Un balzo indietro (aggiunta alle precedenti puntate) di Roberto Matassa (foto dell’autore eccetto ove indicato)   Un mio caro nipote contattandomi mi ha detto “ vedi zio, tu hai lasciato indietro tante cose dei ricordi di Caprile sulla prima puntata pubblicata sull’Eco di Roccasecca”! In effetti io gli avevo raccontato anni fa molte storie su Caprile e anche Roccasecca e .... sì, è vero, ho tralasciato la cosa più importante di VIA BALIVA: ci son nati tutti i Matassa dalla vecchia generazione nell’ultima casa più alta di Caprile ove sono nato io il 25 gennaio 1929. Mia madre mi diceva che c’era tanta neve e la mammara (levatrice di fortuna) Mariuccia Mancone mi raccolse, e disse “Bella roba”! Quando da piccolino cominciavo a capire, per sfottermi diceva che quando sono nato io “SUONAVANO LE CANDELE E SI ACCENDEVANO LE CAMPANE”. Son sicuro che lo diceva a tutti i neonati, tanto per dire, perché questa era la mimica dei paesani. Mariuccia abitava proprio di fronte  alla nostra casa, una donna risoluta e di tanta capacità, figuratevi  che andava sempre a Roma a vendere le uova e polli. Se facevo il fesso con lei povero me ... Ma era tanto simpatica, mi cominciò a chiamare “capo a canestrello” perché avevo i capelli ricci ed ero biondo, e poi mi chiamava VAGABONDO  perché sbullacciavo le galline di fronte a casa sua. VAGABONDO fu il primo di tanti titoli datomi perché più giù c’era la mia nonna con tanta esperienza e vivacità che aveva avuto sette figli, quasi tutti con la SCOTTISH CONNECTION. Fra figli e nipoti, ora tutti morti, io sono l’unico rimasto in Great Britain. Questa benedetta nonna, ci voleva bene, ma ci comandava a bacchetta e tante volte c’e l’aveva con me e la seconda nomina dopo VAGABONDO fu MASCALZONE. Non era mai soddisfatta delle cannatelle d’acqua che mi mandava a prendere giù alla fontana ma quante, ma quante cannatelle che io pensavo non gli sarebbe bastata neanche una cascata d’acqua. Lì a Via Baliva ...  badate bene... io ancora ero un ragazzetto con tanta voglia di giocare, “ROBBEEEE E ROBBEEEE” gridava sempre, al punto che io avevo addirittura cominciato ad odiare il mio nome. Il peggio era da venire. Addirittura mandavano me e mio fratello non tanto più grande di me a prendere l’acqua fresca a una fontanella sotto Roccasecca, non solo, dovevamo avvolgerla con un sacco bagnato così non si riscaldava durante il percorso per Caprile, perché quello zio “XXX” ls voleva sempre “FRESCA COME UNA DONNA” E io ero così imbrattato d’acqua  come un piscia sotto e invocavo sempre Santa Fresca se c’era sul calendario! Ora ditemi voi cari  lettori, quanti di voi non avrebbero buttato quelle cannatelle d’acqua giù in quel burrone prima del Castello! Questo zio, anche lui tanto generoso, mi trattava come il medico di famiglia e io pensavo “mi vuole  bene o non mi vuole bene?” Fu proprio lui a darmi il terzo titolo ... DELINQUENTE... ma io non avevo commesso  ancora nessun reato! Però io non l’ho mai preso sul serio, quelli erano i tempi. E il livello di civiltà quasi settantasette anni fa era diverso. Meno male che ora quella  HISTORICAL HOUSE, dove siamo nati tutti noi e’ la più custodita casa di Caprile, restaurata e dominante nel paese; un formidabile nipote l’ha rigenerata, che coraggio, Dio lo benedica! ROCCASECCA, in tenera età perché avevo solo sei o sette anni, ve la racconto come la vedevo. Prima di tutto non c’è Caprile senza Roccasecca, ma neanche Roccasecca senza Caprile. Ci sono troppe storie abbinate. Una grandissima piazza, sarà la più grande della Ciociaria, che d’estate devi scappare per non cuocerti i piedi e durante la calura ci puoi cuocere le castagne. Si pensava già al futuro come un grande parcheggio, quando a Caprile c’era una BALILLA del notaio Tempesta e una FIAT appena uscita di Don Raffaele Tanzilli e spadroneggiavano per quella grande piazza a dispetto delle carrozzelle. Io non ho più esplorato i vicoli adiacenti ma senz’altro saranno un rifugio al fresco durante la calura. Mia madre ci portava al mercato e noi la seguivamo come cagnolini, la prima tappa era a comprare i LUPINI ( spacca stomaco? ) un coppetto ciascuno, tanto salati, poi più su le CIAMBELLE, quelle sì, erano le preferite specialmente con  tanti semi di finocchio!   La fontana sulla Piazza Longa Tutt’ ora se vado là il mercoledì le vado rosicchiando per tutto il percorso. Purtroppo qui in Inghilterra me le sogno!!!   Al mercato inglese di Winchester, non proprio lo stesso di Roccasecca!! All’inizio di questa grande piazza, c’era il maestro PICCIRILLO allora in pensione, era proprio piccolo, ve lo raffiguro come DANNY DEVITO, aveva sempre un bastone che non gli serviva per camminare ma lo metteva a tracollo ( era il modo di fare lo spavaldo di quei tempi ) come per affermare il suo stato sociale, e con quel bastone a tracollo e con la due mani aggrappateci su, mi sembrava Nostro Signore che andava verso Monte Calvario. Quella salita della piazza tutt’ora la si fa piano piano, e poi c’e’ quello che la fa dondolandosi  prima di arrivare al BAR a destra per una sosta perenne, poi c’e’ quello che non ce la fa e allora si fa una sosta sui sedili a destra, poi riprendono il cammino verso il palazzo REALE  (il comune oggi) tutto  ammodernato. Ma ai tempi che io sto raccontando quel palazzo era piuttosto una eredità borbonica. Mi sembra che lì c’era l’ufficio postale e poi tutta la “burocrazia” : carte bollate, certificati e altri atti e “ritorna un’altra volta che hai sbagliato e ci vuole questo o quell’altro documento” e poi dopo tanto darsi da fare per un concorso, la risposta era sempre la stessa “PROMOSSO E NON AMMESSO PER ESUBERANZA DI POSTI” In  questa  storica Piazza c’era’ il raduno dei Saggi, fuori della farmacia Giovinazzi, con il proprietario capogruppo e poi il medico Notarangeli da Colle San Magno e Raffaele Tanzilli e Giovanni Matassa; quest’ultimi due indossavano sempre la mantellina nera e il cappello con falde larghe che sembravano quasi Guappi … rispettabili! Ma grazie a Dio c’era quella magnifica pianta di magnolia che e’ una perla nel deserto e alla quale auguro che duri un’eternità. Un altro caro ricordo molto lontano che ho è che mio fratello più grande, Raffaele, preparava il PRESEPIO ogni Natale. Lui aveva un bambinello speciale che ha sempre custodito gelosamente. Per preparare il presepio serviva il muschio, ma dove prenderlo? Caprile esposto tutto a Sud non aveva questa vegetazione, e allora Raffaele, denotando ad appena dieci anni una certa capacità di risolvere i problemi, ci portava al ponticello di Roccasecca vicino al frantoio dove c’era l’umidità necessaria a creare il muschio. Un giorno ci fu tanta commozione perché la Madonna di LOURDES nella piccola grotta prima di Roccasecca aveva suscitato tanto interesse per una presunta visione. Ci andavano centinaia di persone cantando AVE MARIA, poi tanta altra gente seguiva fino a che i primi canti non si sincronizzavano con i successivi … poi no non si  seppe più nulla. Mio cugino Pasqualino della scuola di Roccasecca mi insegnò per qualche tempo prima di lasciare per Napoli. E proprio in quella scuola misero mio zio Angelo come usciere e quanto terrore creava a me e alla scolaresca! Era severo e prepotente, stava sempre seduto sulla finestra che affaccia verso la Chiesa e non c’era scampo, dovevi passare proprio sulla strada sottostante. Dal momento che nostro padre intanto stava in Abissinia, zio Angelo esercitava tanta dominanza su noi fratelli. Secondo lui questo suo comportamento era una protezione, e forse gli derivava dalla sua occupazione precedente, ossia la guardia o meglio il poliziotto del paese, e anche un buon Fascista. Figuratevi un poco, un bel giorno dovette intervenire a risolvere i miei guai. Quando passavo per il Castello non potevo evitare quella curva benedetta e succedeva che vicino al fotografo si appostava un impunito con una faccia antipatica che ce l’aveva con me e voleva picchiarmi. Una volta ci fu una cazzottata più seria e mio zio dovette intervenire anche perché si erano messi in mezzo anche i suoi genitori! Posso assicurarvi che ci infangammo tutti e due e io pensavo che un giorno ci saremmo incontrati ancora. Ora guarda il caso, ogni volta che son tornato a Roccasecca l’ho rivisto, con la stessa faccia di impunito e mi dice che lui vinse, e io dico che non e’ vero e poi scoppiamo in una grande risata. Però se lui mi aspetta gli faccio una sfida nella piazza di Roccasecca e son sicuro che anche con i miei ottant’un anni con una buona scazzottata me la scapolerò bene! L’ultima volta che son venuto in Italia in quella grande piazza ci si insediò su un palco un politico che gridava a tutta forza senza necessità perché anche se stava seduto su una sedia lassù la poca gente vicino al palco l’avrebbe sentito ugualmente! Ma non solo gridava, addirittura utilizzava l’alto parlante e son sicuro che la gente del Castello lo sentiva. Forse quella era l’idea ma c’era un mio caro ad ascoltarlo, come ipnotizzato e non si muoveva da più di un’ora, pareva quella famosa statua di GIACOMETTI  SOTTO QUEL PALCO. Prego non voglio offendere i miei paesani, infatti passerei più volentieri una giornata con voi a Roccasecca che in Time Square a New York Saluti Roberto