Franco Nardi
Maciste a Roccasecca fatti e fattarelli sui cinema di Roccasecca Questa volta il vostro fotoreporter procacciatore di aneddoti sulla  “Roccasecca che fu” è andato a scavare negli anni ’50 quando per la  prima volta anche il “Cinema” giunse a Roccasecca Scalo, sotto la  denominazione di ARENA PIAVE.  Tutto è cominciato, durante la scorsa estate quando ho fatto le foto ad  Sig. Francesco Tedeschi x i suoi 100 anni. In quell’occasione ho  raccolto parecchie testimonianze sull’avvento del Cinema a  Roccasecca, un ambito in cui, come vedremo, il signor Tedeschi ha  avuto un suo ruolo.  Innanzitutto una descrizione del luogo e degli strumenti utilizzati allo  Scalo: il terreno era quello dove oggi c'è la cabina della Telecoml (di  fronte casa di  Sergio Torriero, dietro casa di Ambrogio); il telo era  fatto con lenzuola matrimoniali dismesse unite tra loro ed alle  estremità rappezzate. L'impalcatura era composta da filagne  inchiodate.  Il cinema a Roccasecca Centro si faceva in una stanza del comune,  quella appena entrati a sinistra (odierna sala San Tommaso). Quando i  film avevano un titolo audace il parroco dalla chiesa di Santa  Margherita (praticamente di fronte al comune) si affacciava per vedere  chi entrava e poi chiedeva informazioni sulla moralità del film.  La proiezione delle pizze era così organizzata: il film iniziava sopra  Roccasecca, finito il primo tempo una staffetta partiva per il cinema  ARENA PIAVE a Roccasecca Scalo per dare inizio allo spettacolo,  mentre a Roccasecca Centro iniziava il secondo tempo. Finito il primo  tempo, allo Scalo si attendeva l'arrivo della bobina contenente il  secondo tempo. Se tutto filava liscio l'attesa era quella canonica di  10/15 minuti. Il problema si verificava se si rompeva la pellicola del  secondo tempo, allora il ritardo cominciava ad essere considerevole,  anche se l'operatore per recuperare tempo provvedeva ad accorciare il  film.  I ragazzi andavano a bere alla fontana del bivio (quella vicino al  semaforo, che ovviamente all’epoca non c’era) e quando vedevano  scendere da San Rocco la moto della staffetta  (non c'erano molte case  e luci cittadine) subito lanciavano la voce"essegli’è … sta’ arriva’", e  tutti prendevano il proprio posto. Stava arrivando Guglielmo con le  pizza da proietare. (leggi cli articoli di Aldo e Renzo)  La rottura della pellicola giocava brutti scherzi, infatti la riparazione  fatta in fretta talvolta causava la voce fuori sincrono. Poco male  quando  gli attori parlavano, il problema si verificava nei films western  (o di azione) in quanto il cow boy di turno prima rantolava a terra e poi  si sentiva lo sparo che lo aveva colpito!  Un particolare ricordo è legato al film "IL BRIGANTE MUSOLINO"  prodotto da Carlo Conti e De Laurentis nel 1950.   Durante la settimana si era parlato del film in quanto la censura aveva  da poco ammesso tale pellicola alla pubblica visione per via  dell'assonanza con Benito Mussolini, ed era finalmente arrivato anche a  Roccasecca. L'attenzione era massima, ma durante il più  bello si  spezza la pellicola che presto viene riparata. Ovviamente l’audio va  fuori sincrono e quando arriva il momento di un conflitto a fuoco con  un brigante che era andato a far visita alla propria amata, prima si  sente lo sparo e poi si vede il brigante cadere a terra ferito  mortalmente; a questo punto dalla platea una voce:"aoh, e facive a  tembe a scappà"!  I film più arditi erano soggetti a censura infatti l'operatore nelle scene  "osé" metteva la mano davanti all'obiettivo (si sentivano fischi di ogni  sorta). La censura era dovuta, oltre che ai moralismi dell'epoca, ad una sorta  di marketing di casa nostra. Infatti se si verificavano scene ardite la  volta successiva (l'arena funzionava di venerdì, sabato e domenica) le  donne non sarebbero andate e con esse neanche le ragazze, di  conseguenza neanche il pubblico maschile sarebbe andato al cinema  con evidenti mancati incassi.  La contrada che partecipava in massa era quella del vicolo Pignataro e  la reclame dei film veniva fatta principalmente in quel vicolo casa x  casa (quella che oggi gli esperti di marketing chiamano door to door)  Molti anni dopo la prima visione del film Stromboli di Rossellini accadde  un fatto singolare. Il film per l'Italia del tempo era giudicato immorale  non tanto per la trama quanto per i protagonisti (Rossellini era  l'amante della Bergman e compagno della Magnani. Alla Bergman il  regista assegnò la parte che doveva essere della sua compagna).   