L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 87		                                            Agosto 2013 Anno 18, n. 87		                                            Agostoo 2013 Una volta…  Ci sono attimi, momenti, circostanze, volti, fatti, ricordi che ti ci riportano. E’ un attimo e tutto scatta come in una pellicola da film che si riavvolge rapidamente all’indietro. E pensi, anzi, senti: mi piacerebbe tornare piccolo.  Mi piacerebbe ritrovarmi a tavola da mia nonna, con intorno gli uomini della trebbiatura. Sedermi sotto una quercia, accoccolati su un “mantile” e respirare gli odori del cesto di vimini che si apre alle sette del mattino.  Mi piacerebbe uscire di casa alle 8 con il grembiule blu e il fiocco bianco, immacolato prima di entrare e inevitabilmente disfatto alla fine, entrare in classe e sentire il rumore dei sedili di legno che si abbassano nei banchi. Mi piacerebbe rivedere Nadine che mi aspetta davanti al vialetto di casa per fare insieme il tragitto verso scuola.                  Alcuni soldatini, veri testimoni dell’epoca qui narrata  E mi piacerebbe aspettare l’estate, magica, calda, gialla, infinita. L’estate che significava libertà incondizionata per quattro mesi, tutta una tirata da giugno a settembre senza ostacoli. L’estate era tutto: i bagni al “muraglione”, le corse in bicicletta, le partite di calcio senza tempo e senza campo, le case costruite sull’albero, i cocomeri la sera, il mese a Scauri o le due settimane a Rimini che quando finivano avevi una voglia matta di tornare a Roccasecca. L’estate era le battaglie con i soldatini, Vincenzino e Riccardo, la battaglia navale, i campionati finiti in un giorno e trascritti sul quaderno con l’immancabile alone di sudore, i giri d’Italia con i tappi intorno a casa, i Gran premi con le macchinette corsi tutti sullo stesso circuito, il muretto di casa Lorino che diventava di volta in volta Monza, Brands Hatch, Zandvoort, Spa, Nurburgring o quello che volevi.                     La serie completa delle 12 macchinette che gareggiavano  sul muretto di Vincenzo  (foto dal web)  Quelle macchinette “preparate” nei nostri box casarecci : metti la molletta, togli la ruota piccola dietro, metti quella grande a sinistra, togli il pilota per infilare meglio il dito etc. etc. Mi piacerebbe giocare di nuovo a pallone al Palazzone, nello spiazzo delle ferrovie con Fabrizio e tutti gli altri. Con Riccardo che il sabato arrivava da Roma con zio Luigi e nemmeno andava a casa per unirsi a noi . Mi piacerebbe aspettare ancora mio padre che torna da Cassino con la copia di Capitan Miki, ritirare il Corriere dello Sport che gli arrivava per posta ogni mattina, dettare l’articolo che lui scriveva la domenica sera.                        Il celebre Numero 1 della serie di Capitan Miki collezionata da Ferdi   Mi piacerebbe ancora far mattino in piazza alla Stazione sparando cazzate coi soliti amici, un cocomero, una gazzosa con limone, un ghiacciolo, un giro al bar dell’autostrada se c’era qualcuno più grande che ti caricava in macchina. Accetterei anche di riadattarmi alla routine del treno delle 7,12 del mattino per Cassino, delle corse all’uscita di scuola per salire al volo su quelle delle 13,17 che ti riportava a casa. Accetterei di tornare ad imparare declinazioni e coniugazioni, integrali e derivate, seni e coseni. Accetterei anche la severità di mia madre, le sgridate a ciclo continuo, le rotture di mia sorella. Addirittura accetterei, da più piccolo, anche di indossare quei pantaloni “all’inglese” lunghi fin quasi al ginocchio con due stupidi bottoncini di lato che portavo solo io perché a Roccasecca non esistevano ma i miei si ostinavano a comperarmi a Roma. Accetterei i corsi pomeridiani della Berlitz, che significavano un altro doppio viaggio a Cassino dopo mangiato. Ma significavano anche tre partite di calcio saltate in una settimana. Accetterei anche di subire ancora una volta le tremende punizioni che mi infliggeva Gigio a seguito delle nostre scommesse che, inevitabilmente, finivo per perdere. Ne ricordo una per tutte : scommessa su Luciano Chiarugi, in palio 1.000 cazzotti. Gigio vince e viene a “ritirare” la posta. Mi fa , 1000 sono tanti, per cominciare ne vuoi 1 da 1 o 1 da 10 ? Rispondo che provo quello “da 10”. Terribile, perché arriva sotto la costola e io resto a terra privo di fiato. Anzi nel fosso di casa mia. Mi piacerebbe tornare ad allenarmi al vecchio campo sportivo, con tutti gli amici della juniores sotto la guida di Tommasino. Faccia severa, toni burberi, un urlo e un “bravo”, un “passa la palla” e un “addò cazz vai…”. Alla fine una pacca sulle spalle per tutti e la voglia di ricominciare appena uscito dal campo. I viaggi della domenica con le macchine dei dirigenti, genitori, amici, sui campi della provincia. E poi, verso sera, l’immancabile appuntamento con “un tempo di una partita di serie A” ovviamente in differita e in bianco e nero. Mi piacerebbe rivedere Roccasecca senza marciapiedi, i fossi a delimitare la strada, via Piave e la Stazione che quando uscivi non c’era nessuno che non conoscevi e che se ti allontanavi 50 metri era già campagna. La Casilina che d’estate la notte in un’ora contavi dodici macchine.   Mi piacerebbe.                                                         Fred