L’Eco di Roccasecca
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Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 In giro per l’Europa con gli inviati dell’Eco  Nelle terre d’Aquitania  Interrompiamo per una volta le gite nella bella Italia e vi raccontiamo un viaggio in Aquitania. Per i pochi che non lo ricordassero, parliamo di una regione della Francia Sud-Occidentale, composta da 5 dipartimenti: Dordogna, Gironda, Lot e Garonna, Landes e Pirenei Atlantici. La capitale è la bellissima città di Bordeaux, particolarmente famosa per i pregiati vini. Non pensate neanche per un momento che questo inizio da “atlante geografico” sia foriero di un racconto impeccabile ma tedioso; come nostra tradizione il reportage, pur mantenendo una serietà di fondo, metterà l’accento sulle situazioni più curiose e particolari che abbiamo vissuto. Buona lettura.  TRA MUSICA E INSALATE Cominciamo con la presentazione dei nostri ospiti, gli amici francesi, che ci fecero visita nel 2006, come documentato sulla prima pagina dell’Eco n. 58. La bella famiglia è composta da Norbert, insegnante di biologia, conosciuto da me via internet oltre 10 anni fa grazie alla comune passione per la musica che ci ha portato a scambiarci centinaia di cd nel corso degli anni, la moglie Catherine, che insegna Storia dell’Arte e soprattutto ha una intensa attività di pittrice, e 3 bei figlioli.  Loro, come noi con Roma e Roccasecca, hanno la casa principale in Angouleme, città medioevale, e una residenza secondaria nella cittadina di Sanguinet, così detta per dei particolari fiori rossi che crescono nella zona, vicino all’Oceano Atlantico.  Abbiamo così avuto l’opportunità di visitare sia delle belle città sulla costa che altre più interne, in una continua varietà di paesaggi  Appena scesi dall’aereo lo sguardo si posa inevitabilmente sulle “vigne” all’interno dell’aeroporto di Bordeaux, una sorta di puntualizzazione ed avvertimento, come dire “qui si entra nella città del vino”. La prima tappa è stata la casa in campagna, ad un solo piano, con mansarda, tanta terra intorno, una ex stalla molto grande adibita ad atelier per le attività artistiche di Catherine, alle soglie di un boschetto che separa l’abitazione dal lago. I vicini di casa sono dall’altra parte della stradina, senza steccati per dividere le due proprietà, anche se Norbert ha preso alcune precauzioni quando il vicino anziano, una specie di Mr. Magoo, monta sul trattore e si lancia alla “Totò e Peppino” senza freni …  Da questa casa sono partiti tutti i nostri tour verso le Landes, tra foreste molto fitte e la costa atlantica. Il mezzo utilizzato era una Fiat Ulisse molto capiente, con i cd di Norbert che facevano da colonna sonora, anche se, alle volte, non ne volevano sapere di funzionare. In quel caso c’era una sola possibilità, ossia un cd dei preistorici Mungo Jerry che non si bloccava mai! Debbo ammettere che mentre in Italia li abbiamo conosciuti solo nel 70, all’epoca delle partecipazioni sanremesi con canzoncine un po’ buffe come In The Summertime, o anche demenziali – Santo Antonio Santo Francisco - successivamente hanno mantenuto un profilo più serio, registrando una marea di dischi di solido rock blues decisamente apprezzabile.   La collezione musicale di Norbert è notevole, pari se non superiore alla mia, composta da migliaia di cd ad Angouleme, con intere pareti coperte di apposite scaffalature, nonché tantissimi LP, tra cui molte rarità, nella mansarda di Sanguinet, un posto da intenditori dove sono rimasto in contemplazione a lungo. Norbert non si è limitato a fare da chauffer e da brillante guida, ma ha assunto anche le vesti del cuoco per tutto il periodo che siamo stati ospiti. Le insalatone non mancavano né a pranzo, dove erano il piatto base, né a cena quando si accompagnavano ad un “secondo” più consistente.   Sempre ricche, create con tanta fantasia e componenti sempre diversi, fatta eccezione per le cipolle, che non mancavano mai. Il melone (melon) e il cocomero (pastèque) erano l’antipasto, mentre a conclusione era previsto inevitabilmente un piatto di formaggi che i nostri amici, bontà loro, accompagnavano a pane imburrato. Considerando che molte qualità di formaggio sono morbidi e spalmabili questa scelta ci è sembrata un po’ eccessiva; come se noi mangiassimo pane, burro e stracchino. E’ interessante notare queste differenze con noi anche in piccole abitudini quotidiane. Norbert ha cucinato anche le famose “moules frites” ossia le cozze fritte, che fritte non sono … Infatti si tratta di cozze cotte più o meno come si fa in Italia, con l’unica differenza che nel soffritto invece di olio e aglio si usa burro e porro, accompagnate da patate fritte!!! Per velocità invece di “cozze e patate fritte”, loro dicono “cozze fritte”!  