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L’Eco di Roccasecca
Archivio storico de L’Eco di Roccasecca Dal n. 37 di Febbraio 2002  Con questa nona puntata si conclude la ristampa degli articoli dedicati a questa magnifica serie televisiva andata in onda negli USA a fine anni ’50 ed in Italia nei primi anni ‘60.  LE SERIE TELEVISIVE STORICHE AI CONFINI DELLA REALTA’ (Nona ed ultima puntata)  "C'è una quinta dimensione oltre quelle che conosciamo. È una dimensione vasta come lo spazio e senza tempo come l'infinito. È l'incerta zona di confine fra luce e ombra, scienza e superstizione, a metà strada fra le paure più profonde dell'uomo e l'apice della conoscenza. È la dimensione dell'immaginazione, e si trova... ai confini della realtà"     Il fotogramma dell’ultima puntata della serie, andata in onda il 19 giugno 1964, dopo cinque anni di trasmissione   Signori, cala il sipario. Dopo oltre un anno di pubblicazione, chiudiamo la rivisitazione della serie televisiva “AI CONFINI DELLA REALTA’ ” (titolo originale “THE TWILIGHT ZONE”). Non avevamo dubbi sul successo dell’iniziativa, visto l’interesse che mostravano parecchi amici al solo citare qualche titolo della serie: “Ti ricordi quei telefilm? Magari li trasmettessero di nuovo!      Ricordi quel tizio che voleva leggere e si ritrova solo al mondo con una montagna di libri?” Siamo dunque veramente soddisfatti del successo che avete decretato a questo “speciale”, che si conclude con le trame di due telefilm ed alcune piccole curiosità.   La notte degli umili (The night of the meek)  Scritto da: Rod Serling Regista: Jack Smight Cast:	Art Carney, John Fielder, Meg Wylie, Robert Lieb    Questo delizioso episodio, trasmesso il 23 dicembre 1960, proprio due giorni prima di Natale, è a tutti gli effetti un “racconto natalizio”, proprio sulla falsariga di quelli provenienti dalla magica penna di Charles Dickens. E ho pensato proprio a Dickens ed al Natale quando ho deciso di inserirlo in questa ultima puntata.  Non è una storia popolata da alieni, sinistre presenze od oscuri ricordi, bensì un racconto che potrebbe essere definito quasi “sentimentale”.  Comincia così: “Era Natale. L’atmosfera di buona volontà festaiola pervadeva le strade come un profumo di melassa, zuccheroso, denso e persistente”.  Un povero diavolo, vestito con un logoro costume da Babbo Natale, per pochi dollari deve stare a disposizione dei bambini nel reparto giocattoli dei Grandi Magazzini Wimbel.   L’uomo però si allontana per fare un salto al bar e si ripresenta dopo un’ora, quasi totalmente ubriaco, suscitando le ire di una cliente e, di conseguenza, del direttore del reparto, il signor Dundee, che lo caccia via.  In risposta il “Babbo Natale” brillo, scusandosi per il suo stato, aggiunge “stavo solo cercando di dire a quella signora che il Natale non significa soltanto andare su e giù per i reparti di un Grande Magazzino, spintonando le persone, ma è una cosa molto diversa. E’ più profonda, più bella, più vera e … e dovrebbe esserci posto per la pazienza, l’amore, la carità e la compassione”.  E si avvia fuori sotto la neve.    		  		 		  E in una stradina all’uomo capiterà una cosa meravigliosa.  Troverà un sacco dal quale uscirà qualunque regalo gli verrà richiesto.  Farà felici i bimbi e gli adulti poveri del quartiere con giocattoli e vestiti.  E il signor Dundee, recatosi alla Polizia, convinto che quei regali siano il frutto di un furto, guarderà sbalordito il “Babbo Natale” volar via su una slitta trainata dalle renne! Al che, novello Scrooge, brinderà col poliziotto al giorno più felice di tutti i giorni felici: il giorno di Natale!  La barriera della solitudine (Where is everybody?)  Scritto da: Rod Serling Regista: Robert Stevens Cast:	Earl Holliman, James Gregory    Terminiamo la rassegna delle trame dei telefilm più caratteristici esattamente da dove partì la serie, ovvero dal numero 1, trasmesso il 2 ottobre 1959. Ad essere precisi c’era stata una puntata pilota, andata in onda circa un anno prima, il 24 novembre 1958 ed intitolata “The Time Element”, di cui non abbiamo molte informazioni.  Questo primo episodio propone un tema che sarà ripreso più volte successivamente (es. Il solitario – The lonely): la solitudine estrema. Ci troviamo in una città apparentemente normale. I negozi sono aperti, dall’interno dei bar e dei posti ristoro proviene il profumo della classica colazione all’americana: frittelle col succo d’acero, uova strapazzate, salsicciotti, caffè lungo nero, etc.    		  Un uomo si aggira nelle strade, entra in una bar, ma non incontra mai nessuno. Egli non ricorda il suo nome, non sa dove si trova e soprattutto il perché. Indossa un vestito da aviatore, ma neanche questo particolare preciso lo aiuta nei ricordi.   