L’Eco di Roccasecca
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Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011 Anno 16 n. 81                                                   Agosto 2011
UN QUADRO DEDICATO A SALVO D’ACQUISTO Nel lontano 1954 ero carabiniere e la mia destinazione fu la cittadina di Loreto.  Mi mandarono là per svolgere l’attività di interprete, poiché conoscevo bene la  lingua francese.  In abito civile mi diedero il compito di sorvegliare i pellegrini che numerosi si  recavano in questo santuario per pregare la Madonna nera.  Loreto è una bellissima cittadina posta su un colle dove la casetta della Madonna  si adagiò miracolosamente. Le pietre che la compongono non esistono in Italia e  dovrebbe essere quella della sacra famiglia. Ivi è stata costruita una bellissima  basilica dove affluiscono da tutto il mondo milioni di pellegrini. Treni continui  scaricano gente malata con tanta fede che va a pregare la Madonna di Loreto con  la speranza di una miracolosa guarigione. Posso testimoniare ciò essendo stato  per ben quattro anni in quel posto.  La stazione dei carabinieri era situata nel corso principale. La comandava un  maresciallo di nome Boschetto. La moglie era una bravissima pittrice.   Sapendo disegnare mi venne voglia di provare a dipingere. Acquistai un  pennellino, presi un foglio di masonite, alcuni colori e iniziai l’opera. Posso dire  che mai mi era venuto in mente di fare un quadro ad olio. In caserma  gironzolava una cartolina che raffigurava Salvo D’Acquisto. Dissi tra me “fammi  provare”. Sorprendendo anche me stesso, realizzai questo quadro che ancora oggi, a  distanza di 55 anni, mi sembra uno dei più belli che abbia dipinto.  Il comandante la stazione dei CC, la moglie e i commilitoni si complimentarono  per questa bella tavola.   Questo quadro mi ha accompagnato per tutta la durata della vita trascorsa  nell’arma cioè per 21 anni.   Da Loreto ,fui trasferito alla legione dei carabinieri di Ancona perché mi ero  fidanzato con una maestrina e questo non era ammesso.  Ad Ancona avevo trascorso già due anni quale mia prima destinazione e dunque  conoscevo molto bene questa città. Il mio compito era quello di ricostruire fatti di  cronaca poiché ero bravo a disegnare.  Il colonnello comandante della legione fu trasferito quale comandante della  legione CC di Milano. Prima di partire mi chiamò e mi disse se volevo andare con  lui perché voleva mettere a Milano un ufficio  per rilievi tecnici.   Non mi feci pregare, per me Milano era un’attrazione. Arrivato in sede mi fu  assegnato un bellissimo ufficio a poca distanza da quello del comandante, dove io  dovevo esercitare le ricostruzioni di fattacci.  Su una delle pareti misi il mio quadro con altri due acquerelli realizzati in  precedenza.   Dopo qualche mese arrivò, quale aiutante maggiore in prima, l’allora maggiore  Carlo Alberto Dalla Chiesa. Bella presenza, militare come non ne avevo ancora  conosciuti. Camminava sempre con il petto in avanti. Guai se qualcuno si  permetteva di non salutare come si deve.   Era figlio del generale vice comandante dell’Arma, quindi proveniente da famiglia  militare.  Non mi è facile parlare di questo personaggio che poi  sarebbe diventato eroe nazionale e, purtroppo, anche  martire.  Un bel di’ entrando nel mio ufficio notai con sorpresa che  sulla parete non vi era più il mio quadro.  Chiesi al piantone carabiniere Tateo se ne sapesse  qualcosa. Mi rispose che lo aveva spostato su ordine del  maggiore Carlo Alberto nella stanza d quest’ultimo. Andai  subito da lui per chiedergli di riaverlo ma con mia enorme  sorpresa mi disse : SE TOCCHI QUEL QUADRO TI  DENUNCIO PER FURTO.  Bè, va bene, io rispetto a lui ero un povero carabiniere, feci  dietro front e tornai nel mio ufficio.  Un bel di’ vennero da Roma il colonnello Scordino, comandate del nucleo di  polizia giudiziaria di Roma con due individui dell’FBI. Cercavano qualcuno che  conoscesse la lingua francese.  Portarono da me questi signori e in seguito andammo all’ambasciata americana  per vedere se ero in grado di svolgere un certo compito da francese.  Il comandante Scordino, visto come disegnavo, mi disse che io dovevo essere  trasferito a Roma perché aveva un ufficio addetto ai rilievi tecnici.   Capirai, io ero fidanzato a Roccasecca, non vedevo l’ora di andare a Roma.  Scodino fu di parola e dal Comando generale arrivò l’ordine di trasferimento.  Quando Dalla Chiesa vide il foglio del mio trasferimento mi disse: TU NON  ANDRAI IN NESSUN POSTO perché mi servi qui. Rammaricato, dovetti aspettare  nove mesi. Il padre del generale andò in pensione e Scordino ritornò alla carica.  Arrivò di nuovo il mio trasferimento e l’ oppositore non poteva più fare nulla,  quindi via libera per Roma.  A quel punto dovevo riprendere il mio quadro ma non fu così: SE CI TIENI AD  ANDARE A ROMA lascia il quadro dove si trova.  Rammaricato e pauroso di qualche scherzo, preferii darmi a gamba.  Ma non finisce qui. Dopo circa un anno Dalla Chiesa fu promosso colonnello e  quindi trasferito altrove.  Ne frattempo mio cognato fu destinato a Milano in qualità di capo gestore delle  ferrovie.  Allora dissi: Mario vai alla legione carabinieri di Milano, recati dal comandante e  digli che nell’ufficio di Carlo Alberto Dalla Chiesa vi è il mio quadro di Salvo  D’Acquisto. Dirai che tuo cognato ne è l’autore e lo rivuole.  E cosi dopo tanto sono riuscito a riavere questo quadro che per me rappresenta  ciò che di meglio ho.  Per me ò diventato anche storico visto che lo ha posseduto per tanto tempo un  eroe nazionale che è CARLO ALBERTO DALLA CHIESA:   E con questo, ancora una volta saluto tutti i nostri lettori  Rocco Tanzilli