SARA’ UNA BELLA SOCIETA’ :
GLI ANNI ’60 DI SHEL SHAPIRO
In maniera come sempre ondivaga e discontinua continua il mio tentativo sulle colonne
dell’Eco di saltabeccare fra musiche, umori, sapori, idee, avvenimenti e personaggi dei
mitici “sixties”. Quale migliore occasione dello spettacolo teatrale portato in scena da un
grande come Shel Shapiro. Un sorprendente successo di pubblico, tanto che siamo ormai
al secondo anno di repliche sui palcoscenici di tutta Italia.
“Sarà una bella società” è uno spettacolo davvero avvincente, scritto a quattro mani con
Edmondo Berselli che trova in Shel Shapiro, oltre che il coautore, l’interprete ideale
capace di cucire una trama di grande presa intrecciando i suoi monologhi con gli
intermezzi musicali.
Fra una scelta dei brani accuratamente selezionata e sempre funzionale al racconto, una
scenografia evocatrice e l’arte affabulatrice dell’unico protagonista sul palco le atmosfere
degli anni sessanta tornano a vivere in presa diretta. Un’opera rock nella quale amore,
pace, rivoluzione sono i termini più ricorrenti. Le parole di Ginsberg o di Kerouac sfumano
nelle note dei Beach Boys o dei Mamas and Papas, mentre le canzoni dei Beatles e dei
Rolling Stones diventano la colonna sonora dell'intero decennio. La musica è il fenomeno
aggregante per la nuova massa che di colpo assurge a protagonista della storia, inesperta
e irrazionale, forse, ma fedele ai propri ideali. Senza cadere nella nostalgia, lo spettacolo
è una riflessione sul vento che ha accarezzato una generazione, il racconto, veritiero e in
parte autobiografico, di anni così pieni di gioia - ma anche di dolore - in cui ogni aspetto
della vita veniva plasmato da una nuova linfa. Tutto questo torna vivido nella voce di Shel
Shapiro che col tempo si è arricchita di una più sofferta espressività. Una vera icona beat
che racconta in modo impareggiabile perché intimamente sentito i sogni, le speranze, la
storia di un decennio cruciale, o forse “seminale” come qualcuno lo ha definito perché lì
tutto ebbe inizio. La voce, la chitarra, la stessa immagine fisica di Shel Shapiro
rappresentano e aiutano un esercizio mentale che porta a recuperare il clima di un’epoca
irripetibile, lo spirito del tempo, ripercorrendone le tappe salienti. Partendo da Billy Haley,
passando per Bob Dylan, Rolling Stones, Beatles, con citazioni di Francesco Guccini,
Nomadi, Equipe 84 sino ad arrivare a Woodstock, Shel Shapiro prende per mano gli
spettatori e li conduce lungo i sentieri delle memoria alla riscoperta dei sogni e, perché
no, delle utopie che hanno pervaso quegli anni. Il tema centrale del cambiamento si
delinea netto attraverso l’inconfondibile voce dell’ex leader dei Rokes. La chiusura, manco
a dirlo, arriva proprio sulle note di “Sarà una bella società” che Shel Shapiro interpreta
magistralmente. Una grande emozione.
 
Ferdinando