L’Eco di Roccasecca
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Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Anno 17, n. 85		                                            Dicembre 2012 Un commosso ricordo del  Leone delle Fiandre   Con la scomparsa di Fiorenzo Magni se ne va l’ultima icona del ciclismo eroico del dopoguerra.  Un periodo storico durante il quale l’epopea dei ciclisti superò  i confini dell’ambito sportivo per segnare profondamente il costume e la vita sociale di un’intera epoca.  Era l’Italia che faticosamente cercava di ricostruire sulle macerie della seconda guerra mondiale una propria identità e di guardare al futuro con più ottimismo.  Un protagonista autentico di quell’epoca vive ad Ancona : Ubaldo Pugnaloni, classe 1924, 88 anni a Natale prossimo, anconetano doc, professionista dal 1945 al 1949 con le maglie delle più importanti squadre come Viscontea, Stucchi Bottecchia e soprattutto Bianchi.   Pugnaloni fu gregario e grande amico di Fausto Coppi, ma molto vicino anche a  Bartali e dello stesso Fiorenzo Magni che fu per tutti il “terzo uomo”, quello che ha dovuto combattere sulla strada e non solo con l’ ingombrante presenza di due miti assoluti come Fausto Coppi e Gino Bartali. Nonostante ciò Magni riuscì a vincere tre Giri d’Italia e per tre volte anche il Giro delle Fiandre, una delle classiche mito del nord: perciò fu chiamato il Leone delle Fiandre.  La prima immagine di Magni che torna in mente a Pugnaloni è agonistica: “Ultima tappa del Giro d’Italia 1948, si arrivava al velodromo Vigorelli di Milano. Un traguardo di grande prestigio. Entro in seconda posizione dietro Ortelli, l’ideale per disputare la volata. Mi lancio in curva e mi illudo di farcela ma all’esterno vedo una sagoma che mi supera a velocità doppia: era Magni che vince la tappa con la maglia rosa addosso”.  Ubaldo nella massa dei ciclisti di quegli anni, quasi tutti al limite dell’analfabetismo, si distingueva per un livello culturale più elevato e per il tratto signorile.  Anche per questo i campioni lo tenevano in grande considerazione.    L’amicizia con Fiorenzo Magni si protrasse negli anni : “Ho una figlia che vive a Milano, ogni volta che salivo da lei immancabilmente con Magni ci incontravamo.  Lui aveva una concessionaria automobilistica a Monza, per me era una tappa fissa. Una gran persona, un amico vero, un uomo sincero e leale”. La personalità di Magni secondo Pugnaloni emergeva sia in corsa che fuori : “E’ stato il più grande discesista che io abbia visto. Aveva un fisico massiccio, sapeva di non poter competere in salita quindi dosava le forze e non arrivava mai in vetta stravolto. Poi si gettava in discesa con lucidità e freddezza ”.  Ancona era distante dai luoghi ciclistici per eccellenza come la Toscana, la Lombardia e il nord Italia in genere ma in quel dopoguerra fu ugualmente al centro delle cronache sportive, mondane e giudiziarie dell’epoca.   Quando nel settembre del 1954 Giulia Occhini, la famosa Dama Bianca amante di Fausto Coppi, fu condannata al domicilio coatto scelse di abitare proprio ad Ancona in casa di Ubaldo Pugnaloni.  Anche il Campionissimo raggiunse la sua amata e la coppia più discussa dell’epoca per quasi un mese restò in città. “Furono giorni difficili – ricorda Pugnaloni – ogni mattina dovevamo accompagnare Giulia per la firma in questura dalle parti dell’Arco di Carola. C’era chi le gridava di tutto, la accusavano di aver distrutto una famiglia. Ogni giorno i carabinieri venivano in casa nostra per controllare che Fausto e Giulia dormissero in stanze separate.”  La legge dell’epoca considerava l’adulterio un reato grave.  Diverso invece l’approccio degli anconetani verso Coppi. “Uscivamo spesso io e Fausto. Lui era un idolo, tutti volevano toccarlo, parlargli. Ricordo che all’uscita del cinema Rex che era in corso Stamira una sera trovammo la serratura dell’Aurelia di Fausto bloccata con dei fiammiferi. Avevano bloccato l’auto  per fermare Coppi e poterlo avvicinare”.  Nella storica autoscuola Pugnaloni nel centro di Ancona, dove Ubaldo lavorava, Giulia Occhini noleggiò l’auto per raggiungere Coppi e andare in gita sull’Izoard.  Le foto di quel giorno pubblicate sui giornali fecero scoppiare lo scandalo che infiammò l’Italia degli anni cinquanta.    Per l’Eco odi Roccasecca  Ferdinando
Fiorenzo Magni, sulla destra,  insieme al Campionissimo  Fausto Coppi