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L’Eco di Roccasecca
Anno 20, n. 96                                            Maggio 2015
Ferdinando
Addio GB, gentiluomo di provincia,  artigiano del calcio totale    Tutti lo ricordano come quello che ha inventato Paolo Rossi centravanti. In effetti Giovambattista ( in arte GB) Fabbri di capolavori in mezzo secolo di calcio ne ha sfornati. Non tanto da calciatore dove pure mise insieme 38 presenze e 3 reti in A e 137 apparizioni e 9 reti in B, ma soprattutto da allenatore. Una straordinaria storia iniziata nel 1957 al Varese e conclusasi nel 1993 alla Spal, sua squadra e città d’elezione. Una quasi quarantennale parabola passata attraverso una miriade di città della sana provincia : citiamo alla rinfusa Varese, Livorno, Cesena, Sangiovannese, Giulianova, Piacenza, Ascoli, Catanzaro, Reggiana, Foggia, Bologna, Catania, Venezia e naturalmente la sua Ferrara. Ovunque GB sia stato, per tanto o per poco, ha lasciato un segno. Negli anni ho avuto modo di parlare personalmente con moltissimi ex calciatori e addetti ai lavori che hanno avuto contatti con lui e non ne ho trovato nessuno che non me ne abbia parlato con toni entusiastici. A colpire, oltre  alla profonda conoscenza del calcio e degli aspetti tecnico tattici, uno spessore umano difficilmente riscontrabile sia nel calcio che anche fuori. A novembre scorso ero a Ferrara in occasione di Spal – Ancona per il mio giornale, siamo stati ospiti dei meravigliosi tifosi spallini che gemellati con quelli dell’Ancona hanno invitato anche noi della stampa a pranzo.  Trattoria l’Archibugio, solido locale ferrarese con poca apparenza e tanta sostanza. Ho scoperto ben presto che si trattava del locale dove Fabbri ha sempre riunito la sua Spal per mangiare la famosa “salama da sugo”, un piatto che i nutrizionisti attuali condannerebbero senza appello ma che evidentemente ai calciatori di Fabbri ha sempre fatto bene.  Ad un certo punto mentre mangiavamo il secondo ecco materializzarsi dal nulla Giorgio Gambin, uno che con Fabbri è nato e cresciuto calcisticamente, uno degli idoli della nostra adolescenza, uno che io e il Direttore abbiamo scritto tante volte sui nostri quaderni. Ovviamente ho fatto in modo che si accomodasse accanto al sottoscritto e sono partiti i ricordi a ruota libera.  I lettori dell’Eco già hanno avuto modo di leggere il racconto di una parte della nostra chiacchierata, ma Gambin mi svelò che GB Fabbri ( classe 1926 ) dopo aver perso l’adorata moglie da qualche mese aveva dovuto lasciare la sua casa in campagna poco fuori Ferrara e trasferirsi in una casa di cura. Gambin e ad altri suoi ex calciatori che vivono a Ferrara e dintorni non lo lasciavano mai, a turno gli facevano visita ogni giorno.  Lo stesso Gambin mi invitò dopo la partita a seguirlo per una visita a Fabbri, purtroppo gli impegni giornalistici mi avevano impedito di raccogliere l’invito, ma l’episodio offre in presa diretta la misura dell’affetto che molti dei suoi calciatori a distanza di decenni hanno continuato a coltivare per Fabbri. “Oggi è domenica – mi disse Gambin – se vieni da GB sicuramente troviamo qualcun altro dei “nostri””.  Gambin mi raccontò per esempio che “i ragazzi” del Piacenza che Fabbri aveva allenato nel 1975 si ritrovavano spesso per una rimpatriata a cena con le famiglie con lo stesso Fabbri in testa. Parliamo di una squadra di 40 anni prima!  Quel Piacenza che Fabbri, giocando un calcio all’olandese, aveva prima guidato alla promozione in serie B con Zanolla capocannoniere con 20 reti e l’anno seguente invece non era riuscito ad evitare che retrocedesse.  Ma, caso più unico che raro, all’ultima giornata del campionato della retrocessione Fabbri e i suoi giocatori uscirono osannati dal pubblico di casa per il gioco messo in mostra nell’intera stagione. Altra città, altra storia. Giulianova 1972. Un campionato da protagonisti inaspettati, una promozione in serie B persa solo all’ultima giornata e, ironia della sorte, a vantaggio della Spal. Un’altra stagione trionfale fatta di gioco scintillante, di tanti gol, di record come i soli 2 gol subiti in casa. Candussi, Carloni, Giorgini; Bertuccioli, Agostinelli, Caucci; Vernisi, Curi, Santonico, Alessandrini, Ciccotelli. Una formazione che tutti i tifosi giuliesi ti sanno recitare a memoria ancora oggi.     GB Fabbri al Giulianova con un giovane Franco Tancredi,  il compianto Enrico Curi e Gabriele Alessandrini (dal Web)   Così come tutti i tifosi vicentini sanno recitare a memoria Galli, Lelj, Marangon, Guidetti, Prestanti, Carrera, Cerilli, Salvi, Rossi, Faloppa, Filippi. Il Vicenza del 1977 che arrivò secondo in serie A, miglior risultato della sua storia, con Fabbri in panca.   Un altro capolavoro assoluto e non solo per la scoperta e il lancio di Paolo Rossi, che arrivò da Fabbri come un mediocre tornante e fra le mani di GB diventò uno dei centravanti più forti del mondo. E per non parlare dell’Ascoli 79-80 : altra perla di GB che conduce l’Ascoli al quinto posto in serie A sfiorando l’Europa. Anche in questo caso miglior piazzamento nella storia dell’Ascoli, con un entusiasta Costantino Rozzi. Scanziani, Gasparini, Scorsa, Moro, Bellotto, Anastasi, giocatori riciclati come scarti di grandi squadre e giovani in ascesa. Un calcio sopraffino che per anni ha deliziato chi lo guardava. Il mago della provincia non ha mai fatto calcoli, le sue squadre erano votate all’attacco e un obiettivo era garantito : il divertimento degli spettatori. Un simbolo del calcio “pane e salame” anzi nel caso specifico “salama”, un calcio che non c’è più come pure quella sana provincia italiana che era il suo ambiente ideale. Alziamo il calice per GB, uomo d’altri tempi attualissimo anche oggi.  Ferdi  _ _ _ _ _ _ _ _ _   Nota del Direttore  Il pezzo di Ferdi su GB Fabbri mi ha commosso. Se ne è andato un altro grande tra i fautori del calcio offensivo del quale sono un integralista senza speranze. A prescindere dalle categorie e dalle squadre che hanno allenato, che si chiamino Rinus Michels o Arrigo Sacchi, Zdenek Zeman o Renzo Glerean, o GB Fabbri, ricordiamo sempre che è a loro che si deve il calcio “totale”, quello che regala bel gioco e spettacolo e non soltanto i 3 punti della vittoria.  Aggiungo che quel Piacenza che retrocesse in serie C segnò oltre 40 gol, mentre lo sparagnino Foggia, con sole 28 reti all’attivo fu promosso in serie A. Per qualcuno sarà pure giusto così, non per il sottoscritto. W Gibì!!