Al cinema di Roccasecca Centro non andò nessuno per pudore, avendo  timore del giudizio del parroco, ma naturalmente scesero tutti al  cinema della stazione. I ragazzi per paura di essere redarguiti dal  parroco della chiesa che si trovava proprio di fronte alla sala  cinematografica, passavano dalla strada sottostante e carponi  riuscivano ad entrare senza essere visti.   Andare al cinema era uno dei pochi motivi per incontrare le ragazze di  sera, Era piì facile avere un permesso ma poi si incontravano con i  morosi nell'atrio. Prima di tornare a casa si facevano raccontare la  trama del film per non cadere in errore.  Il primo proiettore, dal nome Victoria, era ridotto molto male, alcuni  sostengono provenisse dalla casa del fascio adiacente al comune  (odierno centro anziani). Aveva la frizione rotta e quando slittava la  cinghia motrice la pellicola si bloccava e si spezzava. Per evitare  questo problema era stata fatta una modifica per poter intervenire  manualmente. Infatti al minimo accenno di inceppamento con una  manovella si regolava la velocità di scorrmento.   Tutto normale quando la manovra era per pochi momenti, ma quando  il problema persisteva l'operatore doveva lavorare di gomito e si  stancava e la pellicola cominciava ad andare troppo lenta o troppo  veloce. In tale situazione esisteva il "regolamento vocale" cioè la gente  urlava:"va chiù chiane" oppure "camminaaaaa".  Sembrerebbe che un proiettore usato per il cinema a Roccasecca  centro sia stato acquistato dal regime e usato per la proiezione di un  filmato dell'Istituto luce sulla morte di un certo Di Mauro e poi subito  dismesso. Le bevande erano: gassose (quelle con la pallina), birra Moretti,  chinotto, spuma, aranciata. La coca cola arrivò in un secondo tempo  perché il fornitore non credeva nel prodotto ed effettivamente i  consumi  non erano al pari delle altre bevande. Ricordiamoci sempre  che stiamo a Roccasecca, dove il tradizionalismo ha sempre imperato  rispetto alle “novità”! Le bibite venivano servite in bicchieri di vetro e  tenute al fresco con del ghiaccio contenuto in botti in ferro di olio per  motori, quelle delle truppe americane.  Le gomme americane non avevano ancora un nome definito ed alcuni  le chiamavano “le caramelle che non finiscono mai".  In quegli anni non tutti potevano permettersi di andare al cinema ed i   ragazzi si arrampicavano sugli alberi per rubare qualche scena.  Il signor Tedeschi ben sapendo che molti ragazzi erano figli di emigranti, dopo aver fatto pagare l'ingresso ai "più facoltosi", per far vedere loro il cinema e senza mortificarli ad un certo punto diceva."gliù cinema gl'addane vedè tutti quanta", e tutti potevano entrare. Successivamente il cinema si spostò nei locali del Dopolavoro  Ferroviario dove sopravvisse fino agli inizi degli anni ’70. Io di quei  tempi ricordo molto bene la macchina da presa resa ancora più grande  dalla mia bassa statura (parlo del 1970) ed ho un vago ricordo di un  signore in motocicletta che portava le bobine in uno scatolo di cartone.  Del proprietario ricordo solo il nome "sor Bianchini".   Penso di  aver visto uno degli ultimi film al cinema di Roccasecca  perché per tre domeniche consecutive andammo al dopolavoro ma non  ci fu mai più nessuna proiezione. Ho visto diversi film di cow boy ed  indiani, di Zorro, di Spartacus e Ursus altri di Maciste di uno in  particolare "Maciste contro non mi ricordo chi" non aveva la traccia  audio.   La sala era quella del  retro del dopolavoro ferroviario, e ci andavo con  mio cugino Roberto. Ricordo mia madre che responsabilizzava Roberto  (io avevo circa 8 anni) e ci dava i soldi per le patatine Pai e la gassosa  che dividevamo in 2 per comprare anche le pop corn. I soldi finivano  nel bigliardino però al cinema andavamo comunque sfilando dietro una  lercia tenda di velluto rosso. Non so se il proprietario se ne accorgeva  ma non pagavamo "puntualmente" neanche noi.  Un ultimo ricordo viene dal nostro Direttore, Riccardo, che ha memoria  del primo film che vide, fremente, al Cinema del Dopolavoro, un  western del 1958 con Joel McCrea, CORD IL BANDITO, di cui  proponiamo la rarissima locandina.  ALTRI TEMPI... PERO' CHE BELLO!  Per L’Eco di Roccasecca          Franco Nardi   con la collaborazione di alcuni compaesani dalla lunga memoria 
Classico esempio di film da “famiglia” pubblicizzato (ad arte?) da una locandina maliziosa
L’ingresso del “Cinema Dopolavoro”  come si presenta oggi, con i muri  scrostati, sedie abbandonate fuori  dell’uscio, copertoni dismessi, rifiuti e  oggetti in disuso. Una brutta fine per  quello che fu il Cinema della  Stazione, non c’è che dire! 
Nel prossimo numero ci sarà la seconda parte dedicata ai cinema di Roccasecca
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Anno 19, n. 95		                                           Marzo 2015 L’Eco di Roccasecca