Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 32 di Aprile 2001  Continuiamo a ristampare gli articoli dedicati a questa magnifica serie televisiva andata in onda negli USA a fine anni ’50 ed in Italia nei primi anni ‘60.  LE SERIE TELEVISIVE STORICHE AI CONFINI DELLA REALTA’  (Quarta puntata)  	  "C'è una quinta dimensione oltre quelle che conosciamo. È una dimensione vasta come lo spazio e senza tempo come l'infinito. È l'incerta zona di confine fra luce e ombra, scienza e superstizione, a metà strada fra le paure più profonde dell'uomo e l'apice della conoscenza. È la dimensione dell'immaginazione, e si trova... ai confini della realtà"   Quarta puntata della storia della serie televisiva “AI CONFINI DELLA REALTA’ ” (titolo originale “THE TWILIGHT ZONE”) che sta appassionando i nostri lettori, in particolare quelli più “stagionati”.    L’odissea del Volo 33 (The Odissey of Flight 33)  Scritto da: Rod Serling Regista: J. Addiss Cast:	John Anderson, Sandy Kenyon, Paul Comi, Harp McGuire, Wayne Heffley, Nancy Rennick, Beverly Brown      Trasmesso per la prima volta il 24 febbraio 1961. L’odissea in questione è quella vissuta dall’equipaggio e dai passeggeri di un jet di linea. L’aereo decolla in un pomeriggio di giugno da Londra, destinazione New York, ma a due ore dall’atterraggio previsto, si perde nel cielo e non riesce più a trovare la sua rotta.   Una raccolta di episodi pubblicati sulla celebre testata di fantascienza Urania, che prende il titolo proprio dal racconto in oggetto  Gli strumenti di volo vanno inspiegabilmente in avaria ed i piloti perdono qualsiasi riferimento visivo e strumentale. Il panico assale i passeggeri. Il comandante decide di scendere di quota, in modo da poter avere almeno qualche riferimento visivo.   Ed ecco che qualcosa in effetti appare: l’isola di Manhattan, almeno nei contorni geografici, ma non c’è nessun segno di civiltà, non c’è nessuna New York. E’ scomparsa! E al posto dei grattacieli appare un enorme dinosauro che bruca foglie dai rami superiori di un gigantesco albero. L’equipaggio si rende conto che si sono perduti nel tempo e sono finiti, inspiegabilmente, nella preistoria del mondo. Ripercorrono quindi la rotta fatta in precedenza e tornano all'era attuale, ma non abbastanza: si trovano sopra New York, ma nel 1939, non nel ’59, epoca del telefilm! Decidono di tentare di nuovo il ritorno alla loro epoca attuale e riprendono quota. Ci riusciranno? La voce di Rod Serling ci dice che “Voi e io sappiamo dove si trova quel jet. Voi e io sappiamo ciò che è successo. Così se in qualche momento, in qualsiasi momento sentirete i rumori di motori di aereo che vola sopra il cielo coperto…  motori che sembrano disperati … sparate un razzo luminoso, oppure fate qualcosa. Potrebbe essere il Volo transoceanico 33 che cerca di tornare a casa… dai confini della realtà. 		 Due fotogrammi dell’episodio del volo 33     Ululati nella notte (The howling man)  Scritto da: Charles Beaumont Regista: Douglas Heyes Cast: : H. M. Wynant, John Carradine, Robin Hughes, Estelle Poule  		   Andato in onda il 4 novembre 1960. Siamo di fronte ad un episodio tra i più classici dell’intera serie. Un militare americano, David Ellington, cerca rifugio in un convento europeo di notte, durante un temporale. Dopo una iniziale resistenza, egli viene accolto da monaci appartenenti ad una strana setta religiosa. Nel corso della notte Ellington avverte una strana atmosfera intorno a sé. Il silenzio viene sovente interrotto da lugubri ed inquietanti ululati. Egli scopre che in una cella un suo connazionale viene tenuto prigioniero. Costui lo implora, disperato, di aiutarlo ad uscire, in quanto ingiustamente imprigionato.   		  