cilindrica del Castello di San Tommaso
 
Un altro raduno organizzato da BACCHITTO era ad Arce per San Lauterio, a favore di quelli che non si saziano mai, ma il
miracolo non avvenne perché all’epoca non c'era mai abbastanza da mangiare, quindi vincere il senso di insaziabilità èra
difficile.
Poi c’era l’attesa dei risultati dei combattimenti di PRIMO CARNERA che batteva tutti e ancora le Olimpiadi di Berlino e a
Caprile. Immaginate senza T.V. , le notizie trapelavano da quei pochi con la radio e si correva a tutta forza in piazza tra
avvenimenti reali fatti di vittorie e medaglie d’oro e fantasie. Ma c'era anche tanta dolcezza per chi voleva esprimere la
gioia, e si cantava a tutta forza PARLAMI D'AMORE MARIU'.
 
 
Da Winchester, Inghilterra, per l’Eco di Roccasecca,
Roberto Matassa