L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 86		                                            Maggio 2013 Un giorno dopo l'altro  L’idea che mi sono fatto in questi ultimi mesi è che nei periodi di crisi le notizie brutte sembrano fare a gara per arrivare alle nostre orecchie; solo restando in  un ambito strettamente musicale, al quale i lettori e i redattori dell’Eco sono particolarmente legati, abbiamo registrato, uno dietro l’altro, l’addio a personaggi che con le loro canzoni hanno fatto un percorso di vita molto vicino a tanti di noi. Poco prima di Natale ci ha lasciato, in punta di piedi, Franco Ceccarelli dell’Equipe 84, modenese di nascita e “caprilotto” di adozione. Solo tre anni fa lo avevamo incontrato al termine di un eccellente concerto nella piazza di Roccasecca Stazione (cfr Eco di Roccasecca 77), ed era stato, come suo costume, disponibile ma allo stesso tempo riservato. Due righe su internet e sui giornali, niente più abbiamo appreso della sua improvvisa dipartita. Sul suo breve libro dedicato agli Equipe 84 “Io ho in mente te” spiccava una toccante dedica a Victor, che lo aveva “preceduto” quasi vent’anni fa : "Caro Victor, quando hai letto le ultime pagine di questo racconto, al baretto di Cologno Nord, mancava solo il finale. Era la fine di settembre. Un sasso cade nell'acqua … I cerchi si allargano. Franco”.  Ed ora tocca a noi lanciare un altro sasso nell’acqua, ricordando questa persona così sensibile e discreta. Se n’è andato anche Franco Califano, che ha legato la sua figura ad una tipologia di personaggio che può essere amato o detestato, ma sicuramente dotato di una personalità che difficilmente lo relegherà nel dimenticatoio. Del buon Enzo Iannacci, che portava 77 anni con lo spirito di un ragazzo, parlerà su queste pagine un suo ammirato musicofilo dell’Eco, Ferdinando, quindi mi limito all’accenno. A marzo, e finisco questi necrologi, improvvisamente è giunta la notizia della dipartita di Alvin Lee, da Nottingham, chitarrista rock-blues con impostazione quasi jazz, eroe di Woodstock, dove fu definito “la chitarra più veloce del West” e che paradossalmente, partendo da quel successo interplanetario, cominciò a rifuggire le grandi platee e lo show business per concedersi alla sua musica preferita suonata spesso in spazi piccoli, sempre con la stessa Gibson rossa con il simbolo della pace in evidenza. Avrei potuto parlare dei tempi grami che sembrano non finire mai, di una classe politica arrivata al punto più basso dall’inizio della Repubblica, ma ho preferito lasciare spazio ai morti, troppo schifato da certi “vivi”. Ma continuo ad avere una speranza, soprattutto per i giovani, per i ragazzi che si sentono rifiutati da questa società che li invita a studiare e poi li emargina, mentre andrebbero stimolati e incoraggiati, perché non finiscano a fare il coro ad un altro grande cantautore che non c’è più, nella sua “Un giorno dopo l’altro”:  E gli occhi intorno cercano quell'avvenire che avevano sognato ma i sogni sono ancora sogni e l'avvenire è ormai quasi passato  Spero vivamente che nei prossimi mesi giungano novità più incoraggianti per tutti. L’Eco non usciva da Natale, si è adeguato a questo clima mesto, dai, rialziamoci anche noi!  Il Direttore Anno 18, n. 86		                                            Maggio 2013