Il militare, spaventato, chiede spiegazioni e minaccia di chiamare la polizia. Fratello Jerome (Carradine) gli dirà che il prigioniero chiuso a chiave in una cella non è un essere umano qualunque, ma niente di meno che il Diavolo in persona capace di assumere, di volta in volta, sembianze diverse! Ellington non crede affatto ad una storia così inverosimile e si fa convincere dal prigioniero a liberarlo. Quale tragico errore! Il recluso, appena uscito dalla cella, si trasforma immediatamente in Diavolo e sparisce in una nuvola di fumo. Dopo di ciò egli decide di dedicare il resto della sua vita al tentativo di riacciuffarlo. Passano tanti anni ma alla fine la sua caccia avrà successo. Lo ritroverà e lo imprigionerà, e chiederà alla moglie di non liberarlo mentre lui cerca aiuti. Ma lei, come aveva fatto lui nel convento tanti anni prima, non saprà resistere ed aprirà la porta … Un vecchio detto tradizionale dice “Tu puoi prendere il Diavolo, ma non puoi trattenerlo a lungo” . Così è successo a Fratello Jerome, così è successo a David Ellington, un uomo che bussò alla porta di un Convento e si trovò ad entrare in una zona … ai confini della realtà.      	  	 	  La terrificante sequenza di trasformazione – che in parte pubblichiamo – ottenuta con brillanti risultati, soprattutto se facciamo riferimento all’epoca in cui fu realizzato il telefilm, e l’azzeccato commento musicale di Bernard Herrmann aggiungono  notevole efficacia alla demoniaca storia. Da non perdere.    E’ bello quel che piace (The eye of beholder)  Scritto da: Rod Serling Regista: Douglas Heyes Cast: : William B. Gordon, Donna Douglas, Jennifer Howard, Joanna Heyes        L'episodio, trasmesso l’11 novembre 1960, si svolge interamente all'interno di un ospedale, in un’epoca indefinita. Vi è ricoverata una giovane donna, Janet Tyler, con la testa completamente fasciata che lascia presumere un volto sfigurato. Ella è giunta all’undicesimo ricovero, per il trattamento finale, l’ultima speranza per uscire definitivamente dal suo privato mondo vissuto nell’oscurità. In effetti gran parte dei discorsi di medici ed infermieri vertono proprio sulle difficoltà che la poverina dovrà incontrare nella sua vita con un viso così orribile e deforme. Lei stessa piange, si dispera ed attende con terrore il momento in cui le bende verranno tolte e potrà vedere il suo disgustoso aspetto. Se il trattamento non sortirà effetti, ella sarà mandata in un villaggio dove vivono tutti gli altri “brutti e deformi” esseri (ugly people) segregati rispetto al resto della società.    		   Ma per tutto il telefilm gli altri, ovvero i chirurghi plastici ed il personale ausiliario, non sono che ombre, schiene, nuche, mani o piedi. La storia si sviluppa senza un volto certo, solo facce immaginate. Arriva il momento della verità: il dottore scioglie con cura le bende e, finalmente, la donna mostra il suo “orribile viso”; il dottore rivela: “nessun cambiamento”.   Il disgusto e la pena sono generali. E finalmente anche le infermiere ed i medici hanno un volto: quello di orribili incroci tra uomini e maiali. La paziente? Una bella e bionda ragazza! La domanda che viene alla mente è: dov’è un mondo in cui la bruttezza è la norma e la bellezza la deviazione da questa norma? La risposta? E’ bello ciò che piace, ora o cento anni fa, in questo mondo o in un altro, perfino tra le stelle. E’ bello ciò che piace. Questa lezione può essere imparata ai confini della realtà. 		  I trucchi di William Tuttle sono tra i più impressionanti mai concepiti per la televisione, meravigliosamente concepiti ed eseguiti. Questo episodio era originariamente intitolato “Her Private World of Darkness”.   		  La febbre (The fever)  Scritto da: Rod Serling Regista: Alvin Ganzer Cast: : Everett Sloane, Bibi Janiss, William Kendis, Lee Miller    Trasmesso il 29 gennaio 1960. Una coppia di una certa età vince un viaggio premio a Las Vegas. Mentre lei è piuttosto contenta e “si lancia” nel giocare pochi spiccioli nei casinò, lui, Franklin Gibbs, appare molto contrariato: uomo di rigidi principi morali non ammette il gioco e il fatto di sperperare i soldi in quel modo.   		  Ma piano piano di fronte alle pur piccole vincite della moglie si lascia lentamente coinvolgere per poi rimanere completamente soggiogato dalle slot machines.  La febbre sale sempre di più, non dorme la notte e sente letteralmente le sataniche macchinette che lo chiamano, che storpiano e gridano il suo nome.  Oramai ha perso il controllo di se stesso e perderà anche la vita, gettandosi dalla finestra dell’albergo per “fuggire” ad una slot machine che lo insegue.  Mr. Gibbs ha condotto un gioco mortale … ai confini della realtà.        (fine della quarta puntata)  Mr. Dick
Mr Dick
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