Piano piano si accorge che la cittadina è completamente e sinistramente deserta. Sembra quasi che sia stata appena evacuata, perché tutto appare normale: la campana della chiesa suona, il Juke Box è in funzione, le pietanze cotte sono pronte in cucina, nei posacenere alcune sigarette sembrano essere state appena accese. Ma non c’è anima viva, il pilota è solo! Completamente. Solo in un mondo perfettamente attivo e funzionante ma terribilmente disabitato. Un telefono pubblico trilla a lungo, lui si lancia a rispondere, ma dall’altro capo del filo non c’è nessuno, non risponde nessuno …   		 L’uomo viene preso dal panico e dalla disperazione, perde i sensi per poi risvegliarsi in un ospedale militare e scoprire che si chiama Mike Ferris ed è stato la cavia per un “test di solitudine” di oltre 450 ore, messo in atto dai laboratori sperimentali astronautici per verificare la capacità di resistenza dell'uomo in condizioni di isolamento ed in un luogo ristretto come una capsula spaziale, per un eventuale viaggio di andata e ritorno verso la Luna.  Una curiosità: questo è stato l’unico episodio prodotto agli Universal Studios; tutti gli altri sono stati girati alla MGM.  In questo modo partì l’intera serie, durata dal 2 ottobre 1959 al 19 giugno 1964. Vi abbiamo raccontato circa 30 episodi, ma ce ne sarebbero stati altrettanti da ricordare. Il problema, su alcuni di essi, è la impossibilità di rendere su carta ciò che appare sul video; non dimenticate che questi brevi telefilm nacquero per colpire, nel tempo di soli 30 minuti, l’immaginazione dello spettatore. Soltanto i 18 episodi della stagione 1963 ebbero la durata di un’ora, un formato troppo lungo che stava quasi “uccidendo” la serie, che ritornò al formato di mezz'ora per l’ultima stagione.   Citiamo alcuni ulteriori titoli che meritano di essere ricordati.  In “Discorso per gli angeli” (Ask for the angels) un venditore ambulante ha un appuntamento con la Morte (Mr. Death), ma con astuzia riuscirà ad ingannarla, salvando se stesso ed una bimba, Maggie.  		  “Gli invasori” (The invaders) ha la particolarità di non aver nessun dialogo fino alla sequenza finale. Una vecchia donna, in una casa isolata su un monte, senza luce elettrica, deve vedersela contro un'orda di minuscoli invasori alieni usciti da un piccolo disco volante che ha sfondato il tetto. Al termine di una lunga lotta con i piccoli automi a colpi di coltello, ascia ed altri vecchi utensili, la vecchia riuscirà a demolire l’astronave a colpi d’accetta! Dalla radio della nave spaziale si sente il messaggio: Pronto Houston ci sentite? Aiuto! Missione fallita. Gli abitanti di questo pianeta sono troppo grandi e troppo forti per noi! Aiuto! Aiuto! Aiuto! “Un uomo obsoleto” (The obsolete man) ci consegna un’altra memorabile interpretazione di Burgess Meredith, bibliotecario giudicato “obsoleto” da una totalitaria società del futuro. “La vendetta del campo” (Deaths head revisited): il campo di concentramento di Dachau fa un effetto terribile ad un ex nazista in visita che deve confrontarsi con gli impressionanti fantasmi dei suoi orribili crimini di guerra.     “Caccia al procione” (The hunt) è un episodio classico. Protagonisti sono un cacciatore ed il suo cane, usciti, una mattina, per cacciare il procione. Il cane cade nel fiume, lui si tuffa per salvarlo ma entrambi, senza che il vecchio se ne renda conto, muoiono. Continuano il cammino per la campagna, si imbattono in strani personaggi, fiumi di zolfo, diavoli e angeli, si ritrovano davanti ai Cancelli del Cielo, dove siede San Pietro. Ma è realmente San Pietro? Ed è proprio il Paradiso questo posto dove non può nemmeno entrare un cane??   Chiudiamo questa rassegna con qualche ulteriore informazione. La copertina che vedete rappresenta il primo volume di una serie di 5 CD che contengono i temi portanti di molti episodi. Su tutti, ovviamente, la straordinaria ed indimenticabile sigla d’apertura, che potrete scaricare da Internet da uno dei tanti siti dedicati alla serie.  I Cd non hanno soltanto un valore storico legato alla serie, ma anche un grande interesse dal punto di vista musicale, in quanto Rod Serling riuscì ad utilizzare importanti compositori come Jerry Goldsmith, Marius Constant, Bernard Herrmann, Nathan Van Cleave tra i tanti.  Questi musicisti furono in grado, con pochi mezzi, di dare un contributo indispensabile alla riuscita dei vari episodi (ascoltate il crescendo strumentale di Herrmann in “La barriera della solitudine” che accompagna il pilota nella città deserta).  Anche la musica rock e pop ha strizzato l’occhio a questi telefilm.    		 I dischi degli olandesi Golden Earring  e Del bluesman Philip De Gruy  Gruppi hard-rock come i Rush, gli Iron Maiden i Golden Earring, complessi pop come Manhattan Transfer e 2 Unlimited, addirittura il “monumento” irlandese Van Morrison hanno dedicato una canzone ai “Confini” e nelle loro discografie è presente il titolo “The Twiligt Zone”. Un bluesman, Philip De Gruy ha invece dedicato un brano a colui da cui partì tutto: “Blues for Rod Serling”.     Anche nell’ambito delle riviste specializzate va menzionata l’omonima “Twilight Zone” in edicola fino al 1989. Finisce qui questa lunga e, perché no, inquietante cavalcata attraverso quella dimensione dell'immaginazione che si trova... ai confini della realtà"   Fine della nona ed ultima puntata  Van Dick
Anno 20, n. 99                                            Luggio 2016
Mr Dick