Le baguettes sono buone e questo è un punto a favore dei francesi rispetto allo stucchevole pane in cassetta degli inglesi. Va detto che non vengono più portate sotto le braccia senza alcuna protezione, anzi, se è una soltanto viene avvolta nella parte centrale con un fazzoletto di carta, se sono più di una vengono addirittura poste in una bustina di carta colorata ed illustrata.  Sono dunque divenuti più attenti all’igiene i nostri cugini? Si sono forse convinti che tenere il pane sotto il braccio (o peggio le ascelle) poteva essere non tanto invitante? Beh, la spiegazione che ci è stata fornita è di tenore diverso: dato che spesso sulle baguettes resta un po’ di farina, senza la protezione della carta, il vestito di chi la porta sotto braccio potrebbe sporcarsi … In, definitiva, in Francia non si può dire che noi italiani facciamo la fame – come in Inghilterra – anche se non c’è la varietà dell’Italia, che resta unica al mondo in tutte le tipologie di cibi (primi piatti, salumi, formaggi, pane, dolci).   SULLE ORME DI MAIGRET  Anche un semi astemio come me in Francia ha bevuto più dell’ordinario. Mi ero ripromesso di assaggiare almeno un goccio degli svariati alcolici che beve il commissario Maigret sui libri di Georges Simenon. Ho scoperto che lo scrittore francese era pazzo. Insomma, le quantità, e qualità, di alcolici che fa bere ad un commissario di polizia sono impressionanti! Spesso Maigret al bar ordina “un calvados” , alle volte raddoppia o triplica il bicchierino. Credevo dunque che si trattasse di un vino liquoroso, non di più, ma quando ne ho parlato a Norbert lui si è messo a ridere ed è andato a prendere una bottiglia di calvados della Normandia.  E’ il più celebre che esiste, a lui era stata regalata quando circa 10 anni prima aveva lasciato quella regione per trasferirsi nella più calda Aquitania. Un calvados di 10 anni è per intenditori! Ma non è il liquorino che pensava il sottoscritto, bensì un distillato di sidro che raggiunge minimo i 40 gradi. Non è l’uva dunque la sua base, ma le mele, proprio come il sidro di Normandia, una sorta di vino a basso tenore alcolico, ottenuto dalla fermentazione alcolica delle mele. Ho quindi appena assaggiato il calvados, tornandoci una sera in cui abbiamo cenato in una Creperie di Bordeaux. Anzi, in quell’occasione ho addirittura provato entrambi, sia il sidro come bevanda di accompagnamento alle crepes (pare sia inevitabile) sia il calvados … sulla crepe flambé con mele, miele e per l’appunto il temibile calvados! Maigret beve anche il pastis, simile alla sambuca, che ho visto spesso nella bottiglia più diffusa, la Ricard, o meglio Pernod-Ricard. Ho appena assaggiato perché l’anice non mi piace, ma se bisogna seguire Maigret, va fatto fino in fondo.  Per assaggiare il cognac è stata scelta la strada più breve, partecipando al Festival du Cognac, nella omonima città. Facilissimo, no? Qual è il simbolo di Cognac? Ovviamente un bicchiere dell’omonimo liquore, riprodotto da qualche scultore al centro di una delle piazze principali in una fontana … d’acqua! Sarebbe stato troppo chiedere che sgorgasse altro nettare.  Non ho assaggiato il liquore di prunelle, la “prunella d’Alsazia” che Maigret riceveva periodicamente dalla cognata e che consumava invariabilmente nel salotto della propria abitazione. In compenso, in quel di Arcachon, abbiamo mangiato le prunelles direttamente dall’albero di un parco pubblico, delle prugnette gialle veramente deliziose.   LA DUNE DE PYLA  La duna di Pyla (o Pilat) è considerata la duna più alta d’Europa. Confessiamo l’ignoranza di non averne mai sentito parlare, cosa grave dal momento che abbiamo scoperto successivamente che se ne era occupato anche Piero Angela in un recente Superquark.  Dalla base della duna parte una scalinata sufficientemente ripida per poter raggiungere la cima a circa 120 metri, variabili, di altezza. La fatica è ben ripagata dalla vista dall’alto. Da un lato si affaccia sull'oceano Atlantico, e domina la baia di Arcachon, mentre dal lato opposto si ammira una vasta foresta, principalmente composta di pini.  