Spiriti e spiritelli – Secnda parte (4) La paura fa novanta!
Renzo Marcuz
Sito Promozionale di Cultura del Basso Lazio dell' Associazione onlus PRETA Via Sotto le mura snc - 03041 Alvito (FR) p.i. 02194120602 CIOCIARI.COM   © pretaonlus 2000-2010 - pretaonlus @ gmail.com   L’Eco di Roccasecca Anno 19, n. 94		                                           Dicembre 2014 Gliù mazzamaureglie Dulcis in fundu, anzi amarus dovrei dire, è venuto ora il momento di parlare dell’ultimo degli spiriti, spiritelli o presunti tali di cui tanto si bisbigliava all’epoca a Roccasecca, e l’ho tenuto per ultimo proprio perché ero certissimo che fosse… un fatto esclusivamente roccaseccano, quindi da riservare al gran finale.  Nel tempo, però, mi sono dovuto ricredere specie dopo aver visto, a Roma, una strada, anzi una stradina, con il nome di “Vicolo di mazzamurelli”.  .	 “Ma come – mi sono chiesto – pure qua? Posso capire nel basso Lazio, posso capire in Campania, posso arrivare fino al Sannio o anche al Molise, tie’!  Ma Roma che c’entra?” La spiegazione è presto detta, la fornisce Wikipedia che così afferma: “Il Rufini riferisce la leggenda di un uomo di malavita che abitava nel vicolo. Costui si spacciava pubblicamente per mago, facendo credere al popolino di avere magiche visioni. Era, perciò, temuto, e la gente non passava vicino alla sua casa per paura dei demoni”,  e così siamo a posto.   Ormai rotto l’argine delle certezze ho poi scoperto  che con diverse forme e dimensioni la figura dello spiritello traversa tutta l’Italia e pure l’Europa giungendo financo in Irlanda.  Pare infatti che nella verde isola il nostro corrisponda al cosiddetto “leprechaun”, o “leprecano”, uno dei tanti simboli che  vengono tirati fuori soprattutto in occasione della festa di San Patrizio. Fin qui, comunque nulla di eccezionale, la cosa che però mi ha colpito nel corso delle mie più recenti ricerche è un’immagine, scoperta anche questa sul web (sul blog di Marina Girardi, molto interessante), che rappresenta  il nostro folletto sulla parete di una casa abbandonata; per la solita pignola precisione voglio anche dire che si tratta di una scuola di Valogno, frazione di Sessa Aurunca, quindi neanche troppo lontano da Roccasecca. E’ un graffito che riproduce in modo alquanto composito un qualcosa che corre e che correndo si trasforma. Non è che l’immagine si capisca molto bene ma una cosa è chiarissima: c’è la testa di un coniglio, anzi di una lepre. Ma allora è vero! Tutto torna e corrisponde, anche nel nome, a quanto si va dicendo in giro per l’Europa, da Roccasecca all’Irlanda!	  Nel ricordo dei racconti che mi faceva a bassa voce e con tono serio Molle Nicola, un ragazzino che abitava dalle parti della Sabbatina vicino a Tommasino Castiglia quando tornavamo da scuola, gliù mazzamaureglie era per l’appunto un qualcosa di ibrido, mezzo bambino e mezzo animale, mezza lepre per l’esattezza, ed intelligentissimo, un po’ come tutti gli ibridi. Infestava le case e la sua intelligenza non era volta al bene bensì al male vittimizzando soprattutto i bambini. Questo è quanto ricordo nella versione di Nicola. Poi ho avuto anche modo di approfondire l’argomento grazie all’aiuto di un gentilissimo abitante di Valogno il quale mi ha raccontato che la leggenda del mazzamaurello, assieme a quella delle janare, è una delle più radicate nella cultura antica del paese. E’ una leggenda talmente antica che se ne trova traccia per la prima volta ne “Lu cunto de li cunti” di Giambattista Basile (Giugliano in Campania, 1566 –1632).  “E mmo’ che è ‘sto Cunto de li cunti? La Bibbia?” mi chiederà a questo punto quello che fa sempre le domande e che non crede a niente. No, di certo non è la Bibbia, ma comunque è qualcosa di molto serio anche perché il titolo si completa con… ovvero lo trattenemiento de peccerille, e quindi trattiamo di un’attività della massima importanza.	  E poi occorre sapere che il libro fu dedicato ai membri dell'Accademia napoletana degli Oziosi. Più serio di così! Cos’è rimasto dell’antica leggenda? Molto se si pensa che sulla sommità di alcuni dei comignoli di Valogno permangono figure antropomorfe raffiguranti lo spiritello scherzoso che nella tradizione popolare ha le fattezze di bambinetto che indossa un berretto rosso ed una bisaccia. Da quella bisaccia può trarre doni buoni o cattivi, ricchezze o dolori e c’è chi asserisce di aver ricevuto dei soldi caduti miracolosamente dal cielo la sera dell’ultimo dell’anno, frutto evidente della munificenza del nostro spiritello in un momento in cui… gli girava bene. I tre animali che compongono il qualcosa che corre sono una faina, un tasso ed una lepre e rappresentano tre arti anche perché il murale è stato realizzato sulla parete di una scuola dove, per l’appunto,… s’impara l’arte. Ancora una parola, da ultimo, sulla lepre che nella tradizione locale compare sempre un po’ prima che appaia gliù mazzamaureglie ed avverte della sua presenza. Anche questo, in un certo senso,  fa scopa con quanto sussurrava Nicola ed anche con il nome del folletto irlandese, per lo meno con un pezzetto.  Alla larga quindi anche dalle lepri, che è meglio!  “Va bene anche col mazzamaurello, che ce ne hai fatto ‘na capa tanta, ma… e l’antidoto?” mi chiederà per l’ennesima volta quello di prima e che poi è sempre lo stesso.   No. Per il mazzamaurello l’antidoto non esiste, chi ce l’ha se lo tiene, come per molte altre cose della vita, e chi ci crede… beh, contento lui contenti tutti!  Renzo Marcuz 22 maggio 2014
Gliù mazzamaureglie di Sessa Aurunca
Eccolo, il leprechaun 
Eccolo,il Giambattista