L’Eco di Roccasecca
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Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011 Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011
Un ricordo dell’ultima guerra BATTAGLIA AEREA di Rocco Tanzilli Talvolta, quasi senza renderci conto, ci sono momenti del passato che riaffiorano nella mente. Avevo  appena quattordici anni quando la seconda guerra mondiale in Italia si era fermata a Cassino. Qui da  noi era un inferno.  Noi ragazzi eravamo un po’ incoscienti, non ci rendevamo conto della gravità di ciò che succedeva, ma  per i genitori era ben diverso.  Tante immagini, suoni, odori riaffiorano alla memoria: bombe, cannonate continue, rumori di aerei e di  mezzi assordanti; gente smarrita che gridava; militari tedeschi che andavano avanti e indietro a piedi e  con mezzi.  In campagna tutto era fermo, nessuno si azzardava di andare a lavorare nei campi. Oltre al pericolo  delle cannonate c’era quello dei rastrellamenti.  Siamo noi, oggi ottantenni, a poter testimoniare ciò che la nostra terra ha vissuto in quel periodo. Ci sarebbe una infinita di fatti da raccontare, testimonianze talmente vere da non poterle dimenticare;  quando si raccontano fatti realmente accaduti di un certo tipo, chi non li ha vissuti potrebbe pensare a  ciò che si vede oggi in TV. Non era così, i fatti veri sono toccanti e la fantasia va lasciata da parte. Questa volta voglio raccontare un episodio che spesso si ripeteva  prima del passaggio del fronte. Boston and Mustangs near the Melfa Dipinto di L.P. Harris E’ UN RACCONTO DI AEREI Spesso e direi quasi ogni giorno, proveniente da nord, diciamo da Roma verso Cassino, arrivava  piuttosto lentamente un aereo tedesco MESSERSCHMITT, più o meno sopra Aquino. Io ed altri  seguivamo attentamente questo aereo perché sapevamo già la fine che avrebbe fatto. Ecco arrivare a  tutta velocità un aereo americano con il muso rosso, era un MUSTANG. Noi tutti a guardare. Si sentiva in lontananza un tatatatatatatataatata. Era il MUSTANG che mitragliava l’avversario.  All’altezza di Castrocielo e Caprile, il tedesco lanciava due fusti quadrangolari. Poi il paracadutista si  lanciava nei pressi del fiume Melfa, per sua fortuna zona occupata dai tedeschi. L’aereo precipitava  dalle parti di Arce. Noi seguivamo attentamente dove cascavano i fusti. .Eravamo ormai pratici perché  la cosa si ripeteva spesso. Questi fusti, quando arrivavano a terra, creavano un piccolo cratere che si  riempiva di cherosene. Ricordo perfettamente che questo liquido aveva il colore del mare.  Tutti pronti con i bidoni militari a raccogliere questo ben di Dio e non eravamo soli. Fatto il pieno, si  portava a casa questo liquido che per noi era una ricchezza. Mio padre ,che sapeva fare un poco di tutto, si era specializzato nel costruire accendisigari. Con i  bossoli di mitragliatrice che fungevano da serbatoio, applicava nella parte superiore una rotellina fatta  da lui con la lima. Poi un tubicino che conteneva una molletta, sempre fatta da lui, spingeva una  pietrina ricavata da qualche arnese militare. Funzionava in modo meraviglioso e poiché poteva servire  per molti usi, ne fece parecchi. Raccontare queste cose sembra frutto di immaginazione ma non è così, chi le ha vissute porta questi  tesori alle nuove generazioni con la speranza che ciò non debba più ripetersi.   L’Eco di Roccasecca, ovvero chi lo sostiene, sa fare tesoro di quanto è accaduto dalle nostre parti.  Pertanto torno a ringraziare gli amici Riccardo e Gianfranco per la dedizione a raccontare tutto ciò che  ci riguarda. Loro con tenacia stanno lasciando alla storia un vero tesoro. Il mio augurio , che possano  continuare per ancora molto tempo a preservarlo.  Rocco Tanzilli