L’Eco di Roccasecca
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Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 Anno 18, n. 88		                                            Ottobre 2013 Ricordo di Michele Gismondi     Un Campione del Mondo ai punti, un Campione del Mondo marchigiano. Michele Gismondi è stato l’unico ciclista nato nelle Marche a sfiorare la maglia iridata. La stessa maglia che domenica prossima sarà in palio nella corsa che assegna il titolo mondiale 2013 a Firenze. Gismondi arrivò quarto a Lugano, l’anno in cui vinse Fausto Coppi, ancora quarto l’anno seguente a Solingen in Germania e addirittura secondo nel 1959 in Olanda a Zandvoort beffato allo sprint negli ultimi metri dal francese Darrigade quando l’Iride sembrava ad un passo. Tre partecipazioni in maglia azzurra, tre mondiali da grande protagonista. Michele è scomparso pochi giorni fa nella sua Montegranaro, a 82 anni. Una morte coincidente con lo svolgimento del Mondiale attualmente in corso in Toscana che culminerà domenica 29 con la corsa dei professionisti. Ci piacerebbe che la Federciclismo italiana e il presidente Renato Di Rocco, in questa singolare coincidenza cronologica, decidessero di ricordare con un’ iniziativa particolare la memoria di Michele Gismondi. Un premio, un riconoscimento, qualcosa che tenga viva la figura di un atleta che alla maglia azzurra del ciclismo ha dato molto.                         Gismondi e Coppi (foto internet)    A partire da quel 1953 quando a Lugano Gismondi svolse un ruolo importante ad inizio corsa per preparare il terreno all’attacco decisivo che permise a Fausto Coppi di andare a vincere in solitudine il titolo. Del resto quasi tutta la carriera del corridore di Montegranaro fu dedicata ad aiutare il Campionissimo. Fu Coppi a segnalare Gismondi a Biagio Cavanna, mitico scopritore di talenti ciclistici. Così Michele fu accolto nella scuderia di Cavanna a Novi Ligure : era il marzo del 1950, nel 1952 il passaggio al professionismo. Una carriera che sarebbe durata sino al 1960 sempre al fianco di Fausto Coppi, ad eccezione del 1956. Una decina di vittorie ma soprattutto una totale dedizione a Coppi che gli è valsa a pieno titolo l’inserimento nell’ormai famoso circolo degli “angeli di Coppi” insieme a gente come Milano, Carrea e lo stesso Ubaldo Pugnaloni altra gloria ciclistica marchigiana. Ma il meglio Michele Gismondi lo diede proprio nelle sue partecipazioni al Campionato del Mondo. Nel 1953 a Lugano fu lui ad annullare la fuga iniziale di Gaul e ad entrare  in quella giusta al fianco di Coppi che poi si involò verso il successo.   Gismondi alla fine fu quarto a 7’34’’ dal suo inarrivabile capitano. L’anno dopo Gismondi è di nuovo selezionato in Nazionale.  Si corre a Solingen il 22 agosto 1954, al tredicesimo dei sedici giri del circuito parte la fuga giusta : Coppi, Bobet, Anquetil, Gaul, Scaher, Varnajo e Gismondi.  A 30 km dall’arrivo saltano Anquetil e Varnajo, Gismondi è in grande giornata ma purtroppo nella discesa che porta a Flamerscheld Coppi fora e Gismondi viene fermato dal c.t. Binda per aspettarlo.  Ne approfitta Bobet per attaccare e vincere il titolo.  Gismondi però non molla e nel finale stacca gente come Anquetil e lo stesso Coppi in una furiosa rincorsa a Bobet che gli vale un altro quarto posto a 3’03 dal nuovo campione del mondo.  Ma la beffa più atroce per Michele arriva nel 1959. Il Campionato del Mondo si corre a Zandvoort in Olanda e Michele stavolta non ha più Coppi da aiutare.  Corre per vincere e va in fuga addirittura a 222 km dal traguardo insieme ad altri fra cui l’altro azzurro Ronchini.  Il commissario tecnico è sempre Alfredo Binda che punta forte su Gismondi e lo invita a risparmiarsi nella fuga. All’ultimo chilometro si presentano in otto, fra cui Tommy Simpson che morirà anni dopo sul Mont Ventoux.  Gismondi è in grande condizione e in volata scatta dall’ultima posizione sorprendendo tutti. A cento metri dalla linea del traguardo è primo e vede la gloria, invece negli ultimi metri il francese Darrigade lo passa e gli sfila letteralmente la maglia di Campione del Mondo.  Non manca il giallo : in realtà Darrigade in precedenza aveva forato e cambiato la bici in corsa e non ai box come previsto dal regolamento.  Dovrebbe essere squalificato, ma invece l’ordine d’arrivo viene confermato e a Gismondi resta la magra soddisfazione della medaglia d’argento.  Il punto più alto mai toccato nella storia del ciclismo da un corridore marchigiano.    Ferdinando Vicini, settembre 2013
Una curiosa figurina anni ‘50