L’Eco di Roccasecca
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Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011
I ricordi di Roberto Matassa corredati con foto dello stesso autore I PONTI Avendo vissuto per ben 47 anni della mia vita in Scozia ho tanto rispettato  l’importanza dei ponti perché  era proprio quelli che ci volevano lassù; se vedete la struttura fisica del territorio Scozzese, sembra una  Norvegia in miniatura, tanti laghi e insenature che bisogna viverci per  capire quanto è difficile comunicare.   Tante volte si possono vedere le sponde così vicine, tuttavia per attraversarle ci vuole un’ora di macchina  intorno al lago; e di queste situazioni ce ne sono tante! Quante volte mi sono chiesto “come mai I Romani non sono arrivati fin qui”?   Nel 1954 bisognava attraversare il fiume Clyde a Glasgow per proseguire per le Highlands, oppure prendere  un ferry “primitivo”. Poi finalmente costruirono il ponte a Dumbarton.  Col tempo  costruirono qualche ponte, potrei enumerarli tutti, ma mi limito solo al ponte che collega l’isola  di Skye alla terra ferma, e l’Isola di Skye non e’ poca cosa per territorio e popolazione.   Quante volte dovevo rimanere nell’isola quando il tempo era avverso, il ferry non operava di notte,  chiudevano a un certo orario. Poi il miracolo avvenne, fecero questo bridge fra Kyle of Lochalsh e l’isola. Quanta gioia!   Io ne beneficiai con l’uso delle mie fotografie su calendari e cartoline.   (vedi foto). Bridge to Skye Adesso voglio raccontarvene una che vi presento col titolo <L’AMERICANATA>. Prima di lasciare l’Italia  leggevo sempre storielle affascinanti di Emilio Salgari e altri scrittori dove si descrivevano I misteri di  Londra etc. Nel dopoguerra si parlava tanto di questa grande Capitale .Mi ricordo specialmente del London Bridge che  volli visitare prima di tutto, fra le cose di Londra (da non confondere col Tower Bridge please!). Il London  Bridge aveva una lunghissima storia sin dall’antichità - al tempo della vecchia Londinium - e nel  medio evo c’erano addirittura su di esso caseggiati e negozi, si svolgevano contrattazioni e si susseguivano  tanti eventi di natura diversa. Nel 1924 ci si rese conto che il ponte era troppo pesante e che affondava di circa 3 cm ogni 10 anni e quindi si prese la decisione di demolirlo e costruirne uno nuovo.   Ad un certo punto si dovette abbattere il vecchio ponte di legno e ricostruirlo in pietra alla fine del XVIII  secolo. Poi fu ristrutturato ma durante i miei primi anni a Londra si parlava di cedimenti strutturali per  l’ennesima volta e che bisognava demolirlo e poi ricostruirlo.   C’era un ritornello che diventò classico e tanto evocato nelle scuole infantili: <LONDON BRIDGE IS FALLING  DOWN>.   Quindi si decise di abbatterlo e farne un altro la cui costruzione cominciò nel 1967 ed ebbe termine 5 anni  più tardi; venne inaugurato dalla Regina Elisabetta II il 17 marzo del 1973.  Ma pensate, il vecchio ponte…  fu messo in vendita! Ora vi domanderete “ma chi compra un ponte”? Ecco che arriva l’americanata! Un imprenditore americano, che cercava un’attrattiva speciale per la sua  città, tal Mr.Robert McCulloch comprò il London Bridge per due milioni e mezzo di dollari!   Il ponte fu smantellato pietra a pietra, ciascuna delle quali fu classificata e numerata, e portato in Arizona  U.S.A.. Dopo quarant’anni ecco che mi trovavo in Arizona per l’ennesima volta, non tanto lontano da Las Vagas, al  confine con la California e dissi a me stesso cosa ne era successo del London Bridge attraverso il Colorado  River. Dovevo pur andarlo a vedere e fotografarlo! Altro che chiacchiere, (vedi foto) “caspita” dissi a  me  stesso!  
Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011
London Bridge Lake Havasu City, Colorado River
Rivedere quel ponte quaranta anni dopo! In quel posto, con tanta storia Londinese, reimpiantato tale e quale  in Havasu City; e questa cittadina che prima di allora non era considerata affatto era diventata una cittadina  “glamour” con tanti turisti e alberghi e perfino con l’aeroporto. Altro che Americanata!  Di ponti ne ho visti e attraversati centinaia durante i miei quarant’anni in giro per il mondo; ogni volta mi  rallegravo per averne attraversato un altro. Le agenzie fotografiche li volevano perché questi soggetti erano  ben venduti, ogni città con un fiume ha di ponti pratici e classici. In Italia ce ne sono tantissimi e bellissimi,  come il ponte Rialto oppure Ponte Vecchio e l’Italia è piena di Ponti Romani. E in Europa penso al Ponte Carlo  a Praga, un vero monumento che sorge sul fiume Votlava (Moldava) che scorre velocemente. Una volta ho  apprezzato il ponte Europa nel Brenner Pass venendo da Innsbruck, ci ho messo una giornata per trovare il  posto più bello che toglie il fiato. Ma voglio anche dirvi quelli che mi hanno reso maggiori guadagni durante il mio lavoro, che cercavo di  fotografare con tecniche difficili per dar loro un’anima; tipicamente Brooklin a N.Y., Oakland Bay Bridge a San  Francisco, Sydney Bridge. Dovunque mi trovavo dovevo fare le ricerche per il posto giusto specialmente per le  luci di notte perché acquistavano un aspetto più particolare. Dopo anni si imparano tante tecniche da  valorizzare. Vi assicuro che quando credi che le hai imparate tutte, c’è ancora tanto da IMPARARE. Da Winchester, per l’Eco di Roccasecca  Roberto Matassa