La duna è lunga circa 3 km ed è modellata dai forti venti dell'Atlantico che ne modificano l’altezza e tendono a spostarla verso l'interno. Ho sentito dire che la foresta un giorno potrebbe essere coperta dalla sabbia. Nel 1855 la duna era alta solo 35 metri, ora è quasi quadruplicata. La discesa è stata molto più divertente della salita, niente scale, ma tutti giù a piede libero, affondando e rotolando nella sabbia come bambini. Sempre tenendo d’occhio la foresta in basso, dove i rami dritti degli alberi attendono senza spostarsi gli occhi dei fessacchiotti troppo imprudenti.   L’ECO MUSEO DI MARQUEZE  Un’altra gita di un giorno è stata dedicata alla foresta delle Lande, in particolare all’Eco Museo di Marqueze, luogo dove è stato ricostruito un villaggio tipico di qualche secolo fa, che rapprerappresenta la vita contadina, dalle case con i tetti di paglia, alle stalle con animali veri, al mulino, etc.  Per arrivare al villaggio c’è un trenino (che sembra a vapore ma non lo è) che parte dalla piccola e deliziosa stazione di Sabres, con le caratteristiche imposte rosso scuro, e, passando in mezzo alla foresta, raggiunge la località di Marqueze.  Unica concessione alla modernità è un chiosco dove potersi rifocillare con cibo e bevande, e che offre anche tavoli e sedili per chi vuol fare un pic nic con le proprie vettovaglie. Sul piccolo bancone, per ogni frugale necessità, 3 enormi distributori di maionese, ketchup e mostarda (di Lione, naturalmente!) fanno la loro bella figura coloratissima!  Altra curiosità, quasi in contrasto con la piccola stazione da cui parte il piccolo trenino che va nella foresta, dove tutto sembra in miniatura, quasi finto, ecco apparire, nel piazzale antistante, delle panchine che sembrano essere state create per i watussi. Lo schienale è altissimo. La motivazione di ciò è rimasta per noi tuttora ignota.        BORDEAUX, IL VINO E … L’ACQUA!   La giornata a Bordeaux è stata intensa e bellissima. La città è affascinante, con un’architettura molto simile a quella di Parigi. La Garonna, il fiume che attraversa Bordeaux, appare di un colore quasi marrone, ma non è a causa dell’inquinamento, bensì delle sabbie rossicce che si depositano nel suo letto.     La zona per il “passeggio” lungo il fiume è molto ampia, sia per i pedoni che per i ciclisti. Niente a che vedere con lo striminzito marciapiede che chiamiamo Lungo Tevere. Mentre godevamo la vista di questo largo fiume, ci siamo accorti che la gente davanti a noi camminava con i piedi nell’acqua. Da buoni italiani abbiamo pensato ad una perdita di qualche tubatura … ma Norbert ci ha spiegato che era stata un’idea della “Municipalità” far uscire acqua per “rinfrescare” i piedi delle persone a passeggio, a causa delle alte temperature. Fino a tardi, come potete vedere dalla foto scattata a mezzanotte circa, la gente ancora usufruiva del pavimento allagato! Nella grande Cattedrale c’è un organo immenso che proprio quando eravamo in visita è stato suonato in un concerto su musiche di Johan Sebastian Bach.    Direte, ma questi vanno a Bordeaux e invece di parlare dell’eccellente vino noto in tutto il mondo ci raccontano storie di acqua? Ma se parlassimo del vino non ci sarebbe niente di particolare e di nuovo, non vi pare? Dunque continuiamo a parlare di Bordeaux e della sua acqua, in special modo dell’acqua minerale, che qui viene imbottigliata esattamente come se fosse una bottiglia di vino, carina eh?  Abbiamo già accennato alla cena a base di crepes e di Sidro della Normandia, vogliamo solo aggiungere un particolare interessante relativo alla toilette della Creperie, in pieno centro storico. L’asciugamano a disposizione dei clienti era di spugna, proprio come quelli casa, nessun “parente” di carta, né asciugatore ad aria calda! In compenso su un altro porta asciugamani a tre braccia, al loro posto facevano bella mostra quotidiani e riviste, atti a favorire la concentrazione in caso di bisogno. Proprio come a casa propria!   