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L’Eco di Roccasecca
Dieci anni fa l’ultimo saluto a George Best  The Best words     In una grigia giornata di fine novembre del 2005 spirava George Best, uno dei migliori calciatori del nostro pianeta, ed anche oltre. Lo ricordiamo con alcune frasi dette da lui e su di lui. Sempre sopra le righe, naturalmente! Vietato ai minori di 14 anni …  Il messaggio scritto sul muro di un palazzo di Belfast nel giorno del suo funerale, mise le cose in chiaro una volta per tutte: «Maradona good. Pelé better. George Best».   L'aeroporto di Belfast da qualche anno porta il suo nome. Naturalmente è l'unico mai dedicato a un calciatore.   L’aeroporto di Belfast (foto dalla Rete)   A Bill Shankly, che difficilmente elargiva complimenti agli avversari, una volta scappò di dire: ”Ragazzi, avete appena visto un genio all'opera”. E l’allenatore dei bianchi d’Inghilterra, Sir Alf Ramsey, disse con rimpianto: “Magari potessi schierare Best”.  Denis Law, suo compagno di squadra nel Manchester United campione d’Europa, al funerale di George disse:     “Sapete perché George non passava mai la palla a me e a Bobby Charlton? Me l'ha detto Dickie proprio in questi giorni, che gliel'aveva detto George: perché eravamo sempre in fuorigioco. Una storia così la poteva raccontare solo lui!”  A 35 anni, quando era già un alcolizzato che entrava e usciva dalla riabilitazione, segnò un gol per il San Jose Earthquakes contro il Fort Lauderdale, bevendosi tutti gli avversari. Leggerezza, finte, fantasia. Ken Fogarty, ultimo difensore, ammise: “Mi ha fatto sembrare un pinguino ubriaco su uno skateboard”  Eric Cantona: “George Best nella sua prima seduta d’allenamento in Paradiso, giocando da ala destra ha fatto girare la testa a Dio, per sua sfortuna schierato terzino sinistro. Vorrei tanto mi tenesse un posto nella sua squadra. Best, non Dio… “  Passando alle frase a lui stesso attribuite, non si può non cominciare con quella più celebre: "Ho speso molti soldi per alcol, donne e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato"  Il suo sogno, raccontato spesso, era quello di superare in dribbling tutta la difesa avversaria, saltare anche il portiere, arrivare sulla linea di porta, fermare il pallone, chinarsi in ginocchio e sospingerlo in rete con la testa. "Nella finale di Coppa dei Campioni contro il Benfica c'ero quasi riuscito. Avevo lasciato per terra il portiere, ma poi non ho avuto il coraggio di completare il piano. Temevo che al boss venisse un infarto"  “Qualche anno fa dissi che se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da ventisette metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose e soprattutto, una di queste cose l'ho ottenuta davanti a cinquantamila persone”    “In una partita con la Nazionale Irlandese presi la palla sull'ala sinistra, scartai un difensore, poi un altro e un altro ancora, saranno stati quattro o cinque. A mano a mano che mi si presentava davanti un difensore, sembrava sempre più probabile che mi rubasse la palla e io sentivo di dover lottare per non spezzare il ritmo della corsa, come succede nei sogni quando stai cercando di scappare da qualcuno. Ma ogni volta arrivavo sulla palla per primo, la lanciavo un metro o due alle spalle dell'avversario, andavo a riprenderla e ricominciavo da capo. Alla fine un difensore riuscì a prendermi palla, ma quell'azione era stata una cosa fantastica. Era come un'esperienza extracorporea, una sequenza di sogno, come se io volassi sopra il campo e guardassi un altro giocatore”  "Nel 1969 ho dato un taglio alle donne e all’alcol: sono stati i peggiori venti minuti della mia vita"  “Alcune cose effettivamente me le sono lasciate sfuggire... Miss Canada, Miss Regno Unito, Miss Mondo...”  “E io? Io avrei giocato sette giorni su sette, se me l'avessero concesso. Quando scendevo in campo non avrei mai voluto sentire il fischio finale”  “Andò male con ciò che amavo di più al mondo, il calcio, e da allora il resto della mia vita si sgretolò. Quando il calcio era importante e io giocavo bene, non vedevo l'ora di alzarmi la mattina: era la mia unica ragione di vita. Quando il gioco non è bastato più a buttarmi giù dal letto, non ho visto altri motivi validi per smettere di bere”  “L’alcol è l’unico avversario che non sono riuscito a battere"  Quando andò a giocare negli USA con i Los Angeles Aztecs, aveva una casa vicino al mare. "Ma per arrivare all'Oceano dovevo passare davanti al bar. Non sono mai arrivato all'acqua"   George Best ha deciso di vendersi il Pallone d'Oro vinto nel 1968. "Non sono in miseria, non ho bisogno di denaro, però ho pensato che averne altro non sarebbe male. In banca, il trofeo non serve a niente. Se lo porto a casa me lo rubano. Se lo vendo, mi godo i soldi finché sono vivo"  Il suo giudizio su David Beckham: "Non ha il sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto: a parte questo è a posto".  “Pelé ha detto che sono il più grande calciatore al mondo. L’ho sempre pensato anche io”  “Quando morirò la gente dimenticherà tutte le cavolate fatte e quello che resterà sarà solo il calcio”     George Best contro Johan Cruijff   "Era il 1976, si giocava Irlanda del Nord-Olanda. Giocavo contro Johan Cruijff, uno dei più forti di tutti i tempi. Al 5° minuto prendo la palla, salto un uomo, ne salto un altro, ma non punto la porta, punto il centro del campo, punto Cruyff. Gli arrivo davanti gli faccio una finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio via il pallone, lui si gira e io gli dico: 'Tu sei il più forte di tutti, ma solo perché io non ho tempo'"   E così sia   Ric  Dicembre 2015
Anno 20, n. 98                                            Dicembre 2015
Ric Milan