Mario Forlino, macchinista ferroviere...
Gianfranco Molle
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Anno 19, n. 95		                                           Marzo 2015 L’Eco di Roccasecca Non si sa mai cosa la vita ti riserva, se sei veramente padrone del tuo destino o se la tua strada è già tracciata e hai l’illusione di essere tu a decidere il percorso. Fatto sta che nello scorso settembre sono dovuto andare come degente in un ospedale di zona e ho avuto per compagno di stanza un vecchietto gentile, educato e perfino simpatico. Non sapevo a cosa stavo andando incontro. A poco a poco, chiaccherando chiaccherando siamo entrati in confidenza e lui ha preso a raccontarmi la sua vita che si è svolta lungo il ‘900 compresa la seconda guerra mondiale. Poi ho scoperto che la sua storia l’ha raccontata in un libro di cui io ho avuto l’onore di ricevere una copia con sua dedica autografata. E un po’ leggendo, un po’ ascoltando i racconti che immancabilmente regalava a tutti quelli che gli venivano a far visita, ho avuto modo di conoscere il suo percorso che in alcuni punti mi ha letteralmente affascinato. Giovane garzone di mattatoio si era innamorato delle divise militari. Una mattina  andato nella stazione di Cassino che era a pochi passi da casa sua, aveva trovato ferma una tradotta di soldati che erano diretti a Brindisi per imbarcarsi. Aveva fatto amicizia con quei militari e si era messo a cantare con loro e quando il treno ripartì, ripartì pure lui. Dopo qualche giorno fu rimandato a casa dove i genitori disperati avevano perso la speranza di rivederlo. Sedicenne si arruolò nella Milizia Ferroviaria facendo servizio sui treni tra Napoli e Roma, dove subì i bombardamenti alleati e rimase ferito. Dimesso tornò a Cassino a piedi lungo la linea ferroviaria diventata inagibile dopo il bombardamento di Roccasecca (23 ottobre 1943). In seguito con la famiglia si decise di lasciare Cassino che aveva subito il primo bombardamento. Fu un’idea saggia perchè la sua città poco dopo venne completamente distrutta passando alla storia come “Città Martire”. Così tutta la famiglia salì su Montecassino con l’unica mucca di proprietà e si rifugiarono nel bosco, poi nelle grotte, infine nell’Abbazia perchè si pensava che mai sarebbe stata bombardata. Ma fu solo un’illusione vana perchè di lì a poco gli americani, dopo aver avvisato la popolazione con dei volantini, con le loro fortezze volanti distrussero completamente il monastero benedettino, credendo che al suo interno ci fossero i tedeschi, cosa peraltro non vera. Mario si trovò insieme a tanti altri al centro del bombardamenti. Ed ecco il suo racconto:
Dopo la distruzione dell’Abbazia Mario insieme al fratello vagò in giro giungendo prima  a Roma e poi tornando a Cassino che nel frattempo era stata compleamente distrutta.  Allora i due si misero a cercare i genitori e la sorella e non trovandoli andarono a  Napoli dove trovarono lavoro nella mensa americana per i portuali e, avuta notizia che  c’erano dei rifugiati ciociari a Pisticci, andarono e trovarono madre e sorella. La brutta  notizia fu apprendere della morte del padre ritovato esanime a Roccadarce vicino a  una fontana.  Finita la guerra Mario lavora in ferrovia come manovale a spalare carbone, poi diventa  fuochista, cioè a servizio del macchinista di turno per alimentare il fuoco che serve a  produrre il vapore e qundi la forza motrice per le locomotive di quel tempo. Ma Mario è  un ragazzo sveglio e intelligente  e si fa voler bene e gli stessi mocchinisti gli  consigliano di sostenere l’esame fornendogli anche le nozioni utili a questo scopo.  Insomma dopo un paio di tentativi  riesce a superare il concorso e diventa  “macchinista ferroviere”. Un sogno che si avvera. Un sogno specialmente rapportato a  quei tempi quando essere ferroviere voleva dire qualcosa, l’orgoglio di appartenere ad  un corpo particolare, un senso di utilità e al tempo stesso di previlegio, tutti uniti per un  unico scopo. Ora queste cose si sono un po’ perse, questo lavoro viene considerato  un lavoro normale come tanti altri.  Allora era inebriante avere nelle tue mani un mostro come una locomotiva a vapore  che in tanti curavano, accarezzavano, preparavano con largo anticipo prima che il  viaggio cominciasse, c’erano tutti quegli omini neri che la oliavano e controllavano in  ogni sua parte quasi come fosse una di famiglia. Io queste cose le so perchè vivo in  un paese di tanti ferrovieri per via che Roccasecca era un importante nodo ferroviario  come Cassino era ed è un’importante stazione a confine tra la Campania e il Lazio.  Nei racconti di Mario che riguardavano quei giorni io l’ho sentito parlare di tanta gente  che personalmente cononoscevo fra quelli che hanno lavorato e lavorano nelle  ferrovie.   
Mario Forlino in una rievocazione storica 
Dopo arriva la pensione ma intanto si cominciano ad organizzare manifestazioni nel  ricordo della distruzione di Cassino e dell’Abbazia.  Mario viene continuamente  chiamato a testimoniare quei giorni terribbili soprattutto come testimone oculare del  bombardamento al monastero. Così fa la conoscenza con i reduci di tutte le forze in  campo: polacchi,tedeschi, inglesi ecc. A tutti quelli che gli fanno domande  su quei  giorni lui racconta la sua storia personale che diventa memoria collettiva. Tutto un pò  stancante per una persona che comincia ad avere una certa età e allora, incoraggiato  anche dei figli, scrive un libro di memorie  di cui è esaurita al momento anche la  seconda edizione, ma è possibile scaricare da internet  l’e-book grazie al Centro  Documentazione e Studi Cassinati onlus all’indirizzo:  www.studicassinati.it/db1/jupgrade/images/stories/libri/.../2004-04.pdf
Ho saputo dai suoi familiari che Mario stava preparando un altro libro di memorie che  riguardano la sua vita in generale e non solo gli anni di guera. Ora che non può più  riordinarlo di persona ci penseranno i figli e i nipoti a metterlo in ordine e a pubblicarlo.  Lui ha lasciato appunti e scritti su un’agenda e tutti noi che siamo stati colpiti dalla sua  umanità e dalla sua storia di vita, non vediamo l’ora di poterlo leggere.  Gianfranco Molle  febbraio 2015