Un’altra delizia tipica di Bordeaux sono dei piccoli dolci chiamati “Cannelés de Bordeaux” , che all’aspetto sembrano dei piccoli babà, ma che al gusto sono più simili ad una torta di mele particolarmente ammassata e pesante. Ma valeva la pena assaggiarne del tipo fresco, più gustoso rispetto a quelli industriali in vendita in belle scatoline di latta. Non posso evitare di raccontare una visita in due negozi di vinile, posizionati strategicamente non lontano dalla zona della Cattedrale da noi visitata, dove ho trovato dei 45 giri d’epoca a prezzi veramente d’occasione: Joe Cocker, George Harrison, Donovan, Rolling Stones e Jethro Tull hanno salutato Bordeaux ed ora resteranno stanziali nella mia abitazione. Norbert frequentava queste nobili botteghe fin dai tempi dei suoi studi universitari ed ancora si stupisce che siano rimasti al loro posto anche dopo l’avvento dei cd e che, soprattutto, ancora vendano il buon vecchio vinile.  I MURALES DI ANGOULEME  Abbiamo trascorso gli ultimi due giorni ad Angouleme, città molto antica, capoluogo del dipartimento della Charente, avente come motto il detto latino “Fortitudo mea civium fides” (Mi rafforzo dalla lealtà dei miei cittadini). Ma Angouleme è anche modernissima in quanto patria del fumetto.  Ogni anno vi si svolge il “Festival International de la Bande Dessinée d'Angoulême” che è la più grande manifestazione dedicata ai “cartoons” in Europa e seconda nel mondo soltanto al Comiket di Tokyo. Se il Festival c’è solo a gennaio, la particolare arte del fumetto è presente tutto l’anno sui muri della città. Guardate questa foto scattata lungo il muro di una scuola: è solo l’ultima di una serie di vignette raffiguranti un dialogo di una “striscia” di fumetti.       Il murale successivo prende l’intera facciata di un palazzo e mostra due amanti che si baciano languidamente. Non ci sarebbe niente di strano se di fronte non ci fosse una Chiesa! Chissà se in un’altra realtà – ad esempio Roccasecca - questa situazione sarebbe accettata?    Ma ci sono anche murales che non rappresentano scene fumettistiche, e che lasciano stupito l’ignaro visitatore, che crede di passare sotto le finestre aperte di un palazzo, con un gatto appollaiato sul cornicione, per poi accorgersi, ad una più attenta osservazione, di trovarsi sotto un muro senza finestre dove tutto ciò che appare è semplicemente dipinto. Una città dove realtà e fantasia, antichità e modernità si intrecciano mirabilmente, creando un’atmosfera unica ed irripetibile. Una citazione meritano le eleganti cittadine di Archachon, ricca di case molto particolari, create da architetti con tendenze “fiabistiche” e Biscarosse,   meta turistica sull’Oceano Atlantico dove si pratica il surf.  Siamo al termine di questo lungo reportage dal Sud Ovest della Francia e non possiamo evitare di lasciarvi con una goliardica “chicca” scoperta durante uno dei tanti viaggetti lungo le strade che attraversano le Landes. Alcuni nomi di cittadine del luogo come Cazeaux, Mios, Parentis-en-Borne, La Teste de Buch, ci erano ormai familiari. Pertanto leggere la segnaletica stradale con questi riferimenti non attirava la nostra attenzione. Ma un giorno, ad incrocio stradale nei pressi di Sanguinet, ho cominciato a chiedere freneticamente a Norbert di fermare la macchina perché dovevo assolutamente fotografare un’insegna stradale (tra me e me già pensavo alla pubblicazione sull’Eco). Quale la sorpresa di Norbert vedendo che fotografavo nomi già visti tante volte e sempre ignorati. Il caso ha voluto che in quell’unica situazione il nome di una città fosse stato abbreviato in La Teste de B. e, proprio sotto di essa fosse stata posta l’indicazione di Cazeaux, per un mix esilarante, soprattutto sostituendo la dolce pronuncia francese con un più grezzo romanesco. E’ superfluo specificare oltre, basta leggere ignorando quella “B” puntata! Ovviamente abbiamo dovuto dare spiegazioni ai francesi …. Alla prossima!!
L’atelier (ex stalla) di Catherine
Norbert gusta con calma i preziosi doni in vinile (anche il berretto è un regalo)
La sezione “blues” in mansarda
Una simpatica busta per le baguettes dedicata alla bicicletta
Cidre de Normandie
Il pastis di Maigret!
La statua del “bicchierino” a Cognac
La dune de Pyla vista dal basso
La stazione di Sabres
Marqueze, posto di ristoro, non si rischia di finiresenza salse
Le alte panchine alla stazione di Sabres
La Cattedrale di Bordeaux
Il lungo Garonna allagato
L’imponente organo della Cattedrale
L’acqua minerale di Bordeaux
Les Cannelés de Bordeaux
Sul muro di una scuola di Angouleme
Un murale alto quanto il palazzo
Miria posa vicino la testa di Hergé, fumettista belga autore di Tintin
Miria e Riccardo