Oggettistica anni ‘60

 

Curiosando tra i bauli della soffitta vengono alla luce oggetti di svariata origine e gusto, soprattutto giocattolini, figurine e giornalini che facevano parte del nostro bagaglio nei primi anni ‘60. Di figurine abbiamo parlato più volte, quindi possiamo sorvolare. Tra i giornalini ricordiamo, oltre ai fumetti come Akim, Blek Macigno, Capitan Miki e Tex, sovente citati, il celebre "Corriere dei piccoli" meglio noto come Corrierino. Ogni settimana correvamo a leggere le storie di "Tommy River" e degli altri personaggi, a fumetti o a racconti, del giornale. Ma una delle cose che ci attirava di più erano i soldatini (ovviamente di carta) che venivano pubblicati sulle ultime pagine. Queste figure erano fatte in modo da poter essere incollare su un cartoncino e restare in piedi ripiegando la piccola base con la didascalia del personaggio. La cosa incredibile è che in tanti anni sono stati pubblicati tutti gli eserciti possibili ed immaginibali in una collezione veramente unica. Soldati degli eserciti europei del 600 e 700, le coorti degli antichi romani, i soldati in corazza del medioevo ed i cavalieri, i pionieri americani, le figure risorgimentali, i cowboys e gli indiani delle più svariate tribù (ricordiamo addirittura tre differenti personaggi dei poco conosciuti "Oneida"!), gli eserciti della prima e della seconda guerra mondiale e tanti altri. In basso un esempio di "trombettiere della Cavalleria Aosta" del 1831, purtroppo unico esemplare rimasto della nostra collezione!

 

 

Tra i giocattoli come dimenticare quelle macchinette che venivano acquistate in cartoncini che ne contenevano 6 per volta? Non erano particolarmente belle a vedersi, tantomeno accurate nei particolari. Eppure ne andavamo pazzi! Il "pilota" era staccabile, ma in realtà aveva solo il tronco privo di gambe e la macchinetta senza di lui poteva essere lanciata meglio, inserendo il dito al suo posto. Le piccole ruote nere di plastica (grandi o piccole) potevano essere spostate sugli assi (di ferro) per ottenere la migliore traiettoria nella corsa. La serie completa contemplava 12 automobiline, nel seguente ordine (sempre che la memoria non ci inganni): N. 1 Porsche, N. 2 Ferrari, N.3 Cooper, N. 4 Gonnaught, N. 5 B.R.M, N.6 Lotus, N. 7 Cooper (altro modello), N.8 Ferrari (altro modello), N. 9. B.R.M (altro modello), N.10 Maserati, N. 11 Mercedes, N. 12 Vanwall. La cosa curiosa è che nello stesso cartone potevano trovarsi doppioni e triploni, pertanto bisognava acquistarne diversi per ottenere la serie di 12. Ogni singola macchinetta si poteva presentare in colori diversi, pertanto ognuno di noi aveva la possibilità di schierare una scuderia di "Porsche" o di "Cooper" identiche ma di tanti colori differenti. Una volta Vincenzo trovò al negozio l’unica confezione rimasta che conteneva, purtroppo, ben quattro Gonnaught, le più lente e imprecise, quelle che non camminavano dritte per più di 10 centimetri. Avendone già altre e non potendo utilizzarle per tentare di vincere le corse, le lasciava in fondo al gruppo, con tiri sempre deboli e traiettorie cortissime, puntando alla classifica per squadre. Le mitiche corse di queste automobili si svolgevano sui muretti che circondavano la casa di Vincenzo. Le regole erano severissime: non c’era limite alle macchinette partecipanti, ma ciascuna di esse poteva cadere dal muretto una volta sola, alla seconda caduta usciva di gara. Le più veloci erano senza dubbio le n. 1, 3 e 8, le peggiori le n. 4 e 11. La Porsche verde n.1 denominata "Dennis Hulme" fu dichiarata campione assoluto degli anni ‘60. Per decenni sul muretto-autodromo hanno resistito alle intemperie le strisce verniciate indicanti la partenza, l’arrivo e i box. Da ricordare il fatto che Vincenzo e Mariolino Marini idearono il "freno ad elastico" che consisteva in un piccolo elastico intrecciato intorno agli assi delle quattro ruote che frenava in parte la caduta delle macchinette in bilico sul bordo del muretto. Purtroppo l’idea non venne brevettata ed anni dopo se ne appropriò l’ingegner Todt della Ferrari.

Ben presto queste automobiline furono soppiantate dai più moderni modellini della Politoys e Corgitoys in metallo, con le portiere apribili ed il vano motore in vista. Ma queste costavano molto di più e utilizzarle per le corse poteva rappresentare un rischio troppo grosso per la loro integrità. Pertanto, dopo qualche raro tentativo terminato con indesiderati voli e sfracelli giù dal muretto, la stagione delle corse terminò senza particolari clamori.

 

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