… il concerto   Il concerto è come al solito intenso e travolgente, giocato sul filo dei ricordi e delle storie passate, intrecciate da Francesco in  modo mirabile con la sua ironia e la stretta attualità e il tema della guerra purtroppo incombente.  Così i cinquemila del Palarossini si la-sciano trascinare dall'Appenino tosco - emiliano all'America del primo dopo-guerra,  passando per Bologna, Ombre Rosse, i G.I di Roosvelt, Gunga Din, i primi amori, la protesta libertaria, la satira politica e sociale, il  tutto sempre raccontato con l'amore che Guccini mette nelle sue canzoni e nel suo fare musica e spettacolo.    Un'emozione unica che si ripete ad ogni concerto e ad ogni incontro, nonostante che per mia fortuna sono ormai numerose le  occasioni che ho avuto di ascoltarlo e anche di parlare con lui direttamente.  E poi, lasciatemelo dire, mi ha fatto bene al cuore vedere che erano tanti i giovanissimi che hanno seguito il con-certo e cantato i  brani che Guccini via via proponeva.  Finché c'è gente che pensa con la pro-pria testa, che crede che ci siano altri modi che non la forza per risolvere conflitti, che l'altro  non è necessaria-mente un nemico, che il diverso non è una minaccia, forse questo mondo ha una speranza ancora.    Quella speranza che è espressa da Francesco in modo ineguagliabile in quel capolavoro che è "Dio è morto"; ho passato gli anta  ma i brividi nel sentirla live da Francesco sono gli stessi di quando avevo quattordici anni.  Fa bene al cuore.  Lunga vita a Francesco. Anche perché direbbe un mio amico anconetano, Au-gusto Daolio e Fabrizio se ne sono già andati.  Francesco di anni ne ha sessantatrè, non è che ci rimane molto altro.  Anzi, in tanti si adoperano per non far pensare la gente. E allora voglio chiu-dere con un verso che Francesco il 14 marzo ha  cantato per l'ennesima volta:   "Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro ad un dito, a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia, o sceglie a caso per i tiramenti del momento, curando però sempre di riempirsi la pancia e dico addio alle commedie tragicomiche dei sepol-cri imbiancati, ai ceroni e ai parrucchini per signore, alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati, al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,  a chi si dichiara di sinistra o democra-tico però è amico di tutti perché non si sa mai, e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico ed è anche fondamentalista per evitare guai; a questo orizzonte di affaristi e imbro-glioni fatto di nebbia, pieno di sembrare, ricolmo di nani, ballerine e canzoni, di lotterie, l'unica fede in